Alle 15 i funerali del cantante calabrese ad Agrate Brianza, dove il “villaggio Reitano” è un’istituzione. «Vengo dalla Brianza per dirgli addio»
Mino di fronte al suo paese natale Fiumara Calabra
Reitanopoli vista dal satellite
Cristina, la moglie, ha gli occhi gonfi, un completo scuro e una parola per tutti. Accanto le due figlie, Grazia e Giuseppina: salutano, ricordano, stringono mani. Intorno, quello che qui ad Agrate chiamano con affetto il «clan Reitano »: otto tra fratelli e sorelle, più mogli, mariti, nipoti. Riconoscerli non è difficile: c’è chi ha lo sguardo di Mino, chi il profilo, chi le movenze. Gli assomiglia il fratello Gegè, che qui gestiva una pizzeria. Ieri, in giardino, accoglieva i visitatori: «Dalle 7 di stamattina il telefono non smette di suonare». Han chiamato amici, personaggi dello spettacolo, discografici. E’ già venuto Nicola di Bari. Little Tony arriverà stamattina. Poi tanti altri, per i funerali, alle 15. Tutti lì, al villaggio Reitano, un’istituzione in paese. Papà Rocco ci arrivò nel 1969. «Cercava un posto per noi ricorda il fratello minore Valentino – videro per caso un cartello “Vendesi villa” e la comprarono».
Anno dopo anno costruirono il villaggio: ville, giardino, un campo da calcio. «Ma non eravamo chiusi qui dentro spiega la moglie Cristina in paese ci conoscono, Mino ha sempre fatto del bene, anche qui». Ai tempi d’oro, ogni giorno arrivavano fan a suonare il campanello: «Papà Rocco dice Valentino gestiva la situazione. Salutava, portava foto di Mino». Tanti di quelli che l’avevano visto sul palco son tornati ieri per dirgli addio. Tra i primissimi Wilson Barbuto, arrivato apposta da Bussero: «Lo vidi la prima volta nel 1980 in concerto a Milano, l’ho sempre seguito. Perché era bravo, e calabrese come me». Mario Riva arriva in bici: «Vengo dalla Brianza per dirgli addio». C’è pure l’impresario Domenico Fabluto, che negli ultimi anni gli aveva organizzato serate a Senago, o a Nova Milanese: «Anche fino a poco tempo fa aveva la dinamite dentro. Prima di salire sul palco dovevamo calmarlo, temevano si sentisse male. Successe una volta, anni fa, dovemmo rianimarlo in camerino. Non si risparmiava. Mai. Questa sua forza ci mancherà ».
LE PERSONE BUONE E SPECIALI, COME ERA MINO, SE NE VANNO SEMPRE TROPPO PRESTO, SARA’ PERCHE’ DIO VUOLE PORTARSELE NEL SUO GIARDINO O,PERCHE HA BISOGNO DI LORO LASSU. CERTO CHE A NOI QUAGGIU’ MANCHERAI. CI MANCHERA’ LA SUA BONTA, LA SUA SEMPLICITA’, LA VOGLIA DI VIVERE E COMBATTERE, IL SUO ESSERE SEMPLICEMENTE UN UOMO CHE LA NOTORIETA O I SOLDI NON HANNO CERTO CAMBIATO, MA CHE HA FATTO DEL BENE A TUTTI, PECCATO CHE DI PERSONE COSI CE NE SONO VERAMENTE POCHE NEL MONDO.
UNA DOLCE PREGHIERA PER LUI e PER LA SUA FAMIGLIA. SO CON CERTEZZA CHE LUI SARA SEMPRE VICINO A LORO CON L’AMORE DI SEMPRE. CIAO MINO ORA CANTERAI PER DIO E PER TUTTI LASSU IN PARADISO.