Otto agenti, un ispettore capo e un commissario capo della polizia municipale. Il 22enne venne fermato il 29 settembre con la falsa accusa di essere il “palo” di uno spaccciatore
Emmanuel Bonsu Foster con un occhio tumefatto dopo il pestaggio |
PARMA – Otto agenti, un ispettore capo e un commissario capo della polizia municipale di Parma sono stati iscritti nel registro indagati della procura della città emiliana per il presunto pestaggio di Emmanuel Bonsu Foster avvenuto lo scorso 29 settembre. Il 22enne ghanese venne fermato nel corso di un’operazione antidroga. Ora la procura ha formalizzato i capi di imputazione nei confronti di chi ha organizzato, coordinato e diretto l’operazione antidroga e di chi ha eseguito il fermo e il successivo interrogatorio: percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d’ufficio, con l’aggravante dell’abuso di potere.
Secondo l’imputazione formulata dal pm Roberta Licci, Bonsu non ha reagito con violenza quando è stato fermato dagli agenti in borghese, che non si sarebbero neppure qualificati. Fermato a terra dopo un tentativo di fuga e dopo che gli era stata puntata contro una pistola, il ghanese venne ammanettato e uno degli agenti gli avrebbe tirato un pugno nel fianco mentre veniva condotto verso l’auto di servizio. Una volta portato al comando, gli agenti avrebbero cercato di farlo confessare di essere un palo di uno spacciatore extracomuntario, «asserendo falsamente di avere le prove della sua responsabilità. Mentre era rinchiuso in cella», si legge nelle ipotesi di reato della procura, Bonsu «veniva colpito con calci, pugni e schiaffi». Dopo essere stato portato negli uffici della polizia territoriale sarebbe stato fatto spogliare e, una volta nudo, costretto a fare ripetuti piegamenti. Trattenuto in centrale per quattro ore, senza che nulla fosse comunicato all’autorità giudiziaria, a un certo punto Bonsu si sarebbe trovato di fronte un agente con un modulo per l’autocertificazione in mano. Il vigile gli avrebbe detto che doveva firmare senza fare storie, «anche si fosse trattato della sua condanna a morte». Il sospetto degli inquirenti è che i dieci indagati, con diversi livelli di responsabilità, abbiano cercato di coprire l’errore del fermo e chi lo aveva commesso.
SINDACO – Martedì il sindaco di Parma, Pietro Vignali, in consiglio comunale aveva reso noto i risultati di un’indagine interna (che esula da quella penale della procura). Il sindaco ha riferito di «comportamenti che possono determinare censure e azioni disciplinari, oltre che il trasferimento ad altre mansioni dei poliziotti coinvolti, cosa che è già stata avviata».