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Palermo, guerriglia anti-polizia per vendicare due ragazzi morti

Incidente durante un inseguimento, incendi e sassaiole nel mercato di Ballarò. Avevano scritto sui muri «Vendetta sarà»

 

 

 

 

 

 

 

                                                                        

                                          

 

 

 

PALERMO – Avevano scritto sui muri «Vendetta sarà» e parolacce violente contro la polizia. Anticipo di una notte di guerriglia, di un’imboscata sventata, tesa agli agenti con cassonetti in fiamme, auto arrostite dai falò, lanci di sassi e bottiglie per le stradine di un mercato dal nome famoso, Ballarò. Ecco il cuore malato di una Palermo che esplode perché due diciassettenni sono morti sabato notte, inseguiti da una volante.

DRAMMA – Un dramma consumato su un motorino, in fuga contromano sulla circonvallazione dopo l’alt. Una corsa scriteriata culminata in un impatto mortale che ha strappato Peppe e Pasquale ai loro genitori, agli amici, al quartiere dell’Albergheria. Ci sarebbero stati mille modi per riflettere su questa tragedia, sulla maledetta coincidenza della fuga dei due ragazzi solo impauriti perché senza assicurazione, ma tallonati dalla volante per la segnalazione del furto di uno scooter. E invece per due giorni è covata la rabbia già emersa ai funerali, nella parrocchia di San Francesco dove don Cosimo Scordato, impegnato sacerdote antimafia nella trincea palermitana, ha stupito tanti suoi amici con un quesito forse mal posto e mal interpretato: «Non si poteva evitare di inseguire questi due ragazzi?».

SCINTILLA – Un interrogativo che ha avuto l’effetto di una scintilla su una bomba carica di rabbia antica. Come quella che, fra i vicoli diroccati del quartiere, cogli nell’arroganza di tanti ragazzi senza casco su moto truccate. Le stesse immagini di Mery per sempre e di tante fiction ambientate anche qui, a Ballarò, lo stesso nome del talk show di Raitre. E vorrebbe andarci in uno studio tv don Cosimo per gridare che è stato capito male, come ripeteva ieri sera tornando da Milano: «L’altra notte non c’ero, altrimenti sarei sceso per strada bloccando chi incendiava cassonetti. Io non ho mai dato colpa a nessuno. Come avrei potuto? Ho cercato di farmi interprete della inquietudine di tutti. Anche dei poliziotti. Giovani pure loro. Mi interessava entrare in sintonia col dramma dei genitori». Poi riflette amareggiato e ragiona sulle animosità dei parrocchiani: «A volte l’intervento autoritario non sempre è proporzionato ai bisogni… Per il resto non so dire altro. Non sono né giudice, né niente. Non so neppure cosa deve fare la polizia in questi casi…».

MILLE CONFLITTI – Le sue parole si perdono nella piazza attraversata dai senza niente che s’arrangiano, dagli immigrati che popolano le palazzine inagibili, dai senza tetto che occupano la Cattedrale, dai giovani del centro sociale asserragliati nel vicino ex carcere per resistere allo sfratto. È la città di mille conflitti, epicentro di una comunità variegata dove la polizia è considerata una insidia. E lo capisci il giorno dopo la guerriglia, quando si ricostruisce il tranello degli incendi, l’attesa delle volanti per i lanci mirati e la delusione dei «vendicatori» per l’arrivo dei carabinieri, l’altra sera di turno in zona. Echeggiano solidarietà diffuse, dal sindaco Cammarata al presidente dell’Assemblea Francesco Cascio. Ma resta l’eco disperata della madre di Peppe sui poliziotti: «Lo sanno loro cosa hanno combinato». Con i compagni dei due giovani pronti a ingiuriare sui muri perfino il cognome di Raciti, il sottufficiale caduto durante il derby Catania-Palermo. Spavaldi, minacciosi, pronti ad accendere nuovi fuochi. Come hanno fatto pure ieri sera. Con una sfida ad alto rischio.

Palermo, guerriglia anti-polizia per vendicare due ragazzi mortiultima modifica: 2008-10-08T16:52:44+02:00da
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