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Il racket spara all’auto di un imprenditore

L’allarme Escalation di intimidazioni agli industriali anti-mafia. Dopo Agrigento, nuove minacce a Messina. Il ministro Alfano: al fianco di chi rischia la vita al Sud

 

 

PALERMO — Scatta immediata la solidarietà attorno a Ivan Lo Bello e al suo vice, Giuseppe Catanzaro, il presidente degli industriali di Agrigento raggiunto dal macabro messaggio di una finta bomba con una croce intrecciata da fili elettrici. Ma a Messina il racket torna a sparare. Con tre colpi di pistola esplosi all’alba contro l’auto di un altro imprenditore coraggio, Mariano Nicotra. Una ragione in più per rafforzare la vigilanza, come chiede Emma Marcegaglia, il presidente di Confindustria, pronta a definire le intimidazioni «un segnale grave che deve preoccupare Paese e Istituzioni in quanto è l’evidente risposta criminale al forte impegno civile degli imprenditori siciliani sul territorio e agli importanti risultati che questo impegno ha già ottenuto».

È lo stesso tono usato proprio da Lo Bello, da due anni alla guida di Confindustria Sicilia e protagonista di una svolta che ha prodotto incisivi risultati ad Agrigento, proprio grazie al ruolo di Catanzaro, Beppe per gli amici, una vita blindata passata fra impianti e cantieri della sua azienda specializzata nel settore rifiuti, titolare della più grande e attrezzata discarica dell’isola, a Siculiana, il paese un tempo dominato dai Cuntrera e Caruana, il consiglio comunale sciolto per infiltrazioni mafiose. Per la Marcegaglia l’episodio «rafforza la determinazione di Confindustria a stare a fianco degli imprenditori siciliani e meridionali, impegnati con coraggio in una battaglia di vitale importanza per il Paese e per il suo sviluppo economico».

Un messaggio in linea con le parole del ministro della Giustizia Angelino Alfano, ieri nella sua Agrigento, pronto a sostenere la battaglia di Catanzaro e degli imprenditori schierati sul banco dei testimoni in un insidioso processo ai boss che chiedevano loro 100mila euro l’anno. «L’imprenditore fa impresa per il bene della collettività e la circostanza di essere un eroe di necessità è un fatto emergenziale», spiega Alfano. «Siamo accanto a tutti quegli imprenditori che non solo rischiano la vita, ma che si pongono anche come buon esempio per i loro colleghi e per i cittadini». Sintonia piena dal governo nazionale a quello regionale. Anche il governatore dell’isola Raffaele Lombardo si schiera accanto agli «imprenditori ribelli», assicurando pieno sostegno a «uomini come Giuseppe Catanzaro che della lotta al racket hanno fatto una ragione di vita, specie mentre la criminalità torna a colpire, come dimostra l’inquietante azione compiuta ai danni di un imprenditore iscritto all’associazione antiracket di Messina…».

Coincidenza inquietante richiamata dal presidente dell’Assemblea regionale Francesco Cascio, fiducioso: «La mafia è sempre più preoccupata dell’aria nuova che si respira in Sicilia». Della necessità di «escludere da ogni beneficio carcerario gli estorsori», parla invece Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali: «È un nuovo urgente impegno del Parlamento garantire l’assoluta certezza della pena e la sua espiazione senza sconti e senza benefici». Un riferimento esplicito al caso Agrigento e alle «voci» captate in carcere contro Catanzaro. Dato inquietante per il questore Girolamo di Fazio che elogia gli imprenditori-testimoni e rafforza la vigilanza: «Tutte le forze dell’ordine sono schierate a difesa di questa aria nuova che respiriamo».

 

 

 

 

Il racket spara all’auto di un imprenditoreultima modifica: 2008-11-16T12:43:54+01:00da
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