Cori, proteste e denunce nella prova per 500 posti da uditore giudiziario. Sopra i banchi anche i vietatissimi codici «commentati» con il timbro del ministero che ne autorizza l’utilizzo
MILANO – Niente male per essere un concorso per futuri magistrati. Niente male, poi, per un concorso organizzato dal ministero della «Giustizia». Dentro le aule è entrato di tutto: fotocopie, fisarmoniche di carta con possibili tracce e, soprattutto, codici «irregolari», cioè «commentati». Eppure ugualmente approvati dai cancellieri durante i controlli con tanto di timbro del dicastero di via Arenula. Così si spiega la sollevazione generale mercoledì scorso da parte dei partecipanti. E la contestazione è andata avanti per almeno un’ora. Andiamo per ordine.
Tutti in coda |
LE DENUNCE – Intorno alle 18, quando è stato consentito ai candidati che lo desideravano di lasciare il padiglione, sono stati tanti quelli usciti furenti: «O i cancellieri sono incompetenti, e non si capisce perché il ministero si serva di loro, oppure sono in malafede», denuncia Marco che arriva da Napoli. «Io sono stata sottoposta ad un controllo che è durato dieci minuti. Non si spiega come sia possibile che quei volumi abbiano ottenuto il timbro ministeriale. Eppure, anche un bambino vedrebbe che il tomo pesa il doppio perché contiene dei commenti», urla Katia dalla Sicilia. Così è iniziata la sollevazione dei futuri magistrati. Con il coro «vergogna, vergogna» all’indirizzo della commissione d’esame. E dopo le proteste sono andati a denunciare i fatti in procura. Una cinquantina di ragazzi ha anche abbandonato il concorso: «È una farsa. Vogliamo che la prova venga annullata!», ci dice un giovane neolaureato che arriva da Genova. Alla fine, 21 espulsi il primo giorno e una cinquantina giovedì.
IL PRESIDENTE DIMISSIONARIO – Venerdì mattina in tanti hanno rinunciato alla prova. E si chiedevano come mai il presidente della commissione, Antonio Gialanella, nominato appena 14 giorni prima della prima della prova, dopo appena una settimana ha lasciato l’incarico: «Forse il suo telefono era diventato rovente», afferma un futuro magistrato che vuole restare anonimo (sic!). «Una settimana a Milano per fare il concorso, ho speso 1000 euro tra albergo e viaggio, e devo assistere ad un simile spettacolo». Molti poi contestano che il concorso si tenga nella sede unica di Milano quando negli anni passati si teneva anche a Roma. Giovanni da Catania è lapidario: «Forse qualcuno della Lega vuole penalizzare la maggioranza dei concorrenti che arriva dal sud?». Ma questa è un’altra polemica.