Sansonetti attacca il conduttore «amico»: clamoroso scivolone. Ferrero: «Equivalenza impossibile»
Michele Santoro |
ROMA — Ormai sono una cosa sola, una specie di censore bifronte, mezzo Sandro Bondi, mezzo Michele Santoro. Il ministro che inveisce contro il «ributtante» Glob e il giornalista rosicone che mal sopporta la sua imitazione su Rds, il primo che scrive a Petruccioli, il secondo che fa scrivere dagli avvocati, due estremi che si sono incontrati, praticamente la stessa persona. Così almeno li vedeLiberazione che alla rara mutazione politica ieri ha dedicato un commento da prima pagina.
«La gestione del dissenso sembra la stessa, destra e sinistra si specchiano nella loro permalosa identità di vedute, nelle ipocrisie, nelle tentazioni liberticide. Ai Cesaroni direbbero… che amarezza». Piero Sansonetti, direttore del quotidiano di Rifondazione, propende per «uno scivolone» santoriano: «Dai, in questo caso non c’è molto dubbio, è abbastanza clamoroso. Bondi lo sappiamo che manca di spirito. Ma uno come Michele, che si batte per la massima libertà e ora vuole impedire ad altri di scherzare, è incomprensibile. Oltretutto Joe Violanti mi pare spiritosissimo. Interferisce col suo lavoro? Perché il corsivaccio di Travaglio non crea problemi ad altra gente? Eppure, giustamente, va». Dissente il segretario del Prc Paolo Ferrero, ormai quasi sempre in rotta con Liberazione: «Che vuole, mi criticano ogni giorno. L’equivalenza tra Bondi e Santoro è tirata per i capelli, benché entrambi in torto. Mi preoccupa di più vedere che maggioranza e opposizione la pensano uguale su crisi economica e Alitalia». Smonta il teorema Giovanni Russo Spena: «È un paradosso. Bondi rappresenta la gestione autoritaria del governo, che non ammette critiche. Santoro è colpevole di uno scivolamento, di una bizza, ha sbagliato ad offendersi, ma non esercita il potere, dunque i due sono incommensurabili». Scettica Rina Gagliardi: «Bah, sono esagerati, anche se non ho apprezzato lo scatto di Santoro. Però c’è una differenza di ruolo. Lui è un conduttore che fa le sue cose, l’altro è un ministro. Può essere che un tratto liberticida, l’insofferenza tipica della destra, si ritrovi pure a sinistra, ma è sbagliato dire che tutto è uguale, non è mai così. Santoro ha fatto la figura del permaloso, di uno privo di spirito. Il migliore, almeno in questo, resta Andreotti: mai una querela, insuperato».