Sistema sanitario al collasso: la popolazione non ha accesso alle cure mediche. Una terribile epidemia di colera devasta lo Zimbabwe: testimonianza di un’infermiera di Medici Senza Frontiere
MILANO – «Una notte sono stata svegliata da una telefonata di una collega infermiera in turno. Qualcuno le aveva detto di aver visto lungo la strada quattro bambini troppo malati e deboli per continuare a camminare e raggiungere il più vicino Centro per il trattamento per il colera». Comincia così il racconto di Pia Engebrigtsen, infermiera norvegese di Medici Senza Frontiere che ha lavorato per due mesi nella provincia di Masvingo, Zimbabwe.
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La posizione dello Zimbabwe nell’Africa meridionale |
LA TESTIMONIANZA – «Qui di notte c’è buio pesto. Non sapevamo dove fossero i bambini e per di più di notte c’era il coprifuoco, così siamo stati costretti ad aspettare l’alba per andare a cercarli. Mi sono preparata al peggio e con la mia collega ho preparato le attrezzature di primo soccorso. Dopo averli cercati per due ore, li abbiamo trovati in un villaggio: erano sei bambini e la loro madre ed erano più o meno coscienti. Non siamo riusciti a svegliare alcuni dei bambini, mentre altri erano svegli ma troppo deboli per parlare o muoversi. I bambini erano fra le braccia della loro madre. Dentro la casa abbiamo trovato il cadavere del padre. E abbiamo trovato il vicino privo di conoscenza. Abbiamo fornito loro il trattamento intravenoso e li abbiamo portati tutti con urgenza alla clinica. Credo che sarebbero morti se fossimo arrivati anche solo un paio d’ore più tardi. Non c’era abbastanza spazio nell’auto, quindi li abbiamo sistemati meglio che potevamo, stretti tutti insieme. Ci trovavamo a circa un’ora di strada dal più vicino Centro per il trattamento per il colera. Durante il viaggio le pareti di metallo dell’automezzo scottavano e cercavo così di avvicinare i bambini a me, mentre facevamo loro aria e controllavamo che le flebo funzionassero. Due dei bambini continuavano a vomitare. Ero addolorata per la sofferenza di questa famiglia. I vicini sono deceduti poco dopo il nostro arrivo all’ospedale, ma i bambini e la loro madre sono stati curati. La donna ha detto che suo marito era morto proprio la notte in cui lei e i suoi figli si sono ammalati. Suo marito e il vicino avevano partecipato a un funerale di una vittima del colera pochi giorni prima. La donna ha capito che la malattia era mortale e ha cercato di raggiungere la clinica più vicina, distante 50 km, ma non aveva denaro e i vicini non volevano trasportarla con i loro asini perché avevano paura della malattia. Ha detto che si sentiva sempre più debole e non era più in grado di camminare. Abbandonata con i suoi figli, l’unica possibilità che aveva era quella di aspettare la morte. Siamo arrivati il mattino seguente. Quando ha visto la nostra auto non poteva credere che fosse vero».

Joanna Stavropoulou / MSF
EMERGENZA FUORI CONTROLLO – Medici Senza Frontiere chiede al governo dello Zimbabwe di intervenire perché la popolazione possa curarsi, bloccando così la diffusione dell’epidemia. «C’è stata una devastante implosione del sistema sanitario dello Zimbabwe, un tempo lodato, e ciò non riguarda solo i pazienti affetti da colera – dice Manuel Lopez, capomissione di Msf -. Sappiamo che gli ospedali pubblici respingono le persone e i centri di salute stanno per terminare scorte e attrezzature, che c’è una grave carenza di personale medico e i pazienti non possono permettersi di affrontare il viaggio per ricevere la terapia anti-Hiv/Aids o altre terapie e molte delle nostre cliniche sono sovraffollate. Da ciò che vediamo ogni giorno non potrebbe essere più chiaro: questa è un’emergenza medica di vaste proporzioni, ormai fuori controllo».


TRE MILIONI DI RIFUGIATI – Tutto questo si unisce alla crisi politica del Paese (Robert Mugabe, da 28 anni al potere, si è autoproclamato presidente a giugno dopo una elezione fortemente contestata dalla comunità internazionale), alla scarsità di cibo e alla malnutrizione, il gran numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi vicini. Si stima che circa 3 milioni di persone (sui circa 12 milioni di abitanti totali) abbiano trovato rifugio in Sudafrica, il più massiccio esodo da un Paese non in guerra. «La situazione in Zimbabwe sta causando grandi sofferenze – ha dichiarato Christophe Fournier, presidente di Msf -. È necessario attuare delle misure urgenti affinché venga assicurato alla popolazione libero accesso all’assistenza umanitaria di cui ha disperato bisogno. Il governo del paese deve garantire che le agenzie umanitarie possano lavorare ovunque siano individuati dei bisogni e deve alleggerire le restrizioni burocratiche affinché i progetti diventino operativi e che infine ci siano forniture di medicinali in tempi rapidi». Dal 2007 Msf fornisce assistenza medica ai rifugiati in Sudafrica e fin dall’inizio dell’epidemia di colera, nell’agosto 2008, ha curato 45mila pazienti. Inoltre presta assistenza a più di 40mila pazienti malati di Aids (di cui 26mila sottoposti a terapie antiretrovirali) e fornisce supporto a bambini con malnutrizione grave.
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