IL CAIRO: domenica il summit internazionale su Gaza a Sharm: «Gli israeliani ostacolano la pace». Lettera dei leader Ue: «Sostegno per il cessate-il-fuoco»
Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni |
TREGUA – Il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, conferma intanto l’indiscrezione che il governo si appresta a fermare unilateralmente le operazioni. Con un’avvertenza: «Se Hamas rialzerà la testa reagiremo con forza». Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, riporta il sito web di Yedioth Ahronoth, avverte il movimento di resistenza islamico che le truppe israeliane resteranno con il dito sul grilletto «perché non abbandoneremo il nostro destino nelle mani degli stranieri (gli osservatori internazionali, ndr)». Hamas, dal canto suo, assicura che non cederà le armi dopo lo stop unilaterale israeliano. Lo afferma dal Cairo Osama Abu Hemdan, uno dei leader di Hamas: «Questo cessate il fuoco unilaterale non prevede il ritiro» dell’esercito israeliano e «finchè resterà a Gaza la resistenza e lo scontro proseguiranno», ha poi dichiarato Hamdane, rappresentante di Hamas a Beirut. Secondo lui, questa tregua «è un tentativo di aggirare il piano egiziano« in vista di una tregua negoziata.
L’EGITTO ACCUSA ISRAELE: «OSTACOLA LA PACE» – Il governo egiziano, mentre promuove il vertice straordinario, al quale dovrebbe essere invitata anche l’Italia, accusa al tempo stesso Israele di essere uno dei principali ostacoli a un accordo di tregua condiviso. Il Cairo ha atteso la tarda mattinata per commentare l’annuncio di Israele della tregua unilaterale concordata con gli Usa, definendo «l’intransigenza israeliana» uno dei principali ostacoli agli «sforzi egiziani» per la tregua. «Israele è ubriaco di potenza e di violenza», ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Ahmad Aboul Gheit, aggiungendo di sperare che si possa arrivare a una tregua «il più rapidamente possibile».
RITIRO IMMEDIATO – Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha chiesto a Israele non solo di fermare l’offensiva a Gaza, per raggiungere un immediato cessate il fuoco, ma anche di ritirare le truppe dall’enclave costiera, a differenza di quanto previsto dall’attesa dichiarazione unilaterale di tregua che stasera il governo israeliano adotterà. Mubarak ha anche annunciato che organizzerà una conferenza internazionale per la ricostruzione della Striscia di Gaza.
ONU – Intanto un responsabile delle Nazioni Unite ha condannato il bombardamento israeliano che ha colpito una scuola gestita dalle Nazioni Unite e utilizzata come rifugio a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, in cui ci sono state sei vittime. Il portavoce Chris Gunness ha indicato che nella scuola c’erano 1.600 persone che cercavano protezione dall’offensiva militare dello stato ebraico, in corso dal 27 dicembre. Non è la prima volta che il fuoco israeliano centra una struttura dell’Onu da quando è scattata l’azione militare. Gunness ha sottolineato che lo stato ebraico era in possesso delle «coordinate» dell’istituto e sapeva che era utilizzato come rifugio. Il portavoce ha detto che dovrebbe essere aperta un’inchiesta per possibili crimini di guerra e chiunque fosse trovato colpevole dovrebbe essere processato.
RISOLUZIONE – E l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che richiede un’immediato cessate il fuoco a Gaza, con 142 voti favorevoli, 4 contrari e otto astensioni. L’Assemblea chiede «il pieno rispetto della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza». La risoluzione, non vincolante, è frutto di negoziati fra l’Unione Europea e il delegato palestinese, con l’appoggio dei paesi arabi moderati, in contrapposizione ad un altro testo dai duri toni contro Israele sponsorizzato da un piccolo gruppo di paesi arabi e latinoamericani guidati dall’Ecuador. Contro la risoluzione hanno votato Israele, gli Stati Uniti e l’isola del Pacifico di Nauru.
CISGIORDANIA – In Cisgiordania le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese hanno inasprito le misure repressive nei confronti dei sostenitori di Hamas. Secondo fonti palestinesi citate dal Jerusalem Post, le ultime misure adottate dagli uomini di al Fatah in Cisgiordania, in coordinamento con l’esercito israeliano e con esperti americani in materia di sicurezza, mirano a impedire un eventuale tentativo di Hamas di rovesciare l’Autorità palestinese. All’inizio della settimana responsabili della sicurezza israeliana avevano espresso la loro soddisfazione per il livello di coordinamento raggiunto tra le forze dell’Anp, l’esercito israeliano e lo Shin Bet (i servizi di sicurezza interni) nella lotta contro Hamas in Cisgiordania.