Mobilitazione generale contro la politica economica del governo. Il leader Cgil: «Dati buoni, soprattutto a Nord», deroghe per il trasporto ferroviario e i trasporti pubblici locali
ROMA – La Cgil parla di adesione altissima, il governo – con il ministro Sacconi – di adesione bassissima. È scontro sullo sciopero generale indetto dalla Cgil (senza Cisl e Uil) per protestare contro la politica economica del governo. Il sindacato parla di «adesione ben oltre il doppio del numero degli iscritti alla Cgil, con punte di circa il triplo»: i manifestanti sono stati calcolati in 675mila persone nelle principali piazze regionali. Il ministro del Welfare parla invece di «bassissima adesione nel pubblico impiego, il ministero della Funzione pubblica parla di un 7%. Confido che, consumato questo rito, si riprenda a dialogare senza pregiudizi». In ogni caso, vista anche la situazione generale di maltempo, sono state tante le persone scese in piazza per partecipare ai cortei organizzati in diverse città italiane. Esentati dalla mobilitazione il trasporto ferroviario e i trasporti pubblici locali nelle zone più colpite dalla pioggia, in particolare Roma e Venezia.
EPIFANI A BOLOGNA – Duecentomila persone alla manifestazione di Bologna, che si è conclusa con l’intervento di Guglielmo Epifani in piazza Maggiore. «Il peggio deve ancora arrivare» ha detto il leader della Cgil, ricordando i 400mila in cassa integrazione e sottolineando come lo sciopero del 50% alla Fiat Mirafiori «dimostri quale forza, dignità e unità abbiano quei lavoratori nell’affrontare la crisi». Poi l’attacco a Berlusconi: «Ogni tanto usa la metafora per sé del buon padre di famiglia ma un buon padre farebbe tutto, anche di più, di fronte a questa crisi».
A ROMA BERTINOTTI E GIORDANO – Nella Capitale flagellata dal maltempo al corteo della Cgil hanno partecipato 30mila persone. Presenti il segretario generale della Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino, il segretario generale della Spi-Cgil (pensionati) Carla Cantone, l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e l’ex segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano. «Questa manifestazione è una speranza – ha detto Bertinotti -. Siamo di fronte a scelte che segnano l’Italia e l’Europa. Bisogna garantire l’occupazione e creare un modello di sviluppo economico e sociale alternativo». Il corteo degli studenti è partito invece da piazzale Aldo Moro con in testa lo striscione «Contro tagli precarietà e privatizzazione l’onda generalizza lo sciopero». Gli studenti si sono uniti ai Cobas, ma poi se ne sono staccati dirigendosi al ministero dell’Istruzione per un presidio in cui c’è stata un po’ di tensione con le forze dell’ordine al cui indirizzo i ragazzi hanno lanciato alcune uova. Alcuni manifestanti sono entrati nel Colosseo e hanno esposto un enorme striscione «No 133». Su un altro, dedicato al 15enne ucciso in Grecia: «Lavoro e università, stessa rabbia stessa precarietà. Con Alexis nel cuore».
A MILANO QUATTRO CORTEI – A Milano i cortei stati quattro: della Cgil, dei sindacati di base e degli studenti. Pesanti i disagi per la circolazione. I manifestanti – circa 80mila – hanno seguito due percorsi diversi per poi ricongiungersi in piazza Duomo. In testa al corteo Cgil, dietro lo striscione della Camera del lavoro, sfilano il segretario milanese Onorio Rosati e la segretaria nazionale Morena Piccinini. Poco più avanti uno stendardo della federazione dei lavoratori della conoscenza – Flc Scuola università e ricerca. Tante le bandiere rosse del sindacato listate a lutto, per ricordare le morti sul lavoro. I sindacati di base chiedono la continuità del reddito, cioè di garantire a tutti i lavoratori dipendenti, precari e atipici almeno l’80% di retribuzione in caso di perdita del lavoro. Viene contestata la finanziaria del governo Berlusconi così come la riforma scolastica. Molti gli slogan contro i ministri Gelmini e Brunetta. Al termine della manifestazione centinaia di studenti hanno occupato l’università Statale.
200MILA A BOLOGNA – A Bologna il serpentone – 200mila i partecipanti – si è snodato sotto una pioggia battente e un mare di ombrelli colorati, guidato dal segretario generale della Cgil Epifani. Presente anche il ministro ombra dell’Economia, Pierluigi Bersani, e altri esponenti del Pd. Mancava il sindaco Cofferati per impegni istituzionali già annunciati nei giorni scorsi. «Ma con il cuore sta qua – ha detto Epifani, che lo ha incontrato al termine della manifestazione -. Malgrado la pioggia il clima è straordinario, spero che il governo voglia ascoltarci». «I primi dati dello sciopero – ha aggiunto il leader sindacale – sono molto buoni e confortanti, soprattutto nelle fabbriche del nord, e questo dà ragione alla domanda di cambiamento della politica del governo». E ai colleghi di Cisl e Uil: «Mi rammarico che non siamo insieme perché le ragioni di questo sciopero sono sacrosante. Se non avessimo fatto la grande manifestazione sulla scuola del 30 ottobre non avremmo avuto oggi la retromarcia della Gelmini». Il corteo era aperto dallo striscione «Sciopero generale contro la crisi, più lavoro, più salario, più pensioni, più diritti». Su tre faccioni di cartapesta Berlusconi, la Gelmini e Brunetta.
FIRENZE BLOCCATA – Quattro i cortei che nel centro di Firenze: quello della Cgil, quello dei Cobas, quello degli studenti e quello del Movimento antagonista, che ha raggiunto la sede dell’Associazione industriali per una manifestazione contro le morti sul lavoro. A Genova in piazza oltre 10mila persone (20mila secondo gli organizzatori), a Perugia 5mila, 10mila ad Ancona. A Lanciano, in Abruzzo, sono scese in piazza circa 2mila persone, insieme al leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro.
ADESIONE ALTA A TORINO – A Torino il corteo è stato aperto da tre grandi palle di neve con scritto «Disoccupazione», «Rischio Povertà», «Precarietà». Un gruppo di studenti ha organizzato un presidio davanti alla sede dell’Unione Industriale, bruciando alcuni pneumatici al grido di «Vogliamo farvi sentire la puzza della crisi». Secondo il sindacato l’adesione nelle aziende metalmeccaniche del Torinese è andata dal 90% dell’Itca e della Teksid al 70% dell’Alenia, all’80% della Microtenica. L’adesione allo sciopero dei lavoratori di Palazzo Civico è stata del 40%, mentre nella scuola è arrivato al 45%. Nello stabilimento Fiat Mirafiori adesione intorno al 50%. Per l’azienda il dato medio di partecipazione è stato del 16% tra operai e impiegati di tutti gli stabilimenti italiani.
NAPOLI E CAMPANIA – A Napoli sono stati circa 40mila – secondo gli organizzatori – i lavoratori scesi in piazza. Il serpentone di persone, bandiere e striscioni contro la precarietà e la disoccupazione, si è snodato fino alla centrale piazza del Gesù, dove il segretario della Fiom Gianni Rinaldini ha tenuto il comizio conclusivo insieme al segretario provinciale Giuseppe Errico. Altri quattro i cortei in Campania. Al corteo di Bari hanno partecipato circa 30mila persone secondo gli organizzatori. A Palermo un gruppo di studenti, staccandosi dal corteo principale cui partecipavano anche esponenti locali del Pd, ha occupato il consolato greco per esprimere solidarietà al movimento studentesco greco dopo la morte del 15enne. Oltre 15mila i manifestanti in piazza a Cagliari.
«OBIETTIVI GIUSTI» – Prima dell’inizio delle manifestazioni Epifani, intervenuto a Panorama del giorno, aveva detto che «lo sciopero è sempre un mezzo per avere degli obiettivi, mai un fine. Io credo che gli obiettivi dello sciopero sono giusti». Serve, ha aggiunto, «per chiedere al governo di affrontare la crisi, che come si vede giorno dopo giorno sta avendo effetti molto pesanti sull’occupazione, sui giovani precari, sulla vita delle imprese, sui redditi dei dipendenti e dei pensionati». Epifani chiede al governo di aprire un tavolo con i sindacati e Confindustria per affrontare insieme le questioni aperte dalla crisi.
BONANNI: «ERRORE STORICO» – Molto critica la posizione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che parla di «uno sciopero generale del lavoro che non aiuta i lavoratori, non serve a impostare una seria politica contro la crisi economica, accentua le divisioni anziché favorire la convergenza di tutto il sindacalismo confederale attorno a una politica riformista e di sviluppo». In un intervento pubblicato su Ilsussidiario.net, quotidiano online della Fondazione per la Sussidiarietà, definisce la mobilitazione «un errore di portata storica proprio perché non soltanto il nostro paese, ma l’Europa e il mondo intero sono di fronte alle dimensioni inedite e gigantesche di una crisi che non è solo finanziaria, ma colpisce i settori produttivi, aggredisce i livelli di vita di grandi masse e fa intravedere i sintomi di una recessione senza precedenti». Renata Polverini (Ugl) in un editoriale su Il Secolo d’Italia parla di iniziativa «miope», «lo sciopero più anacronistico del dopoguerra», mentre al paese serve «dialogo». L’unica sigla che ha aderito alla mobilitazione, oltre alla Cgil, è la Cosnil (Confederazione Sindacati Italiani Lavoratori).