Il dato sulla disoccupazione a marzo nell’area euro non riserva sorprese negative, ma allo stesso tempo non mette in luce segnali di miglioramento.
Dato attuale: 7,1%
Attese: 7,1%
Periodo di riferimento: marzo 2008
Dato precedente: 7,1% (febbraio 2008)
Nel mese di marzo, la percentuale di disoccupati nell’area euro è rimasta stabile sui livelli del mese precedente: 7,1%. Un dato in linea con le attese del mercato. In termini assoluti, il numero di disoccupati è in lievissimo calo (-26.000 unità) rimanendo intorno ai 10,9 milioni complessivi.
Solo Irlanda e Spagna, che già lo scorso mese avevano registrato un lieve aumento del tasso di disoccupazione, hanno segnato un nuovo incremento (da 5,4% a 5,6% l’Irlanda, da 9,1% a 9,3% la Spagna). Quasi tutti gli altri Paesi sono invece rimasti stabili rispetto a febbraio, mentre Germania, Lussemburgo, Malta e Portogallo segnano addirittura lievi cali.
I dati nel complesso non appaiono negativi, ma fotografano una situazione piuttosto stagnante. Rispetto allo scorso mese, inoltre, sono venuti a mancare miglioramenti significativi nelle fasce più “critiche”: solo la disoccupazione femminile segna un lieve miglioramento (da 7,4% a 7,3%), mentre la disoccupazione giovanile (fino a 25 anni) rimane ferma al 14,6%.
DISOCCUPAZIONE: PER SAPERNE DI PIÙ
Descrizione. Una volta al mese, l’Eurostat (l’istituto statistico dell’Unione europea) calcola la percentuale di disoccupati rispetto all’intera forza lavoro. Per disoccupati si intendono le persone tra 15 e 74 anni che presentano tutte le seguenti caratteristiche: sono senza lavoro, sono disponibili a iniziare a lavorare entro due settimane e hanno attivamente cercato lavoro nelle ultime quattro settimane. Per forza lavoro, invece, si intende il totale degli occupati e dei disoccupati.
Punti di forza. Fornisce un chiaro quadro della situazione produttiva di un Paese.
Punti di debolezza. È soggetta a revisioni continue, poiché i livelli di disoccupazione sono stimati sulla base di campioni relativamente poco estesi. Per l’Europa, poi, la significatività del dato è ridotta dal fatto che il mercato del lavoro è più “rigido” rispetto a quello americano, dove gli alti e bassi dell’economia si traducono più facilmente in una variazione del numero di occupati.
È in grado di influenzare i mercati? Sì. Un numero minore di disoccupati significa più persone che ricevono un reddito e che quindi si tramutano direttamente in consumatori. La crescita dei consumi, a sua volta, migliora le prospettive dell’economia contribuendo ad aumentare il Pil (la ricchezza complessivamente prodotta in un Paese). Un minor numero di disoccupati, quindi, è in genere accolto positivamente dalle Borse, anche se non bisogna trascurare il rischio di inflazione che può preoccupare le Banche centrali spingendole ad alzare i tassi. Viceversa un aumento dei disoccupati significa un’economia che arranca e un’inflazione più fredda: la Borsa scende, così come i tassi.
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