Informati Subito

Toyota chiede aiuti di Stato

 

Il colosso dell’auto ha chiesto alla banca giapponese pubblica Jbic 1,7 miliardi di euro, marchionne: «obiettivo mantenere Pomigliano a meno che non ci sia calo domanda»

 

Anche Toyota è in difficoltà (Reuters)

GINEVRA (SVIZZERA) – «L’obiettivo è mantenere lo stabilimento di Pomigliano a meno che non ci sia un calo fondamentale della domanda. Se ritorniamo a un livello di normalità il problema di Pomigliano si gestisce in tempo. Se invece il mercato dovesse continuare a scendere a questa velocità non c’è nessun produttore in europa e nel mondo che possa mantenere la capacità produttiva che ha». Così l’amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, ha chiarito la posizione dell’azienda sul futuro degli stabilimenti nel Sud Italia del gruppo rispondendo alle domande dei giornalisti a margine del salone dell’auto di Ginevra.

CRISI – «Non ci sono soluzioni facili dobbiamo continuare a stare sul pezzo e non mollare, non c’è molta allegria in giro. Pomigliano e Melfi – ha detto Marchionne – sono due casi assolutamente diversi. Melfi è specializzata sulla Punto che sta riprendendo specialmente grazie agli incentivi. Ci sono tre mercati, Italia, Germania e Francia che stanno andando piuttosto bene. Abbiamo ricominciato le attività produttive a Melfi». A Pomigliano invece – ha aggiunto Marchionne – «il problema è più complesso e più difficile perchè non è solo lo stabilimento ma è il tipo di prodotto che produce. Stiamo cercando di capire bene quali sono le implicazioni del futuro e di ricomprendere il mercato. C’è stato un cambiamento fondamentale nella distruzione dei prodotti che vengono richiesti dal mercato».
Marchionne ha poi ribadito che l’ipotesi di un aumento di capitale della Fiat «è bizzarra». Marchionne ha successivamente dichiarato che nei prossimi giorni si recherà negli Stati Uniti per discutere con le autorità americane dell’ipotesi di alleanza con Chrysler.

AIUTI DI STATO – «Riconosco totalmente l’impegno del governo Berlusconi nel settore dell’auto e lo ringrazio perchè credo che abbiano fatto un grandissimo lavoro. Un impegno simile non si può ignorare, ma quando i due maggiori produttori francesi ricevono 6 miliardi di euro di finanziamenti dal governo a tassi di interesse non ottenibili dal mercato, la fiat in queste condizioni è messa con le spalle al muro» ha detto ancora l’amministratore delegato del gruppo Fiat. «Capisco benissimo l’impegno del governo francese – ha proseguito Marchionne – noi continuiamo a guardare quale sarà l’impatto finale sulla struttura finanziaria del gruppo e sulla sua capacità di competere. Non possiamo fare a botte con le mani legate. Gli aiuti devono andare a tutti o a nessuno. Io non ho chiesto assolutamente niente, ma ci vuole una coerenza totale per gestire il campo competitivo».

CNH – LA crisi però continua a far sentire la sua forza anche sul gruppo automobilistico torinese. La Cnh, società di macchine movimento terra del gruppo Fiat, chiuderà per quasi tre mesi, dal 14 aprile al 4 luglio, la fabbrica di San Mauro Torinese. Andranno infatti in cassa integrazione tutti i 727 dipendenti, compresi i 126 impiegati. Lo ha reso noto la Fismic. «Chiediamo al governo incentivi anche per il settore delle macchine movimento terra – afferma Vincenzo Aragona, segretario generale della Fismic – anche perchè da settembre dell’anno scorso a luglio i lavoratori di San Mauro avranno effettuato 37 settimane di cassa integrazione. Rischiano quindi di trovarsi senza la copertura degli ammortizzatori». Gli operai della Cnh rientreranno al lavoro solo una settimana, dal 6 al 10 aprile.

TOYOTA – Intanto in Giappone Toyota Financial Services, il braccio finanziario del leader mondiale dell’auto, ha chiesto alla Japan Bank for International Cooperation (Jbic), istituto a controllo pubblico, prestiti in dollari del controvalore di 200 miliardi di yen (circa 1,7 miliardi di euro) a supporto delle proprie attività negli Usa. Il 6 febbraio scorso la Toyota aveva dichiarato una perdita netta di 2,9 miliardi di euro nel 2008-09. Il finanziamento si è reso necessario per il «credit crunch», la ristrettezza del credito, con il quale le imprese si trovano a dover fare i conti per la crisi finanziaria globale. Toyota è la prima compagnia che si avvale di uno strumento di finanziamento d’emergenza recentemente creato dal governo per aiutare le imprese che operano all’estero, in difficoltà per la raccolta di fondi. Toyota Financial Services, interamente nel controllo del colosso di Nagoya, si trova a dover fare i conti negli Stati Uniti con uno scenario decisamente sfavorevole, secondo quanto spiegato dalla compagnia. Il ministro delle Finanze Kaoru Yosano ha detto tra l’altro che l’esecutivo metterà a disposizione 5 miliardi di dollari di riserve valutarie – sul totale di 1.000 miliardi di dollari posseduti dal Giappone – da erogare proprio attraverso la Jbic. «È un’insolita e straordinaria misura – ha spiegato Yosano – con la quale saranno prestati fondi provenienti da riserve in valuta estera alla Jbic in modo che possano integrare le risorse a favore delle società nipponiche».

Toyota chiede aiuti di Statoultima modifica: 2009-03-03T13:09:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo