BUSH: «Sarebbe da irresponsabili far fallire Detroit». Dopo il no del Senato, concessi i soldi per resistere fino a marzo. Obama: «Un passo necessario»
Una fabbrica della Chrysler |
LE CONDIZIONI – In cambio dei finanziamenti, il Tesoro Usa riceverà warrants legati ad azioni senza diritto di voto. Gm e Chrysler hanno annunciato che chiederanno accesso già oggi ai fondi messi a disposizione dal Tesoro. Le due società sono infatti alle prese con gravi problemi di liquidità mentre Ford ha dichiarato a più riprese di essere in una situazione migliore. Tra le condizioni imposte dal tesoro a Gm, Ford e Chrysler vi è quella di rinegoziare i termini dei contratti esistenti con i principali azionisti, inclusi dunque i sindacati e le banche creditrici entro il 31 di marzo. Nel caso questo processo di rinegoziazione non dovesse avere successo, il Tesoro richiederebbe la restituzione dei fondi e si aprirebbero le porte dell’amministrazione controllata. Inoltre le società non potranno distribuire dividendi fino a quando non avranno restituito i finanziamenti ricevuti dallo Stato. Il governo inoltre ha il potere di controfirmare, e in caso bloccare, ogni operazione del controvalore superiore ai 100 milioni di dollari. Come nel caso delle banche, inoltre, i produttori di Detroit dovranno rispettare precise restrizioni sulle retribuzioni dei loro massimi dirigenti e dovranno dire addio a jet privati aziendali.
IMPIANTI CHIUSI – Il prestito ponte garantirebbe a Gm e Chrylser di sopravvivere fino a marzo. Le due case automobilistiche avevano dichiarato, nel corso delle recenti audizioni, che avevano bisogno di 14 miliardi di dollari fino a marzo. A partire da oggi tutti i 30 impianti della Chrysler saranno chiusi almeno per un mese: la drastica misura decisa dalla società punta a riequilibrare la domanda con la produzione e le scorte e si è resa necessaria – ha spiegato Chrysler nei giorni scorsi – in seguito alla stretta del credito che rende per i consumatori più difficile ottenere finanziamenti per effettuare acquisti. L’amministrazione Bush avrebbe illustrato a Obama la propria strategia, e la futura amministrazione democratica non avrebbe sollevato obiezioni al riguardo.
BUSH – «Il governo deve salvaguardare lo stato di salute dell’economia. Il collasso del settore automobilistico renderebbe soltanto più lunga e più profonda l’attuale recessione. Sarebbe da irresponsabili far fallire Detroit. La procedura di Chapter 11 (la bancarotta assistita ndr) non funzionerebbe in questo momento» ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti George W. Bush.
«I produttori di auto e i sindacati devono capire quello che è in gioco e prendere tutte le difficili decisioni necessarie per un riforma» ha spiegato Bush. La ristrutturazione del settore, ha aggiunto il presidente Usa «richiederà significative concessioni da tutti i soggetti coinvolti nell’industria dell’auto».
PAULSON – Intanto il segretario al Tesoro americano, Henry Paulson, ha dichiarato di volere che il Congresso dia via libera al governo per l’utilizzo della seconda parte del pacchetto di salvataggio da 700 miliardi di dollari al sistema finanziario (Tarp), approvato in ottobre. Il Congresso «deve sbloccare la parte rimanente del Tarp», ha detto Paulson. Il governo americano, anche con l’ultima decisione di impegnare un parte di quei fondi per effettuare prestiti ai colossi dell’auto in difficoltà, ha quasi interamente esaurito i 350 miliardi di dollari della prima tranche. La disponibilità degli altri fondi, ha detto il segretario al Tesoro, è necessaria a «sostenere la stabilità finanziaria dei mercati».