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Pagamento in zona neutra L’ultimo giallo sul riscatto

 

 

Incerta la dinamica dell’azione di forza: è avvenuta dopo la liberazione degli ostaggi. Il rilascio degli undici sequestrati sarebbe avvenuto dopo il versamento di 6 milioni di dollari

 

 

 

 

 

 

 

IL CAIRO — La doppia verità che viene raccontata mentre gli ostaggi sono già in viaggio verso Il Cairo, dimostra quante difficoltà ci siano state per mettere d’accordo i governi interessati. E come, nella fase finale, ognuno voglia rivendicare di aver avuto un ruolo nella vicenda. Soprattutto gli egiziani, spiazzati dai tedeschi che hanno condotto in prima linea la trattativa e dagli italiani che hanno sempre osteggiato la possibilità di chiudere la partita con una prova di forza. E così, anche la descrizione dell’azione militare condotta dalle forze speciali locali, perde consistenza quando Roma e Berlino fanno filtrare la notizia che in realtà i turisti sono stati abbandonati dai carcerieri. E che avrebbero percorso un tratto di deserto stipati in 19 dentro una jeep.

È l’ulteriore dimostrazione che la vera svolta di tutta questa storia risale a due giorni fa, quando il negoziato era ormai entrato nella fase finale e l’azione condotta dai militari sudanesi ha rischiato di far saltare l’intera operazione. Per cercare di ricostruire quanto avvenuto bisogna però tornare ancora indietro, esattamente a giovedì, giorno in cui filtra la notizia che i rapitori si sono spostati in Libia, sia pur per poche ore. È un territorio «neutro», più agevoli risultano i contatti e gli scambi. Nonostante le smentite ufficiali e doverose, è proprio in quei momenti che sarebbe stato versato il riscatto. Circa 6 milioni di dollari per chiudere una partita cominciata con una richiesta di 15 milioni, apparecchiature e armi.

 

È possibile che non tutti i trasferimenti dei banditi siano avvenuti con gli ostaggi al seguito. Soltanto i cinque turisti piemontesi — quando risponderanno alle domande del pubblico ministero e dei carabinieri del Ros di Roma — potranno ricostruire le tappe di questa odissea nel deserto, rivelando se davvero sono stati gestiti da un gruppo formato da una quarantina di persone. Certo è che sin da venerdì si fanno più insistenti le voci di un rilascio che può avvenire entro tre giorni. Qualcuno dice addirittura lunedì mattina, confermando il fatto che l’intesa è ormai raggiunta. Come sempre avviene in questi casi deve esserci un mediatore che prende in consegna i prigionieri e ne garantisce la messa in sicurezza.

L’intelligence rimane in retroguardia, pronta a intervenire sui negoziatori se qualcosa dovesse andare storto. Nella zona si schierano le forze speciali egiziane, quelle italiane e tedesche. C’è un team del nono reggimento del Col Moschin e ci sono il Ksk e il GSG 9, truppe d’elite della Bundespolizei. Ma è solo una precauzione. L’accordo tra Stati prevede che — se non ci saranno ostacoli dell’ultima ora — non si deve effettuare alcuna azione di forza. Nessuno si aspetta che siano i militari sudanesi a intervenire.

E invece domenica pomeriggio i soldati effettuano il blitz. Ufficialmente sostengono di aver risposto al fuoco proveniente da un auto che non si è fermata a un posto di blocco. Appare invece verosimile che stessero seguendo alcuni appartenenti alla banda e che abbiano deciso di bloccarli nella speranza di recuperare il riscatto. Del resto tra i sei uomini uccisi ci sarebbe proprio il capo dei sequestratori e il governo di Khartoum ha dichiarato sin dall’inizio della vicenda di «tenere sotto controllo gli spostamenti dei banditi», accusandoli di appartenere a gruppi di ribelli del Darfur e manifestando così la propria contrarietà al raggiungimento di un accordo con loro.

L’operazione rischia di saltare, ma già nella notte arrivano segnali rassicuranti. Perché il contatto regge e la posizione del gruppo degli ostaggi è stata localizzata. All’alba le forze speciali si avvicinano al luogo della prigionia, pronte a intervenire. Ed è a questo punto che le versioni divergono. Gli egiziani sostengono di aver effettuato un blitz e di aver ucciso la metà dei sequestratori, circa 20 persone. Gli italiani e i tedeschi assicurano che i turisti erano già liberi, abbandonati dai rapitori che avevano preferito fuggire, ormai convinti di essere braccati. L’ipotesi più verosimile è che l’azione di forza sia scattata, ma quando gli ostaggi erano già al sicuro.

Pagamento in zona neutra L’ultimo giallo sul riscattoultima modifica: 2008-09-30T12:02:34+02:00da
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