Il fondatore di wikileaks. Il discorso dal balcone per evitare l’arresto. L’australiano chiede la liberazione del militare accusato di essere sua fonte.
Camicia azzurra, cravatta rossa e nuovo taglio di capelli. Julian Assange è apparso sul balcone dell’ambasciata dell’Ecuador, dove ha ritrovato rifugio due mesi fa. Quella del fondatore di Wikileaks è la prima apparizione pubblica da marzo, e arriva nel pieno dello scontro diplomatico a tre sul suo destino in corso tra Ecuador, Gran Bretagna e Svezia. Il fondatore di Wikileaks è accusato di stupro e la Svezia ne ha chiesto l’estradizione mentre l’Ecuador gli ha concesso l’asilo politico. «L’Ecuador, una coraggiosa nazione, ha preso una posizione per la giustizia», ha detto Julian Assange dal balcone mentre gli attivisti lo inneggiavano.
LA RICHIESTA AGLI USA E L’APPELLO PER MANNING – Assange ha chiesto agli Stati Uniti di rinunciare alla caccia alle streghe perché «Chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione». «Bisogna uscire da questo momento di oscurità. Gli Usa devono tornare indietro sulle loro decisioni e devono capire che non devono perseguirmi, non devono perseguire la democrazia». «Dobbiamo usare questo momento – ha continuato Assange – per garantire la scelta che devono adottare Regno Unito e Stati Uniti di riaffermare i grandi valori della libertà e della democrazia». L’australiano, che ha parlato per sei-sette minuti dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador di Knightsbridge, non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (è una condizione dell’asilo concesso dall’Ecuador) ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie. Il fondatore di Wikileaks ha anche ringraziato i popoli del Sud America per avergli dato appoggio e amicizia. «Sono qui, oggi, perché non posso essere laggiù, assieme a voi», ha esordito il fondatore di Wikileaks. «Ringrazio il presidente dell’Ecuador, il governo e il ministro degli Esteri che hanno difeso il diritto internazionale. Ringrazio anche il popolo ecuadoriano e anche la famiglia dell’ambasciatrice che hanno subito minacce per avermi accolto qui». «Bradley Manning è un eroe e deve essere liberato». Lo ha chiesto Assange riferendosi al giovane militare americano in carcere negli Stati Uniti con l’accusa di essere la fonte di Wikileaks. Poi un riferimento anche alle Pussy Riot «La condanna delle Pussy Riot a Mosca è un esempio di unità nell’oppressione».
L’AVVOCATO- «Siamo grati all’Ecuador e al suo popolo», l’avvocato di Julian Assange Baltasar Garzon ha parlato davanti all’ambasciata dove ha trovato rifugio il suo assistito. Garzon ha anche spiegato che Assange è in uno stato d’animo «combattivo». Il fondatore di Wikileaks ha incaricato il suo avvocato di «aprire un’azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e del suo fondatore». Garzon ha quindi sottolineato che il suo assistito «non si è mai rifiutato di rispondere alle autoritá svedesi. Chiede solo garanzie minime perchè questo possa avvenire. Fino ad oggi queste garanzie non sono arrivate». Il Regno Unito «deve riconoscere questo diritto fondamentale – ha poi aggiunto parlando dell’asilo concesso dall’Ecuador – che non può concludersi in modo diverso che con la concessione di un salvacondotto» per consentire ad Assange di andare in Ecuador.
LA MADRE – E Torna a difendere il figlio la madre di Julian Assange. «Vogliono portarlo in Svezia e metterlo in carcere prima di interrogarlo. Il motivo per cui vogliono farlo è che sarà lì quando arriverà l’incriminazione americana. È un caso pendente di estradizione verso gli Stati Uniti. Niente più e niente meno», ha accusato la donna, Christina Assange, che oggi ha parlato con il figlio.
PERCHE SUL BALCONE – Le autorità britanniche, che sorvegliano giorno e notte l’ambasciata, hanno messo in chiaro che Assange sarà immediatamente arrestato se mette piede fuori dai suoi locali: le parti comuni dell’immobile, ha precisato sabato il Foreign Office, sono infatti territorio britannico, e a maggior ragione lo è il terreno antistante. Ecco perché è stato scelto di far parlare Assange dal balcone, considerato ancora territorio ecuadoriano.
IL MONITO DAL SUDAMERICA – Intanto fermo sostegno all’asilo politico concesso dall’Ecuador ad Assange e un severo monito sulle «gravi conseguenze» internazionali nel caso di un’irruzione della Gran Bretagna nell’ambasciata sono stati espressi dai paesi dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (Alba) – Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua e tre piccoli paesi caraibici – che hanno esaminato il caso durante una riunione a Guayaquil (Ecuador). Alla riunione era presente il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il quale ha dichiarato che Londra «non ha ritirato la sua minaccia. Oggi, domani (domenica, ndr), potrebbero entrare nella nostra ambasciata», ha detto, definendo «grossolana e intollerabile» la «minaccia» delle autorità britanniche. Al termine della riunione di Guayaquil, i ministeri degli esteri dell’Alba hanno diffuso una nota che respinge «il modo contrario al diritto internazionale con il quale il Regno Unito vuole risolvere i contenziosi» e chiede «un ampio dibattito nell’Onu sul tema dell’inviolabilità delle rappresentanze diplomatiche». «Un’aggressione all’integrità territoriale dell’Ecuador a Londra scatenerebbe gravi conseguenze in tutto il mondo», ha detto il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro, mentre il collega cubano, Bruno Rodriguez, ha definito «inaccettabile anche solo il fatto che il Regno Unito possa insinuare che le leggi nazionali di uno stato debbano prevalere sulla Convenzione di Vienna riguardante i rapporti diplomatici». Nelle ultime ore anche il Brasile e l’Argentina hanno espresso la propria solidarietà all’Ecuador. Il ministro degli Esteri brasiliano, Antonio Patriota, ha tra l’altro sottolineato il principio «dell’inviolabilità» delle sedi diplomatiche. Simile anche la posizione manifestata dal ministero degli Esteri argentino.