Questa volta l’allarme – bottiglia di plastica arriva dagli Stati Uniti: sul banco degli imputati una vecchia conoscenza, il bisfenolo A (Bpa), sostanza che può avere effetti nocivi sul nostro organismo ed è utilizzata da anni nella produzione di policarbonato, vale a dire quella plastica trasparente e rigida, usata soprattutto per i biberon e per i “boccioni” per l’acqua (tipici del mercato americano, usati per alimentare i distributori di acqua fredda).
Come diverse altre sostanze chimiche, il Bpa è sospettato di poter interferire con il nostro sistema ormonale (in pratica si comporterebbe come un estrogeno), provocando un aumento di rischio di tumori al seno e alla prostata (entrambi legati, appunto, all’azione degli estrogeni), un’accelerazione della pubertà, problemi neurologici.
In realtà il tema della pericolosità del bisfenolo viene riproposto ciclicamente, ma gli studi che vengono portati a sostegno di questa tesi sono sempre parziali e condotti su animali: anche per quest’ultimo allarme si citano studi su topi.
Certo, non si può mai escludere che prima o poi il Bpa possa risultare più nocivo del previsto: ma questo vale per qualsiasi sostanza chimica. Per avere l’assoluta sicurezza, si dovrebbe rinunciare a utilizzare sostanze sintetiche per contenere gli alimenti.
Per i poppanti, i dati dell’Efsa sono tranquilizzanti: i più a rischio sarebbero quelli intorno ai 6 mesi, quando bevono la massima quantità di latte da biberon (se sono allattati con latte artificiale, per gli allattati al seno ovviamente il problema non esiste): ma anche per loro i limiti di Bpa eventualmenbte assorbiti sarebbero al di sotto della soglia considerata tollerabile.
In ogni caso la prima regola, per l’alimentazione dei neonati, resta preferire l’allattamento al seno, e questo elimina o riduce drasticamente la necessità del biberon. In seconda battuta, le mamme particolarmente preoccupate dal bisfenolo A possono sempre scegliere un biberon di vetro.