Le minacce a firma del movimento armati proletari. Sigla mai usata prima. Nel mirino anche i direttori di alcuni quotidiani. Lamezia Terme, la procura apre un’inchiesta.
ROMA – Dieci buste indirizzate al premier Mario Monti, a Silvio Berlusconi e ad alcuni direttori di quotidiani nazionali. Dieci buste contenti proiettili e un volantino di minacce firmato dal Movimento Armati proletari sono state intercettate al Centro meccanografico di Poste Italiane di Lamezia Terme. Gli involucri sono al vaglio degli inquirenti da giovedì sera.
I DESTINATARI– Tra gli altri destinatari ci sono anche Pier Luigi Bersani (con bossoli del calibro 7.65), al ministro del Welfare Elsa Fornero (calibro 9.21). Plichi con un proiettile calibro 12 sono stati inviate a Pierferdinando Casini e ai direttori Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Ezio Mauro (La Repubblica), Maurizio Belpietro (Libero), Leonardo Boriani (La Padania), Mario Sechi (Il Tempo)
TENSIONE– Insomma si alza la tensione. Dopo i pacchi bomba inviati dalla Fai, ecco nuove minacce. Nel volantino, oltre alle ingiurie, si legge: «Ve la faremo pagare a tutti. Vi colpiremo e sarà una guerra all’ultimo sangue». E poi continua: «Vi faremo maledire queste misure col sangue. Non dovrete più dormire sonni tranquilli. Il piombo non manca e adesso arriva anche il tritolo dagli amici arabi. La finanziaria è pronta come è pronto il vostro funerale. Ci vedremo a Roma. Non siamo contro le forze dell’ordine però se c’è qualcuno che vuole fare l’eroe pensi prima alla sua famiglia. È una lotta giusta e coerente – è scritto – contro i poteri forti a difesa della povera gente. Le misure prese per colpire sempre i più deboli non devono essere approvare se non con modifiche radicali a difendere quel poco che le fasce deboli hanno. Ma vi rendete conto – è scritto testualmente – che colpite gli operai con le loro famiglie che sono già sul lastrico?». La Procura della repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme ha aperto un’inchiesta per minacce aggravate dalla finalità terroristica che è stata trasferita alla Dda di Catanzaro, competente sui reati legati ad atti di terrorismo. Sulla vicenda indaga la Digos del capoluogo.
LA SIGLA – Quella del Movimento Armati proletari è una sigla mai apparsa prima. Gli investigatori ne stanno valutando l’attendibilità e la possibile provenienza. Il precedente più immediato risale a soli quattro giorni fa: due buste, entrambe con proiettili calibro 40, inviate al ministro della Giustizia, Paola Severino ed al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. La prima è stata rivendicata da tre sigle: Fai (Federazione Anarchica Informale), Fac (Federazione Anticapitalista) e Br con stella a cinque punte. Quella ad Alemanno dal Nucleo Galesi per i Pac (Proletari armati per il comunismo. In ogni caso gli inquirenti escludono una regia che potrebbero unire gli episodi.
LE REAZIONI– Unanime la condanna dal mondo politico. Per Massimo D’Alema, presidente del Copasir, «non credo che si possa parlare di un’ondata di terrorismo». Certo, «Si tratta di episodi preoccupanti riconducibili all’area anarco-insurrezionalista. Ma non spargiamo allarmismi». Il vicepresidente della Camera e presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, esprime la massima solidarietà ai destinatari delle buste. «È sempre più chiaro da un lato il clima di degrado che mette a rischio il nostro Paese. L’Italia non si farà intimorire e troverà le forze per uscire da questa crisi rinnovando le energie migliori della nazione, senza cedere ai ricatti e alla violenza».