
“La nave di ricerca scientifica Polarstern è rientrata dall’Artico a Bremerhaven”, ha detto alla France Presse la portavoce dell’istituto all’origine della spedizione polare, sottolineando che “é la prima ad aver attraversato i passaggi a Nordovest e a Nordest” senza aver dovuto rompere il ghiaccio.
Il 6 ottobre scorso l’Agenzia spaziale europea (Esa) aveva comunicato che la banchisa artica aveva registrato in agosto il secondo più forte scioglimento dall’inizio delle osservazioni satelltari, 40 anni fa; e che il mese successivo, per la prima volta, i due passaggi erano stati entrambi liberi dai ghiacci, contemporaneamente e per alcune settimane. La ‘Polarstern’, peraltro, è un rompighiaccio: il suo comandante, Stefan Schwarze, ha detto che l’impiego di una nave del genere era comunque preferibile, per l’incertezza sui movimenti dei lastroni e il possibile riformarsi della banchisa.
La ‘Polarstern’ aveva lasciato Bremerhaven il 12 giugno scorso per una spedizione scientifica in Groenlandia e nelle Spitzbergen prima di iniziare, con partenza da Reykjiavik (Islanda), il periplo dell’Artico, della durata prevista di 70 giorni. “L’obiettivo era arrivare nel cuore dell’Artico per fare ricerche, ciò che non sempre è possibile, ma questa volta lo é stato”, ha precisato la portavoce. La direttrice dell’istituto Alfred Wegener, Karin Lochte, ha spiegato, in una conferenza stampa, che l’apertura contemporanea dei due passaggi ha offerto possibilità interessanti per la ricerca scientifica ma è assai preoccupante se la si considera in termini di effetto serra e cambiamento climatico.
Alcuni dei 117 scienziati di 12 Paesi presenti a bordo del rompighiaccio hanno potuto osservare “specie di uccelli che si trovano abitualmente nell’Atlantico del nord”, ha detto il capo della spedizione, Wilfried Jokat, Gli studiosi hanno effettuato prelievi dai fondali marini e misurazioni acustiche, al fine di elaborare un modello geofisico migliorato per l’Artico centrale. Tali lavori – ha osservato Jokat – sono molto importanti per valutare le risorse naturali dell’Artico.
Secondo l’Agenzia geologica americana (Usgs), l’Artico racchiuderebbe riserve, sfruttabili già grazie alle attuali tecnologie, di 90 miliardi di barili di petrolio e di 44 milioni di barili di gas naturale liquefatto. A quanto riferito la settimana scorsa dall’Esa, il ramo più lungo del passaggio a Nordovest – la via Amundsen, vicino alle coste canadesi – era aperto da luglio. Il ramo più diretto, un po’ più a nord, era diventato navigabile il 18 agosto, secondo le osservazioni fatte in particolare dal satellite europeo Envisat. Il passaggio a Nordest, invece, si era aperto il 5 settembre. Il 22 settembre, entrambi i passaggi erano di nuovo chiusi. L’apertura del passaggio a Nordovest e di quello a Nordest alla navigazione permetterebbe grandi risparmi di tempo e dicarburante nei collegamenti tra Europa e Asia, riducendo larotta di oltre 4.000 chilometri.