Intervista a Tinto Brass: Il regista più scandaloso d’Italia. Giovedì legge De Sade al Teatro di Ringhiera di Milano per il festival sull’erotismo «Appunti in Rosso»
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Tinto Brass |
MILANO – Sfogliando «Le 120 giornate di Sodoma» del marchese De Sade, proverà a spiegare la differenza. «La pornografia è onesta. L’erotismo invece è l’illusione di quegli intellettuali che con le parole hanno ucciso il sesso». Tinto Brass domani sale in cattedra, ospite di «Appunti in rosso», il festival sull’erotismo al Teatro di Ringhiera.
Brass, che cosa uccide la sensualità?
«L’ipocrisia. In Italia i poteri culturali e religiosi hanno appesantito tutto. Davanti all’eros annacquato difendo la pornografia conturbante».
E il valore artistico?
«Picasso diceva che l’arte non è mai casta e quando è casta vuol dire che non è arte. «L’origine del mondo» di Courbet è un quadro pornografico di grande valore artistico».
A che punto siamo nella rivoluzione sessuale?
«Di notte facciamo sesso di gruppo, di giorno siamo benpensanti. Ho appena finito di girare “Impotenti esistenziali” di Cirillo: stavolta faccio l’attore e interpreto un editore puritano che sogna la segretaria sotto la scrivania».
I giovani?
«Le ragazze di oggi mi piacciono, sanno quello che vogliono e come ottenerlo. Amo le donne che spezzano gli schemi, come era mia moglie (Carla “Tinta” Cipriani, scomparsa due anni fa, ndr): ci teneva a dire che era stata lei a prendere l’iniziativa con me».
Come è andata?
«Mi invitò al cinema a vedere Chaplin. Il film era così bello che mi scordai di baciarla. Ci tornammo una seconda volta, pomiciando tutto il tempo ».
Cosa le manca di lei?
«Era il fiammifero della mia lussuria. Bellissima, con un graffio nero sotto le palpebre».
Le occhiaie?
«Una donna con le occhiaie permette di fantasticare».
L’attrice più sexy?
«Stefania Sandrelli. Mentre sul set de “La chiave” le spiegavo come farsi baciare da Branciaroli, lei si sciolse tra le mie braccia: aveva una sensualità epidermica e incontrollabile».
Serena Grandi?
«Un piatto di polenta e osei: gratificante e carnale. I giornali l’hanno inchiodata, senza capire che per una bella donna invecchiare è feroce».
Francesca Dellera?
«Frivola e scottante, ma pigrissima. Ho fatto da Cupido tra lei e Silvio Berlusconi: lui si invaghì vedendo una sua foto sul set di “Capriccio”».
La conversione della Koll?
«Aveva sempre il sorriso a fior di labbra. Ma nel suo culo avevo intuito qualcosa di mistico. Il sedere è lo specchio dell’anima: sono un ass-man, ce l’ho scritto nel cognome. Nomen omen».
Il ministro Carfagna ha detto che non reciterebbe mai in suo film.
«Ma io alla Carfagna non proporrei nulla: a Venezia quelle come lei le chiamiamo “cassafatti”: so tutto io, faccio tutto io… l’antisesso, come gli uomini onniscienti. Meglio la Gelmini, ha lo sguardo sempre attraversato dal turbamento».
Chi vorrebbe sul set?
«Federica Pellegrini, ci spero tanto. In passato ero pazzo della Lewinsky. Le “maitresse à penser” l’hanno massacrata, ma tutte avrebbero voluto essere al suo posto».
Vladimir Luxuria?
«Mi piacerebbe: ha un’intelligenza sensuale».
Moana Pozzi diceva che ciò che accadeva nella sua vagina non la riguardava.
«Infatti era la migliore. La presenza-assenza rende grande un attore. Bisogna essere un po’ schizofrenici, scindersi da se stessi. Per questo non condanno la prostituzione».
Si spieghi meglio…
«Una professione come un’altra, come il calciatore che vende la sua gamba. Peggio chi vende il suo cervello».
Sesso e potere?
«Si intrecciano, ma sono agli antipodi: uno è la gioia del vivere, l’altro la tristezza. C’è un’espressione siciliana che spiega bene la divisione: “Cummanari è megghiu ca futtiri”».
Le donne milanesi?
«Mi piacciono. Hanno in bocca il sorriso della Gioconda, il ghigno di chi è sessualmente soddisfatto».
A Milano non si lavora troppo per pensare al sesso?
«Ma no, eppoi c’è sempre il sesso in ufficio, che ha i suoi perché».
«L’ipocrisia. In Italia i poteri culturali e religiosi hanno appesantito tutto. Davanti all’eros annacquato difendo la pornografia conturbante».
E il valore artistico?
«Picasso diceva che l’arte non è mai casta e quando è casta vuol dire che non è arte. «L’origine del mondo» di Courbet è un quadro pornografico di grande valore artistico».
A che punto siamo nella rivoluzione sessuale?
«Di notte facciamo sesso di gruppo, di giorno siamo benpensanti. Ho appena finito di girare “Impotenti esistenziali” di Cirillo: stavolta faccio l’attore e interpreto un editore puritano che sogna la segretaria sotto la scrivania».
I giovani?
«Le ragazze di oggi mi piacciono, sanno quello che vogliono e come ottenerlo. Amo le donne che spezzano gli schemi, come era mia moglie (Carla “Tinta” Cipriani, scomparsa due anni fa, ndr): ci teneva a dire che era stata lei a prendere l’iniziativa con me».
Come è andata?
«Mi invitò al cinema a vedere Chaplin. Il film era così bello che mi scordai di baciarla. Ci tornammo una seconda volta, pomiciando tutto il tempo ».
Cosa le manca di lei?
«Era il fiammifero della mia lussuria. Bellissima, con un graffio nero sotto le palpebre».
Le occhiaie?
«Una donna con le occhiaie permette di fantasticare».
L’attrice più sexy?
«Stefania Sandrelli. Mentre sul set de “La chiave” le spiegavo come farsi baciare da Branciaroli, lei si sciolse tra le mie braccia: aveva una sensualità epidermica e incontrollabile».
Serena Grandi?
«Un piatto di polenta e osei: gratificante e carnale. I giornali l’hanno inchiodata, senza capire che per una bella donna invecchiare è feroce».
Francesca Dellera?
«Frivola e scottante, ma pigrissima. Ho fatto da Cupido tra lei e Silvio Berlusconi: lui si invaghì vedendo una sua foto sul set di “Capriccio”».
La conversione della Koll?
«Aveva sempre il sorriso a fior di labbra. Ma nel suo culo avevo intuito qualcosa di mistico. Il sedere è lo specchio dell’anima: sono un ass-man, ce l’ho scritto nel cognome. Nomen omen».
Il ministro Carfagna ha detto che non reciterebbe mai in suo film.
«Ma io alla Carfagna non proporrei nulla: a Venezia quelle come lei le chiamiamo “cassafatti”: so tutto io, faccio tutto io… l’antisesso, come gli uomini onniscienti. Meglio la Gelmini, ha lo sguardo sempre attraversato dal turbamento».
Chi vorrebbe sul set?
«Federica Pellegrini, ci spero tanto. In passato ero pazzo della Lewinsky. Le “maitresse à penser” l’hanno massacrata, ma tutte avrebbero voluto essere al suo posto».
Vladimir Luxuria?
«Mi piacerebbe: ha un’intelligenza sensuale».
Moana Pozzi diceva che ciò che accadeva nella sua vagina non la riguardava.
«Infatti era la migliore. La presenza-assenza rende grande un attore. Bisogna essere un po’ schizofrenici, scindersi da se stessi. Per questo non condanno la prostituzione».
Si spieghi meglio…
«Una professione come un’altra, come il calciatore che vende la sua gamba. Peggio chi vende il suo cervello».
Sesso e potere?
«Si intrecciano, ma sono agli antipodi: uno è la gioia del vivere, l’altro la tristezza. C’è un’espressione siciliana che spiega bene la divisione: “Cummanari è megghiu ca futtiri”».
Le donne milanesi?
«Mi piacciono. Hanno in bocca il sorriso della Gioconda, il ghigno di chi è sessualmente soddisfatto».
A Milano non si lavora troppo per pensare al sesso?
«Ma no, eppoi c’è sempre il sesso in ufficio, che ha i suoi perché».
IL FESTIVAL
Lo show delle Nina’s Drag Queens |
«Appunti in Rosso», il festival sull’erotismo di Atir al Teatro di Ringhiera (via Boifava 17, Milano, euro 10, tel. 02.58.32.55.78), si apre giovedì 15 gennaio con Tinto Brass (ore 20.45) che parla di pornografia leggendo De Sade. Alle 23, show delle Nina’s Drag Queens. Venerdì 16 Francesca Mazzuccato spiega l’erotismo del «Don Giovanni» di Molière. Sabato 17, durante la serata dedicata all’«amore» Greta Giavedoni interpreta Seerauber Jenny di Brecht e legge un brano del «Cantico dei cantici». In chiusura, festa con il duo Nut&Rusty. Ultimo incontro domenica 18 dedicato ai «Sensi» (ore 18): Meri Gorni legge «I manga giapponesi», alle 19 Elena Guerrini parla di cucina erotica. Nel foyer è allestita la mostra «1967-1972: dal Bikini all’Hard», di Sandro Avanzo, con libri, riviste e fotoromanzi osé d’epoca.
«Amo le donne che spezzano gli schemi Sul set? Mai la Carfagna, sì a Luxuria»ultima modifica: 2009-01-14T13:20:20+01:00da
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