Nel penitenziario di trapani. Quattro esponenti del clan Di Lauro avevano tentato di corrompere una guardia carceraria che ha svelato il piano
L’arresto di Paolo Di Lauro
NAPOLI- Alla «sbobba» carceraria non si erano abituati affatto. Anzi, anche dietro le sbarre pretendevano raffinati pranzetti da gourmet. come se fossero ancora i «padroni» di Napoli e delle piazze dello spaccio. Per questo motivo ordinavano aragoste, caviale, mozzarelle di bufala, babà e champagne. Desideri di «vita agiata» che hanno spinto quattro boss della camorra, appartenenti al clan Di Lauro di Scampia, reclusi nel carcere «San Giuliano» di Trapani, a tentare di corrompere un agente di polizia penitenziaria per ricevere le prelibatezze in cella e un trattamento di assoluto favore, simile a quello che, un tempo, riceveva Raffaele Cutolo, nel supercarcere di Ascoli.
Il piano è però sfumato grazie alla collaborazione della guardia, che ha finto di accettare e poi ha raccontato tutto ai magistrati. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori di Trapani, Paola Biondolillo ed Andrea Tarondo, sono state condotte dai carabinieri, che stanno eseguendo cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei quattro ergastolani e di una donna, loro parente, che si è adoperata per trovare il contatto con l’agente. Nell’ambito dell’indagine, i militari, nello scorso mese di agosto (ma la notizia non è finora stata resa nota), hanno filmato la consegna della mazzetta alla guardia e arrestato la persona che l’ha consegnata