TRIBUNE POLITICHE. Dopo lo show da Giletti su Rai1, il Cavaliere si lamenta a TgCom24: «Attendo ancora un invito in prime time». Il documento dell’agenda monti pubblicato su corriere.it recava la sua firma. Ichino: «Lo staff del premier ha ripreso un documento pubblicato il 29 settembre, ecco perché ne sono l’autore». AFGHANISTAN: Dal Pdl attacchi al tecnico, dopo le accuse di quest’ultimo al Cavaliere. Schifani: «Conferenza politica fuori luogo».
Berlusconi scatenato. Dopo lo show di domenica da Massimo Giletti all’Arena di Domenica In, l’ex premier va all’attacco della par condicio nelle trasmissioni televisive.
LO SHOW DA GILETTI – «D’Alema ieri sera a Che tempo che fa ha raccolto un numero di spettatori pari a tutti quelli che io ho raggiunto con tutti i miei interventi televisivi andando in tarda serata o nel pomeriggio. Attendo ancora un invito per un programma di prime time. In mancanza d’altro mi sono fatto invitare da Santoro, che mi permette almeno di andare in prime time», ha ironizzato il Cavaliere riferendosi alla puntata di domenica sera del programma di Fabio Fazio che ha avuto ospite Massimo D’Alema. L’attacco di Berlusconi arriva durante una seconda intervista a TgCom24, dopo quella di domenica in cui aveva attaccato tutti gli avversari, da Pier Luigi Bersani a Beppe Grillo, passando per Fini e Casini definiti «i peggiori traditori della mia vita».
ASCOLTI – In pochi giorni, «grazie a poche apparizioni in tv, con alti share e una buona riuscita» il Pdl è salito del 5% ed oggi è «al 20%», ma mancano più di due mesi alle elezioni e «ho la fondata convinzione che possiamo raggiungere la vetta del 40% e vincere elezioni, per il male mio e il bene dell’Italia», ha detto ancora il Cavaliere. Da segnalare poi che l’intervento di Berlusconi su Rai Uno è stato più seguito della conferenza stampa di Mario Monti su Rai2 e La7. Su Rai2 alle 10.54 la conferenza stampa del presidente del Consiglio dimissionario è stata seguita da 1.790.000 e il 14% di share mentre lo Speciale TgLa7 – Conferenza stampa Monti, condotto da Enrico Mentana, ha totalizzato il 5,08% di share con 1.253.045. Mentre l’Arena di Massimo Giletti, ha ottenuto nella prima parte 4.167.000 (21.81%); nella seconda 4.252.000 (24.88%) e nella parte conclusiva che ha ospitato Silvio Berlusconi ha realizzato 4.302.000 con il 27.86% confermandosi la trasmissione più vista della fascia oraria. Molto bene, sempre sul fronte della politica, su Rai3 In ora di Lucia Annunziata che ha ospitato il Presidente del Consiglio Monti è stata seguita da 2.078.000 dell’11.34%.
L’agenda Monti scritta dal giuslavorista ed (ex) senatore del Partito Democratico Pietro Ichino? «E’ una ricostruzione assolutamente infondata, ho solo fornito il mio contributo per la parte inerente alle tematiche del lavoro. Così lo staff del premier ha deciso di fare uso di un documento pubblicato sul mio sito il 29 settembre scorso proprio inerente all’agenda Monti da non dimenticare in un prossimo governo». Ichino risponde a Corriere.it alle insinuazioni che circolano in Rete, secondo cui il testo di 25 pagine pubblicato domenica in tarda serata dal premier dimissionario Mario Monti sia stato scritto dall’ex senatore del Pd, che proprio domenica ha annunciato di voler lasciare il partito nel quale ha militato per anni. Aggiungendo, comunque, «di non aver partecipato in queste ultime settimane alla scrittura del documento».
LA VICENDA – Il blogger Massimo Mantellini è stato il primo a rilevare come il documento che domenica sera Corriere.it ha pubblicato sul proprio sito porti la firma di Ichino. Basta cliccare con il tasto destro del mouse sul file, spuntare la proprietà del documento ed è possibile risalire all’autore. O almeno all’ultimo che è intervenuto su quel documento, poi diffuso dal premier nel suo sito www.agenda-monti.it. Mantellini parla di «sottovalutazione digitale», in realtà è prassi che i documenti istituzionali di quel livello siano opere collettive, in cui l’eventuale aspirante a una carica istituzionale (in questo caso Monti, ma avviene anche per altri leader politici) “appalta” agli addetti ai lavori i capitoli specifici. Così la parte relativa al mercato del lavoro Monti ha ritenuto di doverla concertare con uno dei più importanti giuslavoristi di Italia, il teorico della flexi-security, non più a suo agio (evidentemente) in un Partito Democratico a più voci e la figura di Stefano Fassina (vicino alla corrente bersaniana uscita vincente nelle ultime primarie del partito rispetto a quella renziana, a cui Ichino era più affine per sensibilità politica), ormai troppo ingombrante.
IL PRESUNTO GIALLO – Ecco perché c’è la firma di Ichino su quel documento, poi inviato agli organi di stampa. Così la decisione del senatore di abbandonare il Partito Democratico ora assume maggior forza, se è stato proprio lui a redigere il capitolo relativo alla riforma del lavoro, inserendo peraltro alcune considerazioni relative al disegno di legge Fornero, i cui effetti dovranno essere monitorati costantemente, data l’emergenza occupazionale e la riforma della disciplina degli ammortizzatori sociali. Nessun giallo, quindi. Ma l’evidenza che il consigliere di Monti in tema di lavoro è Pietro Ichino. La notizia, semmai, è questa.
All’indomani della conferenza stampa di fine anno il presidente del consiglio uscente Mario Monti incassa diverse adesioni alla sua agenda (oltre a Pietro Ichino, che ha scritto la parte relativa al lavoro, si sono schierati con Monti anche Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa), ma torna nel mirino del Pdl, dell’Idv e della Lega, con un attacco a diversi livelli.
PAURA TRA LA GENTE – Silvio Berlusconi lo accusa di seminare «paura tra la gente», e la sua agenda di portare «diretta alla recessione». Il predecessore di Monti, intervistato da Tgcom24, è tornato all’attacco. L’astensionismo «è un pericolo reale. Ciò che è successo nell’ultimo anno ha allontanato molti dalla politica». Non solo: a parere di Berlusconi, i voti dati alla lista che sostiene l’attuale premier «saranno voti dati alla sinistra, tanto vale votare Pd. Monti avrà un numero che sarà assolutamente inutile per governare: è un voto sprecato e dannoso».
RECESSIONE E IMU – L’agenda Monti ricalca «un programma stereotipo di quello che l’Europa vuole imporre ai Paesi mediterranei e che porta diretto alla recessione», ha spiegato il predecessore di Monti. E sostenere che se si toglie l’Imu poi sarà necessario reintrodurla doppia «è un’affermazione destituita di ogni fondamento. Abbiamo preparato un dl che in cinque direzioni diverse raccoglie i soldi», secondo Berlusconi. Quindi, quella di Monti, è «un’affermazione di chi è lontanissimo dalla contabilità vera dei conti dello Stato».
TEMUTO IN EUROPA – Riguardo alla credibilità internazionale ritrovata, Berlusconi ha aggiunto che il suo governo non era «irriso» in Europa, «ma temuto. Quando mi venivano presentate misure dannose per l’economia io reagivo nell’interesse del nostro Paese: mi temevano perché ero quello che ne sapeva di più in economia, ero un tycoon».
LA PAURA E L’AGENDA – Dopo aver toccato il tema della televisione e dei sondaggi, poi, torna la questione dell’immagine da dare: «Con tutte queste minacce di andare male il fattore psicologico è il primo fattore di crisi – ribadisce l’ex premier – Gli italiani sono impauriti da queste minacce, bisogna dar loro speranza», spiega l’ex premier prima di ammettere di non aver letto l’agenda Monti («me l’hanno raccontata i miei collaboratori»), ma «non ci sono elementi innovativi», «soltanto una distanza da ciò che è la realtà economica italiana rispetto alla visione che ne ha un professore abituato a dare lezioni da una cattedra».
BRUNETTA SGOMENTATO – In mattinata il presidente del Senato Renato Schifaniaveva sostenuto un governo «tecnico» era di fatto diventato «politico». Nel frattempo, con una nota, l’ex ministro Renato Brunetta aveva annunciato il suo «sgomento» nell’apprendere «che l’ormai famosa ed inconsistente Agenda Monti è stata redatta dal collega professor Pietro Ichino, senatore del Pd», e la valuta per la sua «pochezza di contenuto e l’inconsistenza politica del documento», stigmatizzando l’adesione a priori di « Casini e compagni», concludendo: «Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere».
CICCHITTO E NAPOLI – «Il Professore spara contro il Pdl e viene ricambiato». Dure le critiche di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Al di là della singolare durezza, al limite dell’arroganza con cui il presidente Monti ha espresso la sua posizione politica e ha rivendicato un anno di governo fatto tutto di luci senza alcuna ombra, per ciò che riguarda il futuro si apre un interrogativo politico di notevole rilievo». Cicchitto sottolinea che ipotizzando una alleanza del centro con la sinistra, «di fatto Monti ha completamente disatteso il discorso sviluppato a Bruxelles in sede Ppe, dove si era parlato di un suo ruolo federatore del centro e del centrodestra». Il vicepresidente dei deputati Osvaldo Nap0li ha aggiunto: «Tredici mesi di sobrietà sono andati in fumo con una conferenza stampa dai toni violenti e finanche maleducati.
DI PIETRO: «DA MONTI SOLO PROPAGANDA» – Quasi solidale con l’Idv appare Antonio Di Pietro, che ritiene che la conferenza stampa di fine anno sia stata solo «propaganda», una «violenza alla verità» che nemmeno Silvio Berlusconi ha mai compiuto. L’ex magistrato calca la mano sulle cifre e parla espressamente di «povertà» e di «recessione che è già quasi depressione».
BOSSI: «È IL RE DELLE BANALITÀ» – Il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi ha definito il discorso di Monti «pieno di banalità, di stampo comunistoide: è il re delle banalità, spero che lo caccino via».
FRATTINI E TOSI CONTROCORRENTE – Il Pdl appare comunque spaccato. Non si allinea, infatti, l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini che esprime «grande apprezzamento per l’attività e i risultati del governo Monti».
CASINI ADERISCE ALL’AGENDA –Come detto, Riccardi, Montezemolo, Casini e Cesa il 24 mattina si sono incontrati nell’ambito di un vertice riservato ai «leader del nuovo centro» e hanno espresso piena sintonia politica con il discorso e l’Agenda di Monti decidendo di rimettersi alla decisione del Professore sulla scelta fra una lista unica o più liste federate.
ADDIO AL PD – Intanto, oltre allo «strappo» di Ichino una fronda di parlamentari ha detto addio al Pd. In quattro (i senatori Benedetto Adragna, Lucio d’Ubaldo e Flavio Pertoldi e il deputato Giampaolo Fogliardi) hanno lasciato il partito per aderire all’agenda Monti.