Lunedì nuova udienza. Martedì a Port Elizabeth i funerali della modella. Forse Reeva colpita in un’esplosione di rabbia. A gennaio sparò «per errore» a un amico.
Il caso Pistorius, l’atleta sudafricano accusato dell’omicidio premeditato della fidanzata, Reeva Steenkamp, continua a occupare le prime pagine dei giornali, in Sud Africa, alla vigilia di due momenti importanti: i funerali della modella e una nuova udienza del processo a Pretoria, entrambi in calendario martedì. Pistorius, attualmente in carcere, dovrebbe comparire in tribunale per l’udienza che dovrebbe decidere sul suo eventuale rilascio su cauzione: un rilascio a cui la polizia ha già detto che si opporrà. In aula si fronteggeranno i pesi massimi del diritto: Pistorius ha assoldato un team di avvocati di primissimo livello, tra cui anche detective privati e un anatomopatologo, mentre l’accusa sarà rappresentata da un procuratore diventato famoso dopo aver portato in prigione l’ex capo della polizia nazionale.
«INCIDENTE» – Il padre del 26enne atleta paralimpico, Henke, insieme a tutta la famiglia, continua a sostenere la tesi dell’incidente. «C’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella nostra società: costruiamo eroi, che superano immense sfide, solo per poi prenderci la gioia di abbatterli», ha detto al Times sudafricano. «Voglio dire solo questo. Siamo realistici, non pazzi. Non sarà facile, ma Oscar è più forte della sua giovane età». La difesa potrebbe sostenere che l’atleta, scambiata Reeva per un ladro, le abbia prima sparato per errore, per cui lei sarebbe fuggita nel bagno; poi lui avrebbe sparato alla porta chiusa a chiave per entrare e l’avrebbe uccisa accidentalmente; oppure – secondo una versione più probabile – la difesa ammetterà la lite, ma sosterrà che Pistorius non voleva ucciderla.
FUNERALI – Il corpo della top model intanto è rientrato nella sua città natale, Port Elizabeth, e martedì si terranno i funerali privati. «Reeva è tornata a casa», ha commentato brevemente Adam, il fratello della ragazza. Il corpo, fa sapere la famiglia, sarà cremato dopo una cerimonia chiusa al pubblico e ai media nella città sulla costa sudafricana.
GARE CANCELLATE – Lunedì il manager di Oscar Pistorius ha annunciato di aver cancellato tutte le gare dell’atleta. La ragione dichiarata è quella di permettergli «di concentrarsi» sul processo, mentre la sua posizione si aggrava. Nella villa dove si è consumato l’omicidio è stata trovata una mazza da cricket sporca di sangue. E un amico di Pistorius ha raccontato di aver ricevuto, alle 3.55 di mattina dello scorso maledetto giovedì, una telefonata in cui Oscar gli disse «di averle sparato».
SOSTANZE VIETATE – Come se non bastasse, arriva un altro brutto colpo all’immagine e al mito di «Blade Runner»: secondo fonti di stampa, sarebbero stati trovati steroidi nella villa nell’esclusivo residence alle porte di Pretoria. La polizia ha parlato di «tracce di una serata a base di alcol» e ha aggiunto che Pistorius potrebbe aver colpito e ucciso Reeva Steenkamp in un’esplosione di rabbia, dovuta all’utilizzo di sostanze vietate per legge. Il giovane potrebbe essere stato in preda di un effetto collaterale derivante dall’uso di steroidi anabolizzanti. I campioni di sangue dell’atleta prelevati, verranno utilizzati per le verifiche di rito. La notizia è data in esclusiva dal britannico Sun.
LO SPARO PER ERRORE – Continuano inoltre ad emergere particolari della consuetudine di Pistorius con le armi. Il Beeld – il quotidiano in lingua afrikaans che per primo ha dato al mondo la notizia dell’omicidio – scrive che a gennaio l’atleta sparò in un affollato ristorante a Johannesburg: il colpo partì per errore, ma il proiettile sfiorò Kevin Lerena, un pugile, amico personale di Pistorius e di Reeva. L’incidente accadde al Tashas in Melrose Arch. «Mi presi un enorme spavento perchè il proiettile arrivò a terra a pochi centimetri dai miei piedi… ma fu davvero un incidente allucinante», ha raccontato Lerena. Il pugile era nel ristorante insieme a un gruppo di amici tra i quali Pistorius e la fidanzata. «Devo puntualizzare», ha aggiunto, «che la pistola apparteneva a un amico di Pistorius, di cui non voglio dire il nome. Oscar volle solo guardare l’arma, la strusciò contro i pantaloni, allentando la sicura. Partì un colpo. Non lo definirei negligente, fu proprio un incidente. In seguito Oscar si scusò con me per giorni». Il ristorante, dove Pistorius era un habituè, non denunciò l’accaduto alla polizia. «Quando udii il colpo, cercai di capire l’accaduto, ma tutti negarono», è la versione del direttore del ristorante Tashas, Jason Loupis.
IL SOSTEGNO DEI FAN – L’agente di Pistorius, Peet van Zyl, che si è recato a fargli visita nella stazione di polizia dove è in custodia, ha raccontato che Oscar sta ricevendo un «fortissimo sostegno» dai suoi fan, un supporto «su scala davvero globale. Fan sudafricani, internazionali, da tutto il mondo». L’agente non ha voluto tuttavia raccontare nulla per quanto riguarda lo stato di salute e mentale dell’atleta. «Non commenterò niente, se non ciò che riguarda la sua carriera atletica», ha dichiarato, aggiungendo: «Ovviamente dal punto di vista di un manager e di un amico è una circostanza tragica e noi possiamo solo dare a Oscar il nostro sostegno».