IN SENATO. Ultima relazione da presidente Agcom. L’ affondo sulla riforma della Rai: «Solo i morti hanno visto la fine del dibattito»
MILANO – La legge sulla par condicio «va aggiornata per tener conto delle mutazioni subite dalla comunicazione televisiva, specie con l’inserimento dei politici nei programmi informativi, ed è da riconsiderare in relazione all’incalzante realtà di Internet». È quanto afferma Corrado Calabrò nella sua ultima relazione da presidente dell’Agcom, l’Autorità garante nelle Comunicazioni. Presentando al Senato il bilancio dell’attività 2005-2012, Calabrò precisa che «l’impianto normativo a tutela della par condicio si è dimostrato un indispensabile strumento a tutela della democrazia» e che «l’Autorità ne ha fatto attenta e pronta applicazione», tra l’altro «irrogando sanzioni per oltre 2,2 milioni di euro». Provvedimenti «quasi sempre impugnati», ma nessuno dei quali «è stato annullato dal giudice amministrativo».
IL DIBATTITO SULLA RIFORMA RAI? «SOLO I MORTI NE VEDONO LA FINE» – «Solo i morti hanno visto la fine del dibattito sulla Rai»: parafrasando una frase attribuita a Platone («solo i morti hanno visto la fine della guerra») Calabrò attacca poi sulla riforma della tv pubblica, auspicata dalla stessa Agcom, non abbia mai visto la luce. «Nei limiti della propria competenza, l’Autorità ha tentato di promuovere una riforma della Rai che la svincolasse dalla somatizzata influenza politica e ne reimpostasse l’organizzazione con una governance efficiente, una migliore utilizzazione delle risorse e la valorizzazione del servizio pubblico». «Si trattava di proposte misurate e, in quanto tali, a nostro avviso praticabili, che abbiamo rilanciato anno dopo anno. Ma hanno subito la sorte di tutte le altre.
COPYRIGHT SUL WEB – Il regolamento per la tutela del copyright sul web «pur così equilibrato» secondo Calabrò, non verrà deliberato dall’ Authority «finchè il Governo non adotterà» la norma interpretativa.
BANDA LARGA, I COSTI DEL RITARDO – Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil: senza infrastrutture a banda ultra larga i sistemi economici avanzati finiscono su binari morti. Secondo Calabrò «c’è ancora scarsa consapevolezza delle potenzialità globali delle tecnologie della società dell’informazione; il che relega queste ultime a uno dei tanti strumenti di sviluppo economico, mentre esse possono invece dare una spallata a un sistema imballato».