I giudici hanno dato il via libera alle telecamere perche’ – come si legge nell’ordinanza – il processo ha ”oggettive caratteristiche di rilevante interesse sociale” sia per la materia trattata sia per la gravita’ dei reati contestati (l’omicidio volontario all’amministratore delegato e l’omicidio con colpa cosciente per altri cinque dirigenti).
E’ ”doveroso” permettere ai cittadini di conoscere e vedere lo svolgimento delle udienze ma – ha aggiunto la Corte – per evitare che le telecamere creino inconvenienti verranno collocate tutte insieme in un punto preciso dell’aula. A favore delle telecamere si era pronunciata la pubblica accusa: la pm Francesca Traverso, citando tra l’altro il processo Cusani e il processo Andreotti e facendo riferimento a casi di cronaca piu’ recenti, aveva fatto presente che ”l’autorizzazione e’ stata concessa in passato per vicende in cui l’attenzione del pubblico aveva connotazioni morbose, non come in questo caso, dove l’interesse e’ concentrato sui reati e non sugli imputati”.
Anche le parti civili si sono dette d’accordo con una unica nota leggermente dissonante, quella dell’avvocato Alberto Mittone, patrono della Provincia di Torino, autore alcuni anni fa di un libro con una analisi sull’invadenza dei media nelle vicende giudiziarie, che al parere favorevole ha accompagnato una precisazione: ”Le telecamere non devono intaccare il sereno e regolare svolgimento del processo”. Il ”no” era stato pronunciato dalle difese: ”Volevamo evitare – ha detto l’avvocato Ezio Audisio – che i media avessero il sopravvento sul processo. Oltre alle riprese e’ importante vedere come queste verranno utilizzate. Per questo siamo grati alla Corte per gli accorgimenti che ha preso”.
L’udienza di oggi è iniziatq, con quasi due ore e mezzo di ritardo rispetto all’orario previsto, a causa della sostituzione dei tre giudici popolari che nei giorni scorsi erano stati intervistati da un quotidiano. Il presidente della Corte Maria Iannibelli ha spiegato brevemente che i tre giudici popolari hanno “letto con sorpresa” un articolo che li riguardava e “hanno spiegato di non avere espresso né giudizi né parerì sul processo”. “Ma per spirito di servizio – ha spiegato la presidente – hanno chiesto di astenersi per non creare intralci processuali”. La loro domanda è stata accolta e sono stati subito sostituiti.
Sono due, su un totale di sei, gli imputati del processo che erano presenti stamattina nella maxi aula 1 del Palazzo di Giustizia di Torino. Si tratta di Raffaele Salerno, direttore dello stabilimento di Corso Regina Margherita, e Cosimo Cafueri, dirigente con funzioni di responsabile dell’Area Ecologia Ambiente e Sicurezza.
In aula anche numerosi familiari degli operai morti. La maggior parte di loro indossa le magliette con i volti delle sette vittime.
“Li hanno ammazzati loro e devono andare in galera”. Rosina De Masi, la mamma di una delle sette vittime del rogo della ThyssenKrupp esprime così il suo dolore fuori dalla maxi aula 2 del Palazzo di Giustizia dove stamattina è in programma la prima udienza del processo per la tragedia dell’acciaieria torinese. “Mi spiace solo – aggiunge la donna – che molto probabilmente non avranno l’ergastolo”. Come già era accaduto in occasione dell’udienza preliminare, sono numerosi i familiari delle vittime, gli amici e i colleghi di lavoro che seguiranno l’udienza. Uno striscione listato a lutto delle rappresentanze sindacali della Thyssenkrupp è stato esposto all’ingresso del Palazzo di giustizia.