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  1. Adduso
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    La vicenda di Parma, non la definirei unicamente razzismo, ma solo più in generale, eloquente della presunzione, prepotenza e prevaricazione delle nostre Istituzioni (“mafiose”) che sono ormai oltremodo consapevoli di avere a che fare con un popolo, quello italiano, messo in condizioni di grande disagio esistenziale ed economico e per questo visibilmente depresso e soprattutto, palesemente “oppiato” da una informazione di intellettuali “prepagati” al servizio del nostro sistema politico-istituzionale-affaristico i quali sono riusciti ad assoggettare il nostro pensiero, anestetizzandolo.

    Ormai non sappiamo neanche più esporre una nostra autonoma opinione, anche perché abbiamo paura della reazione delle nostre istituzioni (magistratura in testa), della nostra politica (soprattutto locale), dei centri affaristici collegati (consulenti, avvocati, imprenditori), ma soprattutto abbiamo perso la capacità di confrontarci serenamente senza assumere quell’aggressività ormai pericolosamente psicotica che c’insegnano quotidianamente certi (pre-studiati) programmi televisivi.

    Che la criminalità vada sempre e comunque combattuta ed annientata senza indugi, è un punto sul quale sono pienamente d’accordo, soprattutto da siciliano che detesta la mafia e tutta quella parte di Stato italiano (politica ed istituzioni) che notoriamente e sotto gli occhi di chi può vedere, la compiace.

    Ed altrettanto sono dell’opinione che non si deve fare sconti a nessuno quando si parla di criminalità, senza guardare nulla, dal colore della pelle alla collocazione politica e istituzionale (questi ultimi invece arrogantemente continuano di fatto prepotentemente ad essere immuni da tutto).

    Ma questa diffusa fobia del “diverso”, quando ovviamente non è anch’esso un delinquente, è un inquietante sintomo di collettiva instabilità emotiva nei rapporti interpersonali, come fossimo tutti affetti da un evidente e a mio avviso, “indotto”, disturbo borderline di personalità.

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