Alla vigilia del tavolo, tra le ipotesi in circolazione vi sarebbe quella di interventi tra i 260 e i 290 milioni, questa sera incontro governo-fiat
Gugliemo Epifani |
RIUNIONE CON MARCHIONNE – E propio per discutere il destino di Fiat è prevista una riunione questa sera alle 20 a Palazzo Chigi tra il governo e l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Per l’esecutivo saranno presenti, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro dell’economia Giulio Tremonti, il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e il ministro del lavoro Maurizio Sacconi. L’incontro mira a fare il punto sui possibili interventi in favore del settore auto, anche in vista della convocazione del tavolo ad hoc che è in programma per mercoledì pomeriggio sempre a Palazzo Chigi.
INTERVENTO DA 290 MILIONI DI EURO – Sempre in queste ore i tecnici del governo sono al lavoro per valutare tutte le possibili iniziative che potrebbero riguardare gli aiuti al settore dell’auto in vista della riunione prevista per mercoledì. Secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari della maggioranza, un eventuale provvedimento dell’esecutivo dovrebbe riguardare incentivi alle vendite a favore di tutto il comparto. Tra le ipotesi che circolano, vi sarebbe quella di interventi tra i 260 e i 290 milioni di euro, ferma restando la necessità di individuare le necessarie coperture finanziarie, tramite un provvedimento che potrebbe ricalcare giuridicamente le misure varate nel 2003.
«INTERESSATO TUTTO IL SETTORE» – Nel frattempo Scajola ha anticipato che «i provvedimenti non saranno pro o contro la Fiat, ma dovranno interessare tutto il settore dell’auto». Dal canto suo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi ha sottolineato che«c’è un evidente problema dell’industria dei beni di consumo durevoli, non solo dell’auto». E di contro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, ha evidenziato come, quello dell’auto, «rimane sempre uno dei principali componenti» insieme «all’indotto che lo sostiene, della ricchezza nazionale». Di qui la «evidente necessità» di difendere il settore.
LEGA – C’è chi però come la Lega continua a puntare i piedi sui possibili aiuti alla Fiat da parte dello Stato. E lancia una proposta choc. «L’unica soluzione per poter aiutare il settore dell’auto, che in Italia è Fiat, è di acquisire da parte dello Stato e a costi bassi pacchetti azionari della società, dopo un aumento di capitale, in attesa del rilancio economico». E’ quanto dichiara, in una nota, il capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato, Alberto Filippi, secondo il quale bisogna partire dal presupposto che «non debba essere sempre il contribuente italiano a sostenere in momenti di difficoltà la casa torinese. Quando la Fiat è momenti di splendore – afferma Filippi – non mi sembra che lo Stato ne ricavi qualcosa. Con l’acquisto dello Stato di pacchetti azionari del gruppo Fiat, si eviterebbero casse integrazioni, rilanciando così il settore senza che il contribuente debba omaggiare a fondo perduto».
Anche il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, (leghista) ribadisce il suo no agli aiuti alla Fiat: «Un conto è se si interviene sull’intero settore, un conto è se lo si fa su una singola azienda. Sessantamila posti non sono a rischio solo alla Fiat ma in tanti altri settori. Quindi no agli aiuti solo alla Fiat, si possono prendere in considerazione interventi su tutto l’indotto automobilistico».
D’ALEMA – Il malcontento della Lega trova d’accordo anche l’ex ministro degli Esteri e dirigente del Pd Massimo D’Alema: «A questo punto un aiuto alla Fiat mi sembra inevitabile. Ma il problema è che manca una politica industriale per cui alla fine si farà un favore alla Fiat e credo che questo irriterà gli altri imprenditori e in particolare le piccole e medie imprese» ha detto intervistato a Zona Severgnini su Sky Tg24.
GRAN BRETAGNA – Intanto proprio alla vigilia del tavolo a Palazzo Chigi il governo britannico ha annunciato gli aiuti al settore dell’auto, ma, come ha precisato un portavoce di Downing Street «non si tratta di un salvataggio» come quello offerto alle banche. Il piano prevederebbe però aiuti al settore per 2,5 miliardi di euro.