I RAGAZZINI RIMASTI A TERRA APPICCANO FUOCO AI MATERASSI FUORI DALLA PARROCCHIA. Arrivata la nave per i trasferimenti: a bordo 1.600 migranti, la metà di quelli ancora presenti nell’isola
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Finisce prima di iniziare l’avventura delle tendopoli che avrebbero dovuto servire ad affrontare l’emergenza immigrati a Lampedusa. Il tir con a bordo le tende di colore blu con lo stemma del ministero dell’Interno è salito sulla nave traghetto Palladio. Le tende non sono mai state montate, sono rimaste in porto per 10 giorni dopo la protesta dei lampedusani che si sono opposti con forza alla realizzazione delle tendopoli. Non è escluso che le tende raggiungano Napoli o altri siti dove sono previsti altri accampamenti. Su altri traghetti, Excelsior, Catania e Clodia, continuano invece gli imbarchi degli immigrati. Secondo le autorità locali, a fine giornata, saranno tremila i nordafricani ad essere imbarcati. E così si concluderà l’evacuazione dei tunisini dall’isola. Le procedure di imbarco procedono senza tensioni.
IL FUOCO DEI RAGAZZINI – Momenti di apprensione, invece, si sono vissuti nella Casa della Fraternità, i locali della Caritas, dove sono ospitati 36 ragazzi. Dopo che una ventina di loro coetanei erano stati imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle, quelli rimasti hanno cominciato a protestare. Nonostante gli operatori umanitari avessero ristabilito la calma, nel pomeriggio la rivolta è esplosa. A nulla sono servite le promesse che in giornata sarebbero partiti tutti. I ragazzi hanno ammassato alcuni materassi fuori della casa e gli hanno appiccato il fuoco. Molti di loro sono qui da quindici giorni. «Nel mio paese – dice un ragazzino a torso nudo – abbiamo impiegato pochi giorni per mandare via Ben Alì. Siamo arrivati qui per riconquistare la nostra libertà e invece ci tengono chiusi in una casa prendendoci in giro e dicendoci ogni giorno che domani partiremo».
NAUFRAGIO – Una settantina di cadaveri, quasi certamente di migranti morti durante una traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati davanti alle coste libiche, nei pressi di Tripoli. La notizia, che risale a giovedì scorso, è stata confermata all’Ansa da padre Joseph Cassar, responsabile del servizio dei gesuiti per i rifugiati a Malta, che ha detto di averla appresa da alcuni profughi eritrei che si trovano ancora in Libia. I corpi sono stati sepolti nella stessa giornata di giovedì senza che fossero stati riconosciuti. Le vittime potrebbero far parte del gruppo di 68 migranti, in gran parte somali ed eritrei, partito dalle coste libiche e di cui non si avevano più notizie dal 25 marzo scorso. A dare l’allarme era stato don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habesha che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il sacerdote aveva ricevuto una richiesta di aiuto lanciata attraverso un satellitare dagli immigrati che avevano riferito di trovarsi in difficoltà, senza viveri e con poco carburante. Un altro barcone con 335 persone a bordo risulta disperso da due settimane. L’agenzia Habesha e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) anche in questo caso hanno dato l’allarme chiedendo che vengano intensificate le ricerche nel Mediterraneo.
BARCONI – Nel frattempo, calato il vento, sono ripresi anche gli sbarchi. In tutto nell’isola ci sono 344 nuovi immigrati. Sul primo barcone c’erano 113 persone, sul secondo 133 e sul terzo 98, tra cui due donne e 5 minori. A bordo dell’ultima imbarcazione, lunga circa 8 metri, era presente anche un fotoreporter italiano. La nave, che imbarcava acqua, è stata soccorsa dalla Guardia di Finanza, con l’ausilio di una motovedetta della Guardia Costiera.
TOSCANA – Nell’ambito dell operazione «svuotamento» di Lampedusa dovrebbero arrivare in Toscana, i primi 300 migranti. La Toscana ha chiesto e ottenuto di poter dare ospitalità complessivamente a 500 persone ma non in un unico centro inizialmente previsto nell’ex area radar di Coltano (Pisa) bensì in diverse strutture, più piccole, disseminate tra diverse province. Molto probabilmente l’arrivo di gran parte degli ospiti avverrà via terra dalle località italiane dove stati portati nei giorni scorsi. Una cinquantina di persone troveranno ospitalità a Firenze: una decina sarà accolta a Villa Peragnoli, struttura gestita dal Comune e dalla Caritas, mentre un gruppo più numeroso, circa 30, verrà sistemato in una struttura della parrocchia di San Martino, a Sesto Fiorentino.
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