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Tangenti sul petrolio in Basilicata, finisce in carcere l’ad di Total Italia

I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri del Noe, guidati da «Ultimo». Coinvolto anche il deputato Pd Margiotta, che si autosospende dall’incarico: «Sono innocente»
 
 
 
Il pm di Potenza, Henry John Woodcock

ROMA – L’amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per l’estrazione di petrolio in Basilicata. Nella vicenda è coinvolto anche il deputato del Pd, Salvatore Margiotta, vicepresidente della commissione Ambiente di Montecitorio, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei Deputati darà l’autorizzazione.

ANCHE «ULTIMO» IN CAMPO – Le misure cautelari – in carcere per alcune persone, agli arresti domiciliari per altre – sono state disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock, ed eseguite da carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Sergio De Caprio (il «Capitano Ultimo» che arrestò Totò Riina) e personale della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato.

GLI ARRESTI – Gli arresti sono stati fatti in gran parte a Roma, con la collaborazione della squadra mobile della Capitale e della polizia municipale di Potenza. La custodia in carcere riguarda, oltre all’ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto «Tempa Rossa» (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all’estero; Roberto Pasi, responsabile dell’ufficio di rappresentanza lucano della Total; e un suo collaboratore, Roberto Francini. È stata anche disposta la detenzione in carcere dell’imprenditore Francesco Ferrara, di Policoro (Matera), e del sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, invece, oltre che per l’on. Margiotta, anche per altre tre persone, e obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere), corruzione e concussione. Il gip ha inoltre disposto varie perquisizioni, che sono tuttora in corso, e il sequestro di numerose società.

Salvatore Margiotta, deputato del Pd

LE ACCUSE AL DEPUTATO – L’on. Margiotta, deve rispondere di una somma che l’imprenditre Francesco Ferrara gli avrebbe promesso in cambio di un interessamento del parlamentare e di una sua azione a proprio favore. Secondo il pm Woodcock, in particolare, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l’aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri. La giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, che dovrà decidere se acconsentire oppure no agli arresti domiciliari, ascolterà il diretto interessato nella mattina di mercoledì. «Sono molto amareggiato e stupito dalla gravità delle accuse» ha detto Margiotta, ma anche «altrettanto certo che tutto si chiarirà subito». Margiotta, nel frattempo, ha deciso di autosospendersi da tutti gli incarichi di partito a livello nazionale e regionale.

E QUELLE AL SINDACO – Sempre secondo le accuse, il sindaco di Gorgoglione, Ignazio Giovanni Tornetta, avrebbe ricevuto periodiche «dazioni» di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito «oggetto prezioso» per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio. Tornetta è alla guida di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l’accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall’imprenditore Francesco Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che – sostiene l’accusa – si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell’ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

 

Tangenti sul petrolio in Basilicata, finisce in carcere l’ad di Total Italiaultima modifica: 2008-12-16T16:33:25+01:00da
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