Il conduttore: «scusarmi? su mia scelta ho messo la faccia». Crippa: «Mentana si è messo fuori». Il giornalista: «Non ho mai chiesta la prima serata»
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«DISSENTIRE VA BENE SCONFESSARE NO»- «Quella di Enrico – è la replica del direttore generale Informazione Mediaset Mauro Crippa – è una ricostruzione sostanzialmente vera ma certamente parziale. D’altronde, mentre lui si occupava solo di Canale 5, quella sera io ho tenuto conto dell’insieme delle tre reti. Resta il fatto – sottolinea Crippa – che si può dissentire da una scelta editoriale che, peraltro, si è dimostrata lungimirante ma questo non ha nulla a che vedere con una sconfessione pubblica e radicale, accompagnata da una dissociazione a mezzo stampa e culminata con le dimissioni». E adesso? «Matrix riprenderà dopo Sanremo, la pausa durante il Festival era già prevista, ma non sappiamo ancora chi lo condurrà. Matrix è un prodotto che non verrà abbandonato – ha aggiunto Crippa – e riprenderà come era programmato, dopo il Festival, probabilmente con le quattro serate». Per quanto riguarda Mentana, Crippa ha ripetuto che per lui la vicenda è chiusa. «Mentana con il suo atteggiamento ha sconfessato pubblicamente l’azienda – ha detto Crippa – e in questo modo si è messo fuori dalla logica di Mediaset».
«I SOLDI NON SONO UN PROBLEMA»- Quanto all’affaire dimissioni, Mentana sottolinea di non aver «mai sentito, né quella sera né dopo Confalonieri o Pier Silvio Berlusconi. Mi ha chiamato, invece, il direttore del personale, per preannunciarmi che l’azienda riteneva concluso il rapporto di lavoro con me, a causa delle mie dimissioni da direttore editoriale. Per la verità – chiarisce il giornalista – la mia qualifica contrattuale è di direttore ad personam, quindi è evidente che la qualifica editoriale non ha alcun contatto con il mio ruolo operativo di responsabile e conduttore di Matrix. Ma se Mediaset vuol cacciarmi comunque, che lo faccia: basta che non si nasconda dietro i cavilli. I soldi non sono un problema – scrive Mentana – la forma sì. E anche la sorte di chi sta lavorando con me al programma, e ha appreso della sua sospensione da una lettera di due righe».
«SKY? UNA BALLA» – Nella lettera a Feltri, Mentana spiega di aver deciso di dire la sua dopo aver visto che «il racconto dell’accaduto, passaggio dopo passaggio, si allontana sempre più dalla realtà, quasi sempre in buona fede; anche se c’è pure qualche mestatore all’opera per mettere in giro balle e veleni assortiti («come la voce su un mio contatto o addirittura contratto con Sky)». «Non so se ho sbagliato – scrive ancora Mentana -, in tutta onestà non lo credo».
«SCUSARMI? SULLA MIA SCELTA HO MESSO LA FACCIA» – Ospite della rubrica di Giuliano Ferrara giovedì mattina su Radio 24, Mentana ha quindi rivendicato la decisione di dimettersi da direttore editoriale di Mediaset, di fatto escludendo l’ipotesi di porgere le sue scuse alla rete e di fare marcia indietro. «Sono un professionista lautamente pagato che ha giocato e rischiato in proprio. E se uno fa una scelta in proprio, ci mette la faccia e la firma, poi non deve temere le reazioni»ha detto Mentana ribadendo poi quanto espresso nella lettera a Feltri. E commentando una riflessione di Ferrara Mentana ha anche chiarito: «Tante volte ho rivendicato l’autonomia di Mediaset dal presidente del Consiglio, sarebbe arbitrario in questa occasione fare il ragionamento opposto». A Mediaset, che gli ha contestato in particolare la «sconfessione pubblica e radicale» della linea editoriale per non aver modificato il palinsesto nella sera della morte di Eluana, Mentana ha replicato che «la sconfessione è una cosa diversa dalla dissociazione da una scelta che in quel momento ho giudicato – dice il conduttore – di grave insensibilità e che con il senno di poi continuo a considerare tale» e non «lungimirante» come è invece stato rivendicato ancora ieri dall’azienda.