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Elettricità, troppi gli oneri impropri

Energia. Secondo il vicepresidente degli industriali, già dalle prossime settimane la crisi farà scendere la domanda delle imprese
 
 

«Ci hanno raccontato sino alla nausea che in Italia il prezzo dell’energia è troppo alto per colpa dell’impiego prevalente di metano e petrolio. Perché non abbiamo abbastanza centrali a carbone, perché non abbiamo energia nucleare. Allora, prendiamo i numeri: oggi abbiamo la bolletta più salata della storia ma appena il 39% del costo è formato dalla voce combustibile e dagli oneri di produzione della corrente, compresi gli stipendi dei dipendenti delle aziende elettriche. Il prezzo dell’elettricità non dipende solo dal mix di fonti impiegate per fare girare le turbine, ma per due terzi è fatto dal margine che i produttori riescono a riservarsi e da tutta una teoria di costi cosiddetti ancillari», afferma Antonio Costato (48 anni), imprenditore di Rovigo con la Grandi Molini Italiani. Sposato, tre figli, Costato è vicepresidente della Confindustria con delega su Energia e mercato.

 

Vediamo il tema dell’energia, cominciando dal suo cenno al nucleare.

 

Va benissimo puntare su questa tecnologia. L’energia atomica è una risorsa importante. Ma le imprese devono arrivare “vive” al 2020, data ipotetica dell’avvio di una centrale nucleare se si partisse oggi e se si facesse con grande premura. Ma dire che la corrente è troppo cara perché non abbiamo centrali atomiche è come dire che un paio di scarpe di Gucci è carissimo a causa del costo del pellame.

 

Non è vero che abbiamo un “parco centrali” inadeguato?

 

Dieci anni fa forse era vero. Oggi abbiamo un parco centrali più che doppio rispetto al fabbisogno del Paese. Ci sono le condizioni perché il mercato sia reso più competitivo, così da far scendere attraverso una maggiore concorrenza il “margine di generazione” e con esso il prezzo dell’energia.

 

Il costo della corrente potrà ribassare?

 

Già dalle prossime settimane ci aspettiamo una riduzione dei margini di produzione delle società elettriche. Le principali attività manifatturiere che consumano energia stanno rallentando, e quando la domanda scende l’offerta risponde con prezzi più bassi. Questo accadrebbe in un mercato che funziona. È giusto che anche alle imprese elettriche, come tutte le aziende manifatturiere, venga applicata la pressione che il mercato sta imponendo a tutti noi, a tutti agli altri settori dell’economia. Le imprese stanno prendendo coscienza della drammaticità del momento e sono disposte a combattere ma a condizione che lo si faccia tutti e con coraggio: non è più il tempo di scherzare con i privilegi a questo o a quello. Va applicata una sorta di legge marziale dell’economia: chi spreca o ruba va punito. In questa stagione, la posizione di Confindustria non vuole essere ambigua. Siamo per il mercato e non per i privilegi; siamo per la tutela degli interessi generali del Paese e non per quelli particolari delle singole imprese, anche se nostre associate. In caso diverso, l’asimmetria di risultati tra i produttori di elettricità e i loro clienti civili e industriali – asimmetria che è male tollerata già in epoca di vacche grasse – con la recessione diventerà insopportabile. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ci ha promesso l’apertura di un “tavolo”. Dovrebbe essere un luogo dove rivedere quelle regole che impediscono al prezzo di scendere immediatamente e sensibilmente grazie a una maggiore concorrenza tra fornitori.

 

Lei parlava di costi ancillari. Che cosa dovrebbe fare il Governo?

 

A questo serve il tavolo su cui s’è impegnato Scajola. Vanno cambiate le regole, subito, così da rendere il gioco più equo e conteso anche per chi l’energia la produce e non solo per chi la consuma. Per aumentare la discesa dei prezzi va assolutamente messo ordine a tutta quella serie di costi ancillari che sono arrivati a pesare nella bolletta in maniera sproporzionata e per i quali alcune consistenti voci non trovano più alcuna giustificazione. Penso agli incentivi Cip6, un privilegio riservato a pochi che pesa sulle bollette, o alle forniture a “prezzo politico” garantite all’Alcoa per l’alluminio o alla Thyssen Krupp per l’acciaio. Penso alle “rendite da congestione”, cioè al fatto che gli italiani pagano le inadeguatezze della rete di alta tensione. Penso al fatto che Terna, la società dell’alta tensione, non ha un obiettivo di efficienza economica: quelli di Terna sono bravissimi, ma con un 68% di Ebitda bisognerebbe pensare a un tetto, come fanno in Inghilterra. Infine bisogna studiare quelle iniziative nel campo delle energie rinnovabili che hanno ben poco di ecologico, come chi chiede “certificati verdi” per impianti costruiti all’estero: il settore deve essere una opportunità di crescita e di innovazione per le nostre imprese e non il feudo dove costituire nuove e onerosissime rendite alle spalle dei consumatori.

 

Al dunque: quali regole vorrebbe cambiare?

 

Le quotazioni alla Borsa elettrica dovrebbero essere espresse in “pay as you bid”, e non sulla base del prezzo marginale che si presta ai giochi rialzisti e tiene robusti i listini. Dovrebbero essere tolti gli aiuti e i sussidi. Bisognerebbe dare un obiettivo di efficienza a Terna. Questo potrebbe darci un punto percentuale al Pil, una quindicina di milardi di risparmio l’anno. Se mettiamo più competizione, il Mol medio delle imprese elettriche sui ricavi passerebbe dal 35-40% di oggi al 15-20% (che è ancora tantissimo), con un risparmio complessivo di 6-8 miliardi di euro l’anno.

 

E un po’ meno di dipendenza dal metano. Non trova?

 

Il modello economico che ha visto crescere le centrali alimentate dal metano non è la causa ma è l’effetto. È figlio dei margini alti nel settore elettrico, è frutto di una misallocazione di capitali. Se l’energia elettrica avesse un prezzo più basso e margini più ragionevoli, le società elettriche farebbero piani di investimento più aggressivi sul fronte dei costi di produzione. Vede, le grandi utility hanno fatto profitti lauti in un segmento poco innovatore e a basso rischio grazie al quadro di regole date dal legislatore. I manager delle aziende energetiche hanno fatto bene, dal punto di vista dei loro profitti, ma finora hanno vinto gare di ciclismo organizzate su autostrade in discesa, e sono sicuro che sapranno muoversi – come tutti noi imprenditori non protetti – anche sui tornanti e nelle salite: dà loro molta più soddisfazione vincere il Tour de France che una gara di paese. Insieme, dobbiamo darci obiettivi di efficienza del sistema.

 

Costato, lei sembra pessimista.

 

Ci avviamo verso una stagione di difficoltà che neppure la generazione dei nostri nonni ha conosciuto: negli anni 30 l’Italia era un’enclave rurale e il vento della depressione che soffiò dall’America non fu sentito perché il Paese era poco sviluppato e chiuso al mondo. Oggi è diverso, la nostra nave entra in un uragano oceanico e a nessuno dell’equipaggio è consentito di godere di privilegi: tutti dobbiamo remare con forza e nella stessa direzione. Se nelle prossime settimane di fronte a una domanda in contrazione i prezzi non scenderanno, avremo una ulteriore prova che il mercato nell’elettricità non funziona.

 

Ci sono indicatori indiretti sul funzionamento del mercato elettrico?

 

Sì, quello che mi raccontava un amico, navigato trader di Chicago: bisogna allarmarsi sul cattivo funzionamento di un mercato – diceva – quando sulle pagine dei giornali si infittiscono le fotografie e le citazioni dei manager. Sulle pagine dei giornali c’è stata la stagione degli immobiliaristi, poi degli assicuratori e dei banchieri pigliatutto; ora l’attenzione della stampa si è spostata sulle facce che rappresentano le grandi utility ed è un segnale che dovrebbe proccupare.

 

Cambiamo argomento: ci fa un cenno sul tema del pacchetto europeo “clima ed energia” di cui si dibatte anche oggi?

 

Per me è fuori dall’agenda. Quando Angela Merkel imposta una manovra da 500 miliardi (ripeto, 500 miliardi) per salvare le banche tedesche dalla crisi finanziaria, allora sul pacchetto europeo c’è poco da dire.


Elettricità, troppi gli oneri impropriultima modifica: 2008-10-18T16:34:02+02:00da
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