Indagine Swg: il 37% mangia cose diverse. Si mangia meno pane, frutta e carne di manzo e più pasta e pollo, ma il 72% dice no agli organismi geneticamente modificati
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CERNOBBIO (COMO) – La crisi finanziaria ha provocato un cambiamento delle abitudini alimentari di quattro italiani su dieci (37%) e si è così trasferita dalle borse alla tavola, facendo sentire i suoi primi effetti concreti sull’economia reale. Il dato emerge dall’indagine a cura di Swg, presentata, a Cernobbio, al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti. «Dall’indagine si evidenzia che la crisi economica finanziaria – sottolinea la Coldiretti – fa più paura della guerra ma rimane comunque alta la preoccupazione per la contaminazione dei cibi per effetto dei recenti scandali alimentari come la melamina nel latte cinese e i formaggi contraffatti. Sono proprio la necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza i fattori che spingono al cambiamento che, per oltre la metà delle risposte, si manifesta nel tipo di alimenti acquistati e nei luoghi in cui si fa la spesa ma anche nell’attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette (40%)». «Per valorizzare i primati del made in Italy occorre stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario, sostiene il presidente della Coldiretti, Sergio Marini che invita a »completare il percorso iniziato dopo la mucca pazza, nel 2002, quando – afferma Marini – è stata introdotta, per la prima volta in Europa l’etichettatura di origine della carne bovina».
LA SPESA – I cambiamenti nei comportamenti di acquisto sono giustificati dal fatto – rileva la Coldiretti – che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l’abitazione e assorbe il 19% della spesa mensile totale delle famiglie, per un valore di 466 euro al mese destinati nell’ordine principalmente all’acquisto di carne per 107 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 62 euro, pesce per 42 euro, zucchero, dolci e caffè per 32 euro, bevande per 42 euro e 18 euro per oli e grassi. Se complessivamente sono stagnanti le quantità acquistate, si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane (-2,5%), carne bovina (-3,0%) frutta (-2,6%) e ortaggi (-0,8%), mentre tornano a salire quelli di pasta (+1,4%), latte e derivati (+1,4%) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+6,6 %), secondo i dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2008. Le vendite – sottolinea la Coldiretti – sono in netto calo nei negozi al dettaglio specializzati e stabili negli ipermercati, mentre crescono esclusivamente, fatta eccezione degli hard discount, i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori.
OGM – La grande maggioranza degli italiani invece, sempre secondo la stessa ricerca, nonostante la crisi finanziaria e l’emergenza alimentare, non giudica la diffusione degli organismi geneticamente modificati una soluzione positiva e, al contrario, si rafforza l’opposizione (+5,2% rispetto all’analisi del 2007). In particolare quasi tre italiani su quattro che esprimono una opinione (72%) ritengono che i cibi con organismi geneticamente modificati sono meno salutari di quelli tradizionali. «Le coltivazioni ogm nel mondo non solo non hanno risolto il problema della fame, ma hanno anche aggravato la dipendenza economica dall’estero di molti Paesi in via di Sviluppo», afferma Marini. Per questo il numero uno dell’organizzazione agricola sostiene che «l’Italia, con i primati conquistati qualitativi e nella sicurezza alimentare nell’agroalimentare, ha una ragione in più per rispettare il principio della precauzione nei confronti dei consumatori che mostrano una forte opposizione agli ogm in agricoltura».
PRODOTTI DI QUALITA’ – Gli effetti della crisi finanziaria non si fanno sentire sui prodotti di elevata qualità e cresce dell’8% la percentuale dei cittadini che acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine (il 28% del totale) e del 23% per cento di quelli che comperano cibi biologici (il 16% complessivo). A trainare la crescita del bio nel primo semestre del 2008 ci sono i prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati (+18,4%), i prodotti per l’infanzia (+17,6) e i lattiero-caseari (+5,7). Non crescono solo gli acquisti familiari nei punti vendita tradizionali ma anche quelli effettuati direttamente dal produttore, con un aumento del 17% del numero di aziende agricole e agriturismi bio con vendita diretta nel 2008 (+92% tra 2003 e 2008), per un totale di circa 1.900 operatori.