Aveva 78 anni. Militante del Pci, è stato lo storico direttore del Tg3. Attualmente era nel Cda della Rai
ROMA – È morto a Roma dopo una lunga malattia Sandro Curzi. Nato a Roma il 4 marzo 1930, aveva 78 anni. Alle 17 sarà allestita la camera ardente in Campidoglio. E sempre in Campidoglio si svolgeranno lunedì alle 11.30 i funerali laici.
IL PADRE DEL TG3 – Resistente partigiano a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni ’90. Il suo impegno politico si è svolto all’interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull’Unità «clandestina» per raccontare l’assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci Gioventù nuova, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il ’47 e il ’48 lavora al settimanale Pattuglia insieme a Giulio Pontecorvo e, nel ’49, a la Repubblica d’Italia fino a diventare capo redattore di Gioventù nuova diretta da Enrico Berlinguer.
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Curzi con Michele Santoro ai tempi di «Samarcanda» |
NEGLI ANNI SETTANTA L’IMPEGNO CON LA TV – Dalla metà degli anni ’70 arriva l’impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l’assunzione di giornalisti di «chiara fama» disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel ’76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste “scopre” Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma Samarcanda.
TG3, IMPRONTA INCONFONDIBILE – Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando al telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, «Telekabul» (dalla capitale dell’Afghanistan occupata dall’Urss negli anni ’70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del ’91) e autorevolezza.
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Sandro Curzi con la moglie Bruna Bellonzi |
Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d’amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all’astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà. Tra le sue esperienze va ricordata nel ’94 la pubblicazione del libro «Il compagno scomodo» (Mondadori) e nel ’95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo «La riserva indiana» col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone «Troppo sole». Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch’essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell’Ansa.