A Roswell, nel New Mexico. Record dell’austriaco in caduta libera da 39 km di altezza. Ha raggiunto la stratosfera su un pallone aerostatico.
ROSWELL (NEW MEXICO) – Per la prima volta un uomo si è lanciato in caduta libera da quasi 39mila metri d’altezza (39.060 metri invece dei 36.576 previsti), infrangendo la barriera del suono a oltre 1.100 chilometri orari, aprendo il paracadute solo a pochi chilometri dal suolo. Al terzo tentativo, l’atleta austriaco Felix Baumgartner, 43 anni, ce l’ha fatta e la Red Bull Stratos (la missione) può dirsi riuscita. Secondo i dati ufficiali, l’austriaco ha raggiunto una velocità di 1.342 km/h pari a mach 1,24 (Mach 1 è la velocità del suono). Ma che fatica questa impresa che ha visto i cieli sopra Roswell, nel New Mexico teatro di un gesto estremo, tutto – ribattono con forza dallo staff – per sostenere la ricerca scientifica.
I precedenti tentativi, l’8 e il 9 ottobre scorsi, sono falliti a causa delle pessime condizioni atmosferiche: troppo vento, cosa che avrebbe compromesso irrimediabilmente il suo lancio, perché in quelle condizioni estreme il minimo spostamento del corpo avrebbe causato un’onda d’urto letale. E, qualora si fosse rotta la sua speciale tuta, il corpo dell’uomo sarebbe rimasto esposto ad una temperatura di circa 57 gradi Celsius sotto zero, con conseguenze immaginabili.
L’INCOGNITA DEL METEO – Baumgartner doveva cominciare la sua salita verso la stratosfera nel primo pomeriggio (ora italiana) ma, sempre a causa del meteo, l’ascesa al cielo è partita poco dopo le 17.30, per concludersi alle 20.18. A bordo di una capsula spaziale, protetto da una speciale tuta pressurizzata, l’atleta ha raggiunto la stratosfera lasciandosi trasportare da un pallone gigantesco gonfio di elio. La diretta televisiva che ha seguito la salita (non meno pericolosa del lancio) ha documentato le sue espressioni all’interno della capsula e quel che è arrivato è stato un viso disteso, persino sorridente e pronto alla battuta nella comunicazione continua con la base: ha persino scherzato con Joe Kittinger, il colonnello americano che per primo, nel 1960, tentò un’avventura simile lanciandosi da 31mila metri. Le immagini sono state trasmesse con un ritardo di 20 secondi per permettere di fermare la trasmissione in caso di un tragico incidente. E adesso? Beh, adesso la parola passa alla scienza.
INFORMAZIONI UTILI ALLA RICERCA – In un’intervista al Corriere Baumgartner aveva detto che questo esperimento serve a testare le condizioni estreme delle missioni e, approfondendo questa tecnica, sarà possibile rendere più sicure le missioni spaziali. Gli scienziati sperano innanzitutto di ricavare informazioni utili per la costruzione di tute spaziali e per l’elaborazione di tecniche che potrebbero aiutare gli astronauti in caso di incidenti. Ma tutto è andato bene e allora adesso si può sottolineare una curiosa coincidenza: Felix è nato nel 1969, l’anno in cui David Bowie pubblicò uno dei suoi dischi più suggestivi, Space Oddity, quello con l’omonimo singolo in cui l’avventura spaziale (anche se forse è solo una metafora) di Major Tom si concludeva terribilmente con le parole «Planet Earth is blue/ And there’s nothing I can do». Per fortuna, all’austriaco è andata molto, molto meglio.
«PENSI SOLO A TORNARE VIVO» – «Quando sei lì in piedi in cima al mondo, diventi così umile che non pensi più a battere i record, non pensi ad ottenere dati scientifici. L’unica cosa che vuoi è di tornare vivo» ha detto Felix Baumgartner in conferenza stampa a Roswell. Cosa si prova, gli chiedono. «È difficile da descrivere perché non te ne accorgi. Non si sa quanto velocemente si viaggia». E ancora: «A volte bisogna andare veramente in alto per vedere come siamo piccoli».