Informati Subito

Lo sfogo difensivo di Moggi padre e figlio

Luciano: «Calcio solo da opinionista». Alessandro: «Erano i giocatori a scegliere me». Attesa la requisitoria del pm

 

 

 

ROMA — Assolve se stesso. E scarica le colpe sugli altri: sull’inchiesta romana, su quella napoletana e soprattutto sul «nemico» numero uno, l’ex ds della Roma Franco Baldini.

Mentre il processo Gea è alle battute finali (martedì la requisitoria, a gennaio la sentenza) Luciano Moggi in aula rivendica i propri successi, tocca temi che non c’entrano con l’accusa e se la prende pure con il pm Luca Palamara, «colpevole» di simpatie per il club giallorosso. A questo punto il presidente Luigi Fiasconaro, che già poco prima non era riuscito a nascondere un gesto di insofferenza, sbotta: «Le sue dichiarazioni sono fuori tema ». Atteggiamento «inqualificabile », si arrabbia il pm.

Moggi sostiene di essere un «capro espiatorio», un uomo che è stato «infangato». Si difende: «Sento dire che il calcio è peggiorato, evidentemente non ero io la mente di ogni complotto. Per queste vicende ho perso il lavoro e mio figlio ha passato i guai con la sua famiglia». Si vanta: «Ho vinto scudetti, trofei in Italia e all’estero. Nella finale dei campionati del mondo c’erano in campo nove giocatori della Juve». Annuncia: «Non voglio più tornare a far parte di questo mondo. Il calcio lo seguo come critico e come giornalista».

L’ex dg della Juve lancia accuse e frecciate a tutti. Baldini? Sui casi Baiocco e Chiellini «non ha fatto altro che raccontare menzogne». Nicola Amoruso? «I calciatori sono persone viziate che pensano solo ai rinnovi contrattuali, anche quando sono reduci da pessime stagioni». Francesco Grabbi? «In 12 anni non ne ha fatta una buona». Manuele Blasi? «Dopo una squalifica per doping mi chiese l’adeguamento del contratto ». Salva solo, ovviamente, il figlio Alessandro: «Non gli ho mai rivelato in anticipo certe operazioni di mercato, nè ho preso dei soldi da lui».

È proprio Alessandro che parla dopo il padre. Anche il suo è uno sfogo: «Sono partito dal basso, cercando di imporre una mia autonomia perché ancora adesso soffro quando qualcuno mi definisce “il figlio di Moggi”». Ma «se oggi assisto l’85-90% dei giocatori che avevo prima dello scandalo Gea, significa che il mio metodo di lavoro è buono. Sono sempre stati i calciatori a scegliere me, perché insoddisfatti dei loro precedenti agenti». Per il contratto di David Trezeguet, precisa Moggi jr., «l’incontro avvenne nella sede della Juve perché era comodo trovarci lì». E alle accuse del procuratore Antonio Caliendo replica: «Forse, gli bruciò il fatto che io fondai con altri la Gea. Mi dolgo, piuttosto, di non aver mai chiarito in modo netto che questa società non aveva alcun rapporto con Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, tant’è vero che nessun calciatore da noi assistito è mai andato alla Lazio o al Parma. E non esisteva alcun legame con la Banca di Roma, anche se tra i soci c’era Chiara Geronzi ».

 

Lo sfogo difensivo di Moggi padre e figlioultima modifica: 2008-11-11T14:58:45+01:00da
Reposta per primo quest’articolo