Le misure. GLI IMMOBILI. Aliquota dello 0,4%, lo 0,76% per gli altri fabbricati. Sulle seconde case si pagherà fino al 75% in più. PREVIDENZA: CHE COSA CAMBIA. Donne, vecchiaia a 62 anni dal 2012. Niente aumenti legati all’inflazione oltre i 936 euro
È la stangata sull’Ici il piatto forte della manovra sul fronte delle entrate. Chi possiede una ampio trilocale in una zona semicentrale di Milano e vi risiede potrebbe trovarsi a pagare l’anno prossimo da un minimo di 213 a un massimo di 1.038 euro in più. Se in quella stessa abitazione non risiede, non pagherà più 645 euro come quest’anno, ma dovrà preparasi a fare fronte a un minimo di 949 euro, sborsando 304 euro in più rispetto al 2011, a un massimo di 2.188, con un aggravio di 1.543 euro. Il fortunato proprietario di una villetta in una buona zona della Capitale rimpiangerà l’esenzione di imposta di cui ha goduto dal 2008 al 2011: infatti pagherà un tributo che potrà partire da 479 euro per arrivare a 1.837. Se poi nella villetta non ha la residenza dovrà prepararsi a sborsare fino a 3.600 euro il prossimo anno.
Sono gli effetti della rimodulazione del tributo comunale sugli immobili, realizzata non puntando su una progressività delle aliquote in funzione del patrimonio mobiliare e immobiliare del contribuente, forse più equa ma complicata da realizzarsi soprattutto se si vuol fare immediatamente cassa, ma tenendo la classica distinzione tra abitazione principale (quella in cui si ha la residenza) e le altre abitazioni. Molte meno preoccupazioni per chi possiede abitazioni di scarso valore fiscale. In questo caso infatti il tributo potrebbe anche essere nullo
Dal punto di vista tecnico il risultato, che cerchiamo di illustrare nella tabella di questa pagina con esempi di calcolo nelle principali città italiane, si ottiene aumentando del 60% i valori catastali che quest’anno costituivano la base imponibile e stabilendo una griglia di aliquote che ha come base il 7,6 per mille che costituisce l’aliquota prevista per l’Imu, l’Imposta municipale sugli immobili che avrebbe dovuto mandare in pensione l’Ici nel 2014, mentre lo farà anche dal punto di vista terminologico (di gran lunga il meno importante) sin da subito.
Ma come si è rivisitata l’imposta meno amata dagli italiani? Ai comuni viene lasciata una grande libertà di manovra. Sull’abitazione principale l’aliquota di riferimento è il 4 per mille del valore catastale rivalutato come dicevamo sopra del 60%: per tornale all’abitazione semicentrale di Milano del nostro primo esempio, se la casa quest’anno valeva per il fisco 129mila euro dal 2012 ne varrà 206.400. Su questa cifra il tributo standard sarebbe di 826 euro, da cui però andranno dedotti obbligatoriamente 200 euro, portando così il totale a 626. Il Comune può però, sempre tenendo fermo l’obbligo di concedere la franchigia di 200 euro, aumentare o diminuire l’aliquota di due millesimi di punto, e quindi far oscillare il tributo da 213 a 1038 euro, disponendo nei fatti di una discrezionalità che le vecchie norme non gli concedevano. L’amministrazione municipale può anche decidere di aumentare la franchigia fino ad annullare del tutto l’entità del tributo, ma è una strada che allo stato appare decisamente improbabile per due ottime ragioni. La prima è che la manovra taglia ulteriormente i trasferimenti agli enti locali e nessun Comune probabilmente oggi, da Milano a Roma al più piccolo borgo montano, può realmente fare a meno del gettito dell’Ici; il secondo è che il decreto prevede l’impossibilità per le municipalità che applichino franchigie superiori a 200 euro di poter anche imporre aliquote superiori a quella base per le unità immobiliari tenute a disposizione. In pratica si impedisce ai comuni turistici di cedere alla tentazione di non tassare i pochi residenti (ed elettori) per tartassare i molti proprietari di case per le vacanze.
Per quanto riguarda le seconde case invece le amministrazioni potranno far oscillare l’aliquota base del 7,6 per mille sul valore catastale rivalutato di ben tre punti millesimali in più o in meno, senza la facoltà di introdurre franchigie, e quindi si potrà andare da un minimo 4,6 a un massimo del 10,6 per mille. Considerando che con le regole precedenti l’aliquota tipica per le seconde case arrivava al massimo al 7 per mille (con punte del 9 per mille solo nelle città ad alta tensione abitativa e solo per le case sfitte da più anni) si può calcolare in poco meno del 75% l’inasprimento medio del tributo: in pratica dove quest’anno si sono pagati 700 euro il conto salirà a poco più di 1200.
Il provvedimento potrebbe avere conseguenze non irrilevanti su un mercato immobiliare già in difficoltà, anche perché nel testo ufficioso che abbiamo avuto modo di consultare (per la conferma bisognerà aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) è sparita una disposizione a favore degli immobili dati in locazione e per i quali si prevedeva una aliquota fissa al 4 per mille. Tassare gli immobili da investimento alle aliquote degli immobili tenuti a disposizione significa abbassare le perfomance di circa un punto e rendere decisamente poco appetibile l’investimento.
Rispetto alle anticipazione della vigilia però non compare anche un’altra norma molto temuta: l’adeguamento indiscriminato degli estimi catastali. L’incremento del 60% si applica soli ai fini Ici-Imu e non sull’Irpef (dovuta sugli immobili diversi dall’abitazione principale e sue pertinenze) e nemmeno sulle compravendite.
La manovra prevede anche l’introduzione, ma a partire dal 2013, del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, cui sarà assoggettato chi utilizza l’immobile (e quindi l’inquilino, nel caso di locazione). Per sapere quanto si pagherà di più rispetto alla Tarsu oggi in vigore bisognerà aspettare ancora dieci mesi: il Ministero dell’Economia infatti dovrà varare il regolamento di attuazione entro il 31 ottobre 2012.
Dal 2012 pensione di anzianità solo con 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne. Via il meccanismo delle quote. Sale già dal 2012 da 60 a 62 anni l’età per la rendita di vecchiaia per le donne lavoratrici del settore privato. Sì al contributivo pro rata per tutti dall’anno prossimo, abolizione delle finestre di uscita (i 12 mesi di attesa), blocco dell’adeguamento all’inflazione per il 2012 e 2013, ad eccezione dei trattamenti pensionistici fino a 936 euro. Introduzione di disincentivi per chi chiede la pensione di anzianità prima dei limiti anagrafici previsti per la vecchiaia. Aumento delle aliquote per artigiani e commercianti (+0,3%). Queste le misure del pacchetto previdenziale, il più importante, contenuto nella manovra del governo di Mario Monti. Ma vediamo cosa cambia in concreto.
Via i 40 anni
Il pensionamento anticipato con 40 anni, a prescindere dall’età anagrafica, stavolta non è rimasto in piedi. A partire dal 2012 per ottenere la pensione prima dell’età della vecchiaia occorrono agli uomini 42 anni ed un mese e alle donne 41 e un mese. Nel 2013 il requisito sale a 42 e 2 mesi, per attestarsi a 42 e 3 mesi a partire dal 2014 (per le donne rispettivamente 41 e 2 mesi, 41 e 3 mesi). Anche questi requisiti saranno parametrati alle speranze di vita dal 2013. Ma non basta. Se si chiede la pensione di anzianità prima dell’età prevista per la vecchiaia, l’assegno verrà corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari al 2% per ogni anno di anticipo. Incentivi, invece, per chi prolunga l’attività.
Contributivo per tutti
È un’idea che il neo ministro Elsa Fornero ha sempre sostenuto. Si tratta di una misura che accelera quanto previsto dalla riforma Dini del 1995, dalla quale restarono esclusi coloro che avevano, a quella data, più di 18 anni di servizio e che mantennero il vantaggioso metodo di calcolo retributivo (2% dello stipendio per ogni anno di lavoro). Dal 2012 i versamenti di questi lavoratori saranno calcolati col meno vantaggioso metodo contributivo. Sistema che tiene conto di quanto effettivamente versato e della speranza di vita media al momento del pensionamento, come succede per tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il ’95 e per coloro che a quella data avevano meno di 18 anni, i cui versamenti dal ’96 in poi vengono appunto calcolati con il sistema contributivo.
Si applicherà il meccanismo pro-rata. E cioè riguarderà la sola contribuzione versata dopo il 31 dicembre 2011. Una novità tutto sommato poco dolorosa, che incide in maniera modesta sul calcolo della pensione finale. Per alcuni, il contributivo poteva rappresentare addirittura un miglioramento. Chi restava a lavorare più a lungo, anche oltre i 40 anni, infatti, avrebbe avuto la soddisfazione di vedersi incrementare la pensione, in quanto 40 anni, lo ricordiamo, è il tetto massimo dell’anzianità utilizzata per il calcolo retributivo. Così però non è. Nella bozza del testo, c’è una clausola di salvaguardia (evidentemente dei conti pubblici), in base alla quale l’importo della pensione calcolata con il pro-rata, non può comunque superare quello che sarebbe scaturito dal calcolo tutto retributivo. Il nuovo sistema riguarderà solo una minoranza dei lavoratori più anziani (la maggioranza di coloro che aveva più di 18 anni di contributi nel ’95 è già andata in pensione). I risparmi saranno quindi modesti, e gli interessati ci rimetteranno poco. Più si è vicini alla pensione e meno si verrà penalizzati.
Le donne e la vecchiaia
La lenta equiparazione dell’età pensionabile delle donne con i 65 anni degli uomini e poi con i 66 anni per tutti è stata e accelerata, e in maniera piuttosto brusca. Dal 1° gennaio 2012, infatti, l’età sale a 62 anni. Il limite sarà ulteriormente elevato a 64 anni nel 2014. I 64 anni diverranno poi 65 nel 2016 per attestarsi a 66 nel 2018. Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è di 3 anni e 6 mesi (l’età sale a da 60 a 63 anni e mezzo). Il resto del percorso, sino al traguardo dei 66 anni nel 2018, è lo stesso di quello delle dipendenti. Per gli uomini il limite sale a 66 anni dal 2012 perché già incorpora la finestra.
Età flessibile
All’innalzamento dell’età viene affiancata anche una certa flessibilità nell’uscita dal lavoro. Dall’età 62 all’età 70 vige il pensionamento flessibile, con applicazione dei relativi coefficienti di trasformazione del capitale accumulato con il metodo contributivo (che oggi arriva al massimo a 65 anni) calcolati fino a 70 anni. Per gli uomini (e per le dipendenti pubbliche), la fascia di flessibilità è compresa tra 66 o 66,5 (età minima, oggi prevista per il pensionamento di vecchiaia) e 70 anni.
La vita si allunga
Dal momento che si vive più a lungo, occorre andare in pensione più tardi. È questa la filosofia di base che ha ispirato la legge del 2010, con la quale è stato deciso che i requisiti anagrafici dovranno nel tempo fare riferimento all’incremento della speranza di vita. La manovra economica del luglio scorso ha anticipato al 2013 (doveva partire dal 2015) tale adeguamento, che avverrà con cadenza triennale in base ai dati forniti dall’Istat. A questo proposito, la riforma Monti stabilisce che, se l’incremento dato dalle variazioni demografiche non dovessero arrivarci, a partire dal 2022 l’età del pensionamento non può avvenire prima di 67 anni.
Finestre
L’inasprimento dei requisiti per ottenere la pensione è in parte mitigato dalla soppressione della famosa «finestra mobile» introdotta dalla manovra economica dell’estate 2010. La pensione verrà erogata il mese successivo alla maturazione dei requisiti.
Chi si salva.
Le nuove regole sulle pensioni non trovano applicazione nei confronti dei soggetti, entro il limite di 50 mila unità, che maturano i requisiti (di oggi) entro il 31 dicembre 2011 e i lavoratori in mobilità, alla data del 31 ottobre 2011, e quelli interessati ai cosiddetti piani di esubero (banche e assicurazioni, ecc.), anche se raggiungono i requisiti dopo la fine dell’anno in corso. Restano fuori anche gli ex lavoratori che sono stati autorizzati ai versamenti volontari entro il 31 ottobre 2011.
Adeguamento Istat
Sarà bloccato nel 2012 e 2013 l’adeguamento annuale delle pensioni all’inflazione, salvaguardando solo gli assegni fino a 936 euro. È uno dei punti più avversati dalle organizzazioni sindacali.
Ricapitolando:
FISCO
Niente aumento Irpef – Nessuno degli aumenti ipotizzati è stato approvato, né sull’aliquota del 41 né del 43%.
Torna Ici-Imu, rendite +60% – Sulle prime case sarà al 4 per mille, sulle altre al 7 per mille. Con la rivalutazione delle rendite l’intervento vale 10-12 miliardi di euro. Aumenterebbe di circa il 60% la base imponibile Ici. Esenzione fino 200 euro per le prime case.
Tassa lusso su auto, barche, aerei – Sulle auto si pagherà un bollo più alto a partire da 170 chilowatt (20 euro a chilowatt oltre i 170); per i natanti si applicherà sul posto barca, anche per lo stazionamento di un giorno; per gli aerei varierà in base al peso.
Addizionali – Per le regioni è previsto un aumento dell’aliquota addizionale Irpef dallo 0,9% all’1,23%.
Accise benzina – Le Regioni potranno finanziare il trasporto pubblico locale con una accisa sui carburanti: +1 cent al litro.
Una tantum sui capitali scudati – L’imposta è dell’1,5%.
Rincaro Iva – Da settembre 2012 le aliquote Iva del 10 e del 21% sono incrementate di 2 punti. Si tratta di una clausola di salvaguardia che sostituisce il taglio lineare previsto per le agevolazioni fiscali.
Ttracciabilità sopra i 1.000 euro – Scende la soglia oltre la quale non è possibile pagare in contanti. – CONTI CORRENTI. Norme più efficaci per il controllo dei movimenti finanziari.
Bollo titoli – Arrivano nuovi interventi in materia di imposta di bollo su titoli, strumenti e prodotti finanziari.
PENSIONI
Contributivo per tutti – Sarà esteso pro rata. Abolite le cosiddette finestre mobili che saranno assorbite nell’età effettiva di pensionamento. Le donne andranno in pensione di vecchiaia dal 2012 a 62 anni e nel 2018 a 66. L’età di 66 anni per la vecchiaia è prevista da subito anche per gli uomini. I lavoratori autonomi andranno in pensione dal 2012 a 66 anni e sei mesi; le lavoratrici autonome a 63 anni e sei mesi. Le quote per le uscite per la pensione di anzianità sono state abolite. Si uscirà solo con 41 anni e 1 mese per le donne e 42 anni e 1 mese di contributi per gli uomini.
Deindicizzazione pensioni – La rivalutazione piena rispetto all’inflazione nel 2012 sarà prevista solo per le pensioni di importo doppio rispetto alla minima che è di 480 euro. Gli altri assegni saranno congelati. Per artigiani e commercianti aumentano di 0,3 punti percentuali ogni anno fino a raggiungere il livello del 22%. Verranno rideterminate anche le aliquote contributive pensionistiche nel settore agricoltura.
Penalizzazioni per chi lascia prima dei 63 ANNI – Per chi va in pensione anticipata (quindi con almeno 42 anni e 1 mese di contributi se uomini) prima dei 63 anni di età dal 2012 avrà una penalizzazione sulla quota liquidata con il retributivo del 3% per ogni anno di anticipo. Un contributo di solidarietà interesserà le pensioni più alte.
Come cambiano le pensioni
IMPRESE E SVILUPPO
Patrimonializzazione – Arriva l’Ace, l’Aiuto alla Crescita Economica, una misura che incentiva la capitalizzazione delle imprese. Ci sarà anche nuovo credito per i fondi di garanzia per le pmi.
Sgravi Irap – Sarà possibile scontare dall’Ires la quota di Irap riferita al costo del lavoro. Per l’internazionalizzazione arriva il “nuovo Ice”. Anche interventi per il risparmio energetico.
Garanzia dello Stato sulla passività delle banche – Il ministero dell’Economia “è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni”.
Liberalizzazione farmaci fascia ‘C’. – Saranno venduti anche nelle parafarmacie. Nuove regole per l’apertura di farmacie: il numero delle autorizzazioni sarà stabilito in modo che vi sia una farmacia ogni 4.000 abitanti.
Trasporti – In arrivo una apposita Autorità.
SPESA
Enti locali, -5 miliardi – E’ il contributo che pagheranno Regioni, Province e Comuni.
Ministri, niente doppio stipendio – Vale anche per i sottosegretari.
Province, cambia l’organizzazione – Ridotti membri dei consigli, eliminate le giunte.
Via Inpdap e Enpals – Sono soppressi e le relative funzioni sono attribuite all’ Inps.
Scure sulle autorità – Dalla Consob all’Antitrust è previsto un calo del numero dei componenti.