Al processo in cui e’ imputato Berlusconi. In aula il magistrato dei minori che voleva far trasferire Ruby in una comunità: «La questura non mi ascoltò».
MILANO – «Nessun magistrato degno di questo nome avrebbe affidato la minorenne Ruby alla consigliera Minetti e non a una comunitá». È quanto ha sostenuto in aula Annamaria Fiorillo, il magistrato del tribunale dei minori che la sera tra il 27 e il 28 maggio 2010 si occupò dell’affidamento della giovane marocchina, fermata dalla polizia per un furto e portata in Questura per essere identificata.
LA NOTTE IN QUESTURA – Il pm Fiorillo, sentita come teste in Aula al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, ha spiegato che nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando la minorenne venne portata in Questura, al commissario di polizia che gli aveva riferito che la giovane marocchina era nipote di Mubarak fece notare: «Tutt’alpiù è figlia del re del Marocco». Il pm ha spiegato che quella notte nessuno le disse della telefonata di Berlusconi ma si era solo presentata Nicole Minetti perchè la ragazza – aveva sostenuto- era nipote dell’ex rais. Per il pm quella con il commissario di polizia Giorgia Iafrate, alla quale aveva dato indicazioni di affidare la minore a una comunità, fu «una telefonata indimenticabile perchè non è mai successo che dall’altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi».
LA PM – «Ho sempre mantenuto ferma la mia posizione e cioè che la ragazza venisse affidata ad una comunità» ricordando le quattro telefonate ricevute nell’ormai nota notte in cui la minorenne venne trattenuta in Questura e poi affidata a Nicole Minetti, ha ribadito di aver dato disposizioni di «metterla in comunità» per il sospetto che «svolgesse attività di prostituzione».