Tre pigiamini, indicati per bimbi da 0 a 4-5 anni, venduti nella grande distribuzione e nei negozi per l’infanzia, a lungo termine potrebbero rappresentare un rischio per la salute di chi li indossa. Uno della linea Blukids (venduto da Upim) contiene un colorante a rischio, vietato dalla legge; mentre il pigiama Texbasic (Carrefour) e un modello di Tezenis contengono quantità eccessive di ftalati, altre sostanze chimiche indesiderate.
Meglio evitare quei pigiami
I rischi per la salute sono potenziali, ma non utilizzarli è una precauzione necessaria. Questi pigiamini contengono sostanze tossiche che possono mettere a repentaglio la salute dei bambini: dalle allergie fino a effetti tossici e cancerogeni. Dal tessuto alla pelle, infatti, possono migrare sostanze chimiche indesiderate soprattutto in caso di intensa sudorazione. Anche succhiando l’indumento il bambino può assorbirle attraverso la saliva.
Maggiori controlli
Alla luce dei nostri risultati è necessario fare controlli su larga scala. La nostra denuncia, infatti, è arrivata alle autorità. Altroconsumo ha segnalato il grave caso al ministero dello Sviluppo economico e alla Camera di Commercio di Milano. Le istituzioni devono intervenire, il nostro test è molto probabilmente solo la punta dell’iceberg del problema: la troppa chimica nei vestiti. Un rischio che riguarda tutti, anche gli adulti, a cui l’industria tessile deve rimediare. Lo conferma anche il fatto che i nostri colleghi di Belgio e Spagna, che hanno fatto il test, hanno denunciato problemi analoghi.
Cosa fare
Rispetto al problema è bene prendere qualche precauzione.
- Innanzitutto conviene limitare l’acquisto di indumenti con stampe plastificate, che contengono le sostanze nocive più a rischio.
- In molti casi lavare bene il capo prima dell’uso permette di scaricare parte delle sostanze chimiche. La formaldeide per esempio a ogni lavaggio viene eliminata. Ecco perché nei capi non nuovi ce n’è sempre meno.
- Scegliere i vestiti in base alla provenienza non è una garanzia. Come dimostra il nostro test, non sono necessariamente i capi che provengono dai Paesi considerati a rischio a far emergere i problemi. Il made in Italy, così come altre etichette, non garantiscono la sicurezza dei vestiti. L’Oeko-tex, un marchio volontario che attesta la sicurezza dei tessuti, si rivela attendibile. I capi del test che lo riportano non hanno problemi.
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