Il governatore chiede che il pd esalti «l’esperienza dell’ulivo». «In Sardegna si può tornare al successo e a battere Berlusconi»
ROMA — «La sconfitta non è per sempre». Adagio che dovrebbe suonare rassicurante per i vertici del Pd. E, certo, l’intento era quello, anche se il resto della frase, e l’autore, autorizza a una lettura più maliziosa: «Se vinciamo in Sardegna, si può tornare a vincere e a battere Silvio Berlusconi, come ha fatto Prodi due volte». Renato Soru, governatore della Sardegna, con un’intervista all’Espresso si accredita come l’uomo che può ridare fiducia al centrosinistra. E, sempre volendo trarne una lettura maliziosa, si erge contemporaneamente a futuro leader del centrosinistra per sconfiggere il Cavaliere. Dando qualche sostanza alle voci che da settimane lo vedono come il possibile uomo nuovo del Pd, pronto a uscire allo scoperto anche sul piano nazionale.
Il governatore uscente della Sardegna, dimissionario dopo una scontro interno nel Pd, attacca frontalmente Berlusconi, ignorando il suo sfidante, Ugo Cappellacci, considerato poco credibile: «Sarà uno scontro Soru-Berlusconi per interposta persona». Lo scontro comincia con un parallelo con Mussolini: «”Faccio sapere ai sardi che noi ci occupiamo amorevolmente dei problemi della loro isola”. Sa di chi è questa frase? Di Benito Mussolini. Berlusconi dice la stessa cosa».
Ma sono i passaggi interni sul centrosinistra che fanno riflettere. Soru chiede al Pd «un forte segno di discontinuità», ovvero la non canditura di chi ha più di due legislature e di chi «non si riconosce nel programma». Bene il Pd, se non altro perché ha «cominciato una traversata nel deserto, strada senza ritorno ». Ma servirebbe una correzione di rotta: «Bisognerebbe mettere più in risalto la continuità con l’esperienza di Romano Prodi e dell’Ulivo. Quella è la radice più autentica del Pd». Quanto basta per entusiasmare Arturo Parisi, pronto a criticare chi, ovvero Veltroni, «ha provocato un disastro con l’illusione della solitudine: bisogna tornare all’Ulivo ». «Parole sante quelle di Soru», conferma un altro prodiano, Franco Monaco. E a giungere alle estreme conseguenze ci pensa «Il Regno», mensile dei padri dehoniani di Bologna, vicini alle posizioni prodiane, per il quale «il Pd di Veltroni e D’Alema, con corredo di ex popolari, è avviato al declino». Veltroni non commenta, anche se in largo del Nazareno si ricorda come nell’ultima Direzione sia stato lo stesso segretario a ricordare positivamente l’esperienza dell’Ulivo. Quanto a Soru, smentisce quanto scritto ieri da un quotidiano locale, secondo il quale avrebbe scoraggiato la partecipazione di Veltroni alla campagna elettorale sarda. Smentita alla quale si associa il commissario del Pd in Sardegna Achille Passoni. E infatti, Veltroni in Sardegna ci sarà, «regolarmente invitato» dal candidato ufficiale del Partito democratico.
Di parere opposto il candidato PDL che replica: “In Sardegna la sinistra ha lasciato un disastro, non avrà la riconferma”. Nell’intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale, dice;
«Sento una grande responsabilità sulle spalle, soprattutto per la situazione in cui si trova la mia terra: 190mila disoccupati, 300mila vicini alla soglia della povertà, popolazione indebitata tanto che su uno stipendio medio di 1500 euro, 700 se ne vanno per pagare le rate dei mutui…».
«L’analisi sugli ultimi cinque anni non l’abbiamo fatta noi ma esperti ed economisti. La sinistra non ha mantenuto gli impegni e non può pretendere di essere riconfermata».
«Sono sardo al 200 per 100: genitori e nonni sardissimi. Conosco bene i problemi della mia terra a differenza di chi ha governato chiuso nel grigiore solitario delle stanze del palazzo. Mentre io riporterò al centro la famiglia, le imprese e il territorio, con i sindaci in prima linea».
«Se conterò lo diranno gli elettori e i fatti della mia azione di governo. Non ho alcun timore a raccordarmi con un governo che è e sarà amico della Sardegna. Se necessario chiederò interventi da Roma perché i miei disoccupati e i padri di famiglia in grave difficoltà possano vivere con dignità. Non mi vergognerò di chiedere aiuto al governo perché non sto chiedendo assistenza ma soltanto condizioni di pari dignità per i sardi».
«Non curo alcun aspetto fiscale delle ville di Berlusconi. Sono solo figlio d’arte di un commercialista e ho lavorato per il gruppo Fininvest ma anche per il gruppo De Benedetti oggi, come noto, molto vicino a Soru».
«Con la scusa di farsi paladino di principi di sardità ha di fatto imposto un sistema di governo centrato sul pensiero unico, sulla sua personale mono-cultura, sulla sua incommensurabile magnificenza di monarca illuminato. Deve vedere e controllare tutto lui, gli altri non contano nulla. Un modo dispotico di governare, inqualificabile per una moderna democrazia. Eppoi non sorride mai e non guarda negli occhi quando parla».
«Cinque anni fa Soru ha raccontato una bella storia fatta di principi sacrosanti legati alla struggente bellezza della nostra isola. Ci batteremo più di lui perché tutto questo sia salvaguardato ma noi siamo più credibili. La vicenda del piano paesaggistico ha dimostrato che è stata tolta ai sindaci la possibilità di essere protagonisti a casa loro. Quello che noi non accettiamo. Tutela dell’ambiente sì, ma concordata e condivisa».
«Non ho tempo per seguire questioni di cattiva amministrazione dei soldi pubblici, sui cui sta indagando la magistratura».