Per il giudice non ci sarebbe stata corruzione ma finanziamento illecito. Il gip potrebbe rimettere in libertà già in giornata a breve l’ex primo cittadino, ai domiciliari dal 16 dicembre
L’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso |
SMONTATO IL TEOREMA ACCUSATORIO – Il pm di Pescara, Gennaro Varone, ha espresso parere contrario all’istanza di scarcerazione di D’Alfonso. Nel documento depositato, il pm sostiene che l’impianto accusatorio non è stato scalfito dalle affermazioni rilasciate dall’ex sindaco nel corso dell’interrogatorio di garanzia, quindi non ci sono elementi nuovi nell’indagine. In realtà però, stando a quanto anticipato dai due quotidiani, per il gip non esisterebbe a Pescara la «cupola» di cui parla l’accusa. Nella notifica di 3 pagine De Ninis smonterebbe quindi l’impianto accusatorio che ha portato D’Alfonso ai domiciliari, degradando l’accusa di «corruzione» al «finanziamento illecito al partito» C’è di più: secondo l’anticipazione dei verbali pubblicata da un quotidiano locale, Il Centro, e riportata da il Riformista, per suffragare la colpevolezza dell’ex sindaco di Pescara, secondo il gip (che parla di «scarsità investigativa») sarebbero state utilizzate «non prove», ma «semplici deduzioni».
CITTADINI SOTTO L’ABITAZIONE DEL SINDACO – In attesa delle notizie ufficiali sulla possibile revoca degli arresti, un gruppo di persone, una trentina circa, si è radunato sotto l’abitazione di D’Alfonso. Già martedì diversi cittadini si erano recati sotto casa di D’Alfonso per esprimergli solidarietà. In uno striscione campeggiava la scritta «Ritira le dimissioni».