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CERN, IL TEMUTO TEST PROCEDE REGOLARMENTE

Ha preso il via l’esperimento del Cern che vuole ricreare le condizioni in cui nacque l’universo. Alcuni studiosi denunciano rischi inauditi, ma gli scienziati minimizzano.


Il temuto ‘buco nero’ che potrebbe inghiottire la terra
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L’esperimento che ha suscitato i timori di un’imminente Apocalisse si sta svolgendo regolarmente.
Il test sul Big Bang ha preso avvio come previsto
alle ore 9.30 di questa mattina presso il Centro Ricerche Nucleari (Cern) di Ginevra.
Qui, il fascio di protoni ha compiuto il primo giro completo, quasi alla
velocità della luce, dell’anello di 27 chilometri del Large hadron collider (Lhc), il più grande acceleratore del mondo. Il primo avvio è stato piuttosto lento, ma una volta aperta la strada il fascio compierà un giro completo in 20 microsecondi.
Il
lampo di particelle ‘pilota’ è stato osservato mentre il fascio di protoni attraversava il gas residuo presente nel rivelatore di uno dei quattro esperimenti, il Cms. Non si tratta di una collisione fra protoni, perché in questo momento sta circolando un solo fascio, ma è la prima evidenza che tutto sta funzionando bene.

Lhc, costato sei miliardi di euro, ha cominciato così il suo viaggio verso il Big Bang tra l’entusiasmo generale: a Roma, dove si assiste in diretta all’esperimento si è stappata una bottiglia di spumante, in un’atmosfera come quella che accompagna i lanci nello spazio.
Inizialmente l’intensità dell’energia sarà piuttosto bassa, 450 Gev (ossia 450 miliardi di elettronvolt), ma in breve tempo questa verrà portata a cinque TeV (5.000 miliardi di elettronvolt) e quindi a sette TeV (7.000 miliardi di elettronvolt) entro un anno, e quando i fasci si scontreranno l’intensità di energia raggiunta sarà di 14 TeV, la più alta mai raggiunta da un acceleratore.

Il progetto, frutto di 14 anni di lavoro, ed è stato finanziato dagli Stati Uniti e da venti Paesi europei e dovrebbe ricreare le condizioni del nostro universo una frazione di secondo dopo il Big Bang. Per la precisione, un tremiliardesimo di secondo dopo, aprendo ufficialmente la caccia a quella che ormai viene definita “la particella di Dio”, ovvero il bosone di Higgs.

L’esperi

mento non ha mancato suscitare timori apocalittici: “Se premono quel bottone il pianeta rischia di saltare in aria”. L’allarme è giunto da un gruppo di ricercatori europei secondo cui l’esperimento è ad altissimo coefficiente di pericolo. E alcuni studiosi hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani perché secondo loro il test potrebbe produrre un buco nero che inghiottirà la Terra.

Ma i fisici del Cern gettano acqua sul fuoco: Lhc non produrrà mini buchi neri, nè monopoli magnetici, né “bolle di vuoto” (vacuum bubble) o particelle “divoratutto”. E seppure dovessero prodursi, non costituiranno un pericolo per il nostro pianeta, assicurano gli scienziati.

Le notizie sul test, in tempo reale

 

esperimento storico: gli scienziati sperano di poter ricreare le condizioni del Big Bang.Ginevra, acceso il super acceleratore

E al Cern si brinda: «Funziona tutto»

“Sparati”, ma non simultaneamente, due fasci di protoni in entrambi i sensi dell’anello di 27 chilometri

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GINEVRA – Nonostante i «piccoli problemi elettrici» sorti nella notte, si è acceso il più grande l’acceleratore del mondo, il Large Hadron Colider (Lhc) del Cern di Ginevra. Il primo fascio di protoni è stato «sparato» alle 9.45 (con qualche minuto di ritardo) quasi alla velocità della luce e ha completato con successo il primo giro dell’anello lungo 27 chilometri della più grande macchina mai costruita al servizio della fisica. I ricercatori del centro di controllo del Cern di Ginevra hanno accolto con un applauso il completamento della prima fase dell’esperimento. Un grande applauso e un brindisi hanno salutato l’evento storico anche nella sede dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) a Roma, in collegamento con il Cern di Ginevra.

SECONDO FASCIO – A sorpresa, una, volta bloccato il primo fascio di protoni, i fisici hanno iniettato un secondo fascio di protoni che viaggia in senso opposto al primo: è il secondo grande passo in questa fase di rodaggio della macchina più grande e potente mai costruita al servizio della fisica moderna, l’Lhc. Anche questo secondo fascio di protoni, prima di completare senza problemi il percorso, ha attraversato l’anello «a tappe forzate», in un percorso cioè nel quale i protoni vengono iniettati e poi bloccati periodicamente in determinati punti del percorso da schermi simili a lastre fotografiche.

«LA SPERANZA DI GRANDI SCOPERTE»- «Abbiamo due emozioni: la soddisfazione per aver completato una grande missione e la speranza di grandi scoperte davanti a noi». Così Robert Aymar, direttore generale del Cern di Ginevra, ha commentato il via agli esperimenti del maxi-acceleratore.

LAMPO DI PROTONI – Durante il primo giro è stato osservato anche un lampo di particelle mentre il fascio di protoni attraversava il gas residuo presente nel rivelatore di uno dei quattro esperimenti, il Cms. Non si è trattato, naturalmente, di una collisione fra protoni perché nell’anello non sono stati iniettati fasci in sensi opposti, ma il lampo è stata tuttavia la prima evidenza che tutto ha funzionato in maniera corretta.

«UN SUCCESSO» – La tensione era altissima, a Ginevra come a Roma (all’Istituto nazionale di fisica nucleare), dove i ricercatori hanno seguito le ultime fasi del percorso del primo fascio di protoni iniettato nell’anello dell’acceleratore seduti in cerchio attorno ai monitor del centro di controllo dell’Lhc. Erano presenti tutti gli ex direttori generali del Cern, compresi gli italiani Luciano Maiani, oggi presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e Carlo Rubbia. «È andato tutto benissimo e la macchina funziona perfettamente» ha detto Maiani. «È più emozionante di un lancio spaziale», ha spiegato il presidente dell’Infn, Roberto Petrozio, commentando tutte le fasi dell’evento. «Quello di oggi è un lancio del microcosmo che promette di avere un’importanza fondamentale per la fisica».

CACCIA ALLA «PARTICELLA DI DIO – Sono partiti dunque i quattro esperimenti previsti nel progetto più ambizioso della fisica moderna: gli scienziati sperano che possa materializzarsi il bosone di Higgs, detta la «particella di Dio», una particella inafferrabile che spiega l’esistenza della massa, mai individuata, ma solo ipotizzata dallo scienziato scozzese Peter Higgs. In sostanza si spera di ricreare le condizioni del Big Bang che ha generato l’universo svelando i misteri della fisica particolare. Altri esperti tuttavia hanno manifestato il timore che si possa invece generare anti-materia – i cosiddetti buchi neri – e questo ha scatenato l’interesse generale nei confronti della fisica delle particelle prima dell’avvio della macchina. Il Cern ha assicurato che le preoccupazioni sono infondate e che il Large Hadron Collider è sicuro.

 

CERN, IL TEMUTO TEST PROCEDE REGOLARMENTEultima modifica: 2008-09-10T15:48:00+02:00da
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