Romeo e la giunta di centrosinistra. Le telefonate con Lusetti
NAPOLI — Nell’ordinanza i magistrati lo definiscono «il caso Roma». Perché all’imprenditore Alfredo Romeo contestano di aver utilizzato nella capitale gli stessi metodi che gli avrebbero consentito di «pilotare» gli appalti del Comune di Napoli. O forse addirittura peggio, se è vero che per aggiudicarsi la manutenzione delle strade sarebbe riuscito addirittura a ottenere i favori di un giudice del Consiglio di Stato e così a far ribaltare una sentenza del Tar. Gli accertamenti su questo fronte sono ancora in corso e nei prossimi giorni gli atti saranno inviati per competenza alla Procura di Roma.
Renzo Lusetti, 50 anni, è deputato del partito democratico |
La «rete» dei romani
È un rapporto consegnato dai carabinieri di Caserta e allegato agli atti di indagine a svelare come si sia mosso l’imprenditore partenopeo. Il suo referente viene individuato in Felice Laudadio, l’assessore all’edilizia del Comune di Napoli ora agli arresti domiciliari. Scrivono i pubblici ministeri: «Felice Laudadio viene personalmente coinvolto per intervenire sui suoi omologhi romani. Gli assessori del Comune di Roma — con cui è verosimile ritenere che Romeo intrattenga i medesimi rapporti accertati nella presente indagine — vengono compulsati da Romeo affinché si interfaccino con gli amministratori napoletani per “perorare” la causa Romeo». I pubblici ministeri sono convinti che esista «un percorso programmatico tutto improntato a favorire gli interessi di Alfredo Romeo e delle sue imprese e l’abbattimento di eventuali ostacoli dovessero frapporsi alla realizzazione degli obiettivi prefissati. Quella che fa capo a Romeo è una struttura che trova sponda in soggetti apparentemente “estranei” allorquando si verificano eventi a cui l’organizzazione da sola non è in condizione di far fronte».
L’appalto della Capitale
Ed ecco che i pubblici ministeri rivelano come Romeo «attraverso un disponibile Lusetti e la “garanzia” di Francesco Rutelli, cerchi contatti con esponenti del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia europea che dovevano decidere la delicatissima controversia tra la Romeo Gestioni e la Manital per la gestione dei servizi integrati del patrimonio stradale del comune di Roma». È il 2006, quando un’azienda di Romeo si aggiudica l’appalto. La «rivale» Manital fa ricorso al Tar. E vince. Si arriva alla primavera del 2007: la vicenda approda al Consiglio di Stato. L’imprenditore si affanna per ottenere aiuti. Scrive il gip di Napoli nella sua ordinanza di arresto eseguita due giorni fa: «La persona su cui devono intervenire è il consigliere di Stato Paolo Troiano, componente del segretariato generale della giustizia amministrativa, l’omologo del Csm». E poi cita la telefonata del 3 maggio 2007 tra Romeo e Lusetti. Romeo: «Ti sei scordato di me». Lusetti: «No, no sto lavorando invece… Sto lavorando per te». R.: «No, volevo sapere quella cosa di quello lì, Troiano». L.: «Quale Troiano?». R.: «Quello della giustizia amministrativa». L.: «Ah! No… Capito? Però domani mattina c’ho un incontro operativo alle otto… Direttamente con il grande capo e parliamo di tutto». R.: «Ah con il grande capo». L.: «Esatto, c’è anche Troiano… Su tutto». R.: «Eh perché se chiama il grande capo mi risolve il problema». L.: «Lo so, stai tranquillo». R.: «Me lo farebbe? Lui per me farebbe questa cosa?». L.: «Certo che lo farebbe». R.: «Perché per me è questione di vita o di morte». Secondo il giudice «il grande capo è proprio Rutelli». Dice oggi il legale della Manital Gianluigi Pellegrino: «Con i nostri ricorsi siamo stati i primi a svelare il “sistema Romeo”. Ora bisogna chiedersi come mai la giunta Veltroni si sia ostinata a non revocare l’aggiudicazione di quell’appalto ritenuto illegittimo».
Le sentenze «ribaltate»
Nell’ordinanza di arresto il gip di Napoli scrive: «Alla luce delle conversazioni intercettate non può che assumere ora una valenza diversa la decisione del Consiglio di Stato che, sovvertendo l’esito della decisione del Tar accoglieva in toto l’appello proposto dalla Romeo che risultava così la definitiva aggiudicataria dell’appalto. Decisione che, proprio in ragione del chiaro e inequivoco contenuto delle conversazioni, appare frutto della palese “influenza” esercitata sull’organo giudicante da Romeo e soprattutto dai suoi “sponsor parlamentari”, primo fra tutti Renzo Lusetti». Del resto la capacità di Romeo di influire sulle decisioni giudiziarie attraverso l’amicizia con i magistrati sarebbe già emersa analizzando i rapporti con Italo Bocchino e con il giudice Antonio Panico: «Fu proprio lui nel 1993 a scrivere la sentenza sulla controversia tra la Romeo Gestioni e il Comune di Napoli che conferma all’azienda il monopolio di fatto sulla gestione e manutenzione degli immobili comunali».
caso napoli – le carte. I pm: stessi rapporti con gli assessori di Romaultima modifica: 2008-12-19T15:16:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo