Approvato emendamento che vieta i domiciliari «facili» per chi violenta. Sì del Senato all’articolo 34 del ddl sulla sicurezza che inasprisce il regime di detenzione per i mafiosi
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ALFANO: «UN ALTRO PASSO AVANTI» – «Le nuove restrizioni del carcere duro del 41bis rappresentano un altro elemento nella strategia del governo di contrasto a tutte le mafie – dice il ministro dell Giustizia Angelino Alfano -. Dopo il varo delle norme che hanno agevolato il sequestro e la successiva confisca dei beni anche al mafioso deceduto, un altro importantissimo passo è stato compiuto nell’opera di disintegrazione dell’apparato mafioso, pericoloso e perverso paradigma di un vero e proprio anti-sistema». Alfano aggiunge che «è motivo di grande soddisfazione constatare che la bontà e l’efficacia delle azioni di contrasto alla mafia, portate avanti da questo governo, siano state condivise e avvertite anche dai banchi dell’opposizione. La quasi unanimità del voto d’aula sull’inasprimento del 41bis è l’emblema di una società che cambia e di una politica responsabile che diventa garante di questo cambiamento, nel nome della legalità di cui lo Stato si fregia nella lotta alla criminalità organizzata».
«COLPO MORTALE A COSA NOSTRA» – Molto soddisfatto anche il senatore del Pdl, Carlo Vizzini, fra i proponenti dell’inasprimento del 41 bis. «È un grande successo di un metodo di lotta alla mafia, perché fin dai lavori della commissione ha visto unite maggioranza, opposizione e Governo. Il carcere duro funzionerà ripristinando il primato dello Stato, con l’approvazione di oggi della riforma del regime penitenziario del carcere duro Cosa Nostra subisce un colpo mortale».
COSA CAMBIA – La norma aumenta a quattro anni la durata dei provvedimenti restrittivi per chi è accusato di reati di mafia, inverte sostanzialmente l’onere della prova e sposta la competenza funzionale al Tribunale di sorveglianza di Roma per tutti i ricorsi, garantendo così omogeneità di giudizio per tutto il territorio nazionale. Vizzini spiega poi che nel corpo della norma vi sono anche misure più restrittive che riguardano il regime detentivo per impedire che dalle carceri i boss possano esercitare il loro potere sul territorio. I detenuti sottoposti a regime speciale, per esempio, dovranno essere ospitati in istituti loro esclusivamente dedicati, preferibilmente nelle isole. I colloqui tra i detenuti e le loro famiglie dovranno sempre essere ascoltati e registrati. Inoltre, i colloqui con i difensori non potranno essere più di tre a settimana. Anche la permanenza all’aperto continuerà a essere consentita ma con maggiori restrizioni: non potrà superare le due ore e non potranno godere più di quattro detenuti alla volta. Ancora, saranno introdotti alcuni accorgimenti per evitare che si comunichi tra detenuti, si scambino oggetti e si cuociano cibi. Si punisce con la reclusione da uno a quattro anni chiunque consenta ad un accusato di mafia, sottoposto a regime del carcere duro, di comunicare con altri. Ed è inserita l’aggravante se il fatto è commesso da un Pubblico ufficiale, da un incaricato di pubblico servizio o da un avvocato.
STUPRI – Intanto l’Aula del Senato ha approvato l’emendamento presentato dalla Lega che nega gli arresti domiciliari per gli stupratori, prevedendo così per loro solo il carcere. Nella proposta di modifica che ha appena ricevuto il via libera si prevede anche l’arresto in flagranza per i violentatori e l’impossibilità di prevedere per loro altri benefici come l’affidamento in prova ai servizi sociali, il regime di semilibertà, i permessi premio e la liberazione anticipata. Non potrà godere di questi benefici della legge Gozzini anche chi è accusato di reati che riguardano la prostituzione e la pornografia minorile. L’emendamento è passato dopo un lungo confronto in Aula con l’opposizione che ha accusato la maggioranza di voler legiferare solo «sulla base dell’emotività» determinata dagli ultimi eventi di cronaca.