CASO ADINOLFI – CONFERENZA STAMPA DEL PROCURATORE DI GENOVA “DI LECCE”. Nicola Gai e Alfredo Cospito stavano per lasciare l’Italia Incastrati dalle telecamere e dal foglio di rivendicazione.
È svolta nelle indagini per l’attentato a Roberto Adinolfi, il manager Ansaldo gambizzato a Genova il 7 maggio scorso. Nel corso della notte sono state fermate due persone nell’ambito di un’operazione eseguita dai carabinieri del Ros e dalla digos di Genova contro la Fai, la Federazione anarchica informale che aveva rivendicato l’attentato. I due fermati, Nicola Gai di 35 anni e Alfredo Cospito di 45, sono i presunti attentatori di Adinolfi. Sono ora accusati di attentato con finalità di terrorismo, lesioni aggravate con finalità di terrorismo, porto abusivo d’arma. Per gli stessi reati è indagata nello stesso fascicolo la compagna di Cospito. Secondo quanto ha chiarito il procuratore di Genova Michele Di Lecce in una conferenza stampa, «i due hanno agito in modo isolato. È stata una scelta forte della procura di Genova – ha aggiunto Di Lecce – non contestare loro il reato associativo». Di Lecce ha aggiunto che le indagini non sono concluse. Le contestazioni a Gai e Cospito riguardano infatti solo il ferimento di Adinolfi (il reato è attentato all’incolumità personale con finalità terroristiche, articolo 280 del codice penale), l’uso dell’arma e il furto dello scooter. «Potrebbero avere avuto contatto e rapporti con altri – ha aggiunto Di Lecce – ma questo sarà oggetto di ulteriori approfondimenti».
L’ATTENTATO – L’agguato ad Adinolfi era avvenuto di lunedì mattina nel quartiere Marassi di Genova, dove abita l’amministratore di Ansaldo Nucleare. A sparargli era stato un uomo che lo aspettava sotto casa, mentre un complice lo attendeva su uno scooter con cui poi i due sono fuggiti. Dopo qualche giorno l’attentato era stato rivendicato con un volantino di quattro pagine recapitato al Corriere della Sera. Una lettera pervenuta con cinque giorni di ritardo rispetto all’attentato per ritardi postali, come ha spiegato il procuratore Di Lecce. «Abbiamo azzoppato Adinolfi» recitava la lettera con cui il manager Ansaldo veniva accusato di essere tra «i maggiori responsabili, insieme a Scajola, del rientro del nucleare in Italia». Il manager, hanno aggiunto gli inquirenti, era nel mirino degli anarchici dal 2009. Oltre ai due fermi, sono in corso alcune perquisizioni in Piemonte e in Toscana: polizia e carabinieri genovesi stanno setacciando non solo residenze ma anche centri di aggregazione di area anarchica tra Bordighera, Cuneo e Pistoia.
I DUE ARRESTATI – Alfredo Cospito, 45 anni, originario di Pescara, ha sempre militato nell’orbita nell’anarchia. Non ha una professione, la sua compagna ha un negozio di tatuaggi. Come riferito dal procuratore Di Lecce, ha in corso due procedimenti per fatti analoghi, l’attentato del 2007 nel quartiere Crocetta a Torino, e altri episodi a Milano. Nicola Gai, 35 anni, di origine torinese, ha frequentato in passato spesso Cospito. I due avevano rapporti continui. Era impegnato in una piccola azienda familiare, una tipografia. «Per entrambi abbiamo fatto molti riscontri», ha aggiunto il magistrato. Il procuratore di Torino Caselli ha spiegato che «non c’è collegamento» tra i due fermati «e gli estremisti No Tav». Il procuratore Di Lecce ha invece aggiunto che è stato procedere al fermo dei due sospetti perché era emersa la possibilità che Cospito, individuato a Bordighera, al confine con la Francia, potesse lasciare presto l’Italia. La moglie dell’anarchico abruzzese è infatto proprietaria di una casa nella cittadina in provincia di Imperia, perquisita questa mattina da digos e carabinieri. Le perquisizioni mirano in particolare a trovare la pistola, una Tokarev, utilizzata per l’attentato.
MONTI – Il presidente del Consiglio Mario Monti ha espresso il suo «apprezzamento» al Ministro dell’interno Annamaria Cancellieri per l’operato della magistratura e delle forze dell’ordine che hanno portato all’identificazione e al fermo dei presunti autori dell’agguato nei confronti di Adinolfi. Gai e Cospito appartengono all’area anarco-insurrezionalista e sarebbero membri del nucleo Olga della Fai. Sosterranno entrambi l’interrogatorio di convalida del fermo di fronte al gip del capoluogo piemontese, dove si trovano ora in carcere. I due anarchici sarebbero stati identificati studiando i filmati delle videocamere collocate davanti alla caserma dei Nas di Genova, nella zona della stazione di Brignole, non lontana dal luogo dove gli attentatori abbandonarono lo scooter usato per l’agguato. I due, avviandosi a piedi alla stazione, si sarebbero tolti il casco senza accorgersi delle telecamere. Non solo: altri elementi di prova derivano dalle intercettazioni e proprio dal comunicato di rivendicazione dell’attentato. Un documento nel quale sono stati trovati elementi di similitudine con altri scritti e comunicati riconducibili all’indagato Cospito.
LA PROCURA – «Hanno agito in modo isolato – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Genova, Michele Di Lecce nel corso di una conferenza stampa – i due hanno precedenti di terrorismo nell’ambito di un’inchiesta a Perugia e risultano inseriti nel circuito anarco-insurrezionalista Fai, ma hanno agito in modo isolato».