E sui conti: «A bilancio troppi fondi non spesi. L’Italia non può operare in deficit». Il ministro: se ci sono operatori europei, ci vuole una verifica europea. Bossi: serve un accordo con Draghi
Giulio Tremonti, ministro dell’Economia (Reuters) |
MILANO – Per il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, occorre un sistema di vigilanza europeo, almeno per le banche, di portata sistemica. Lo ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa all’ambasciata d’Italia a Londra, alla vigilia della riunione dei ministri delle Finanze del G20. Nel corso del botta e riposta con la stampa, Tremonti ha sottolineato che «nel bilancio pubblico c’è una quantità enorme di capitali che devono essere spesi». Ad esempio «la cassa depositi e prestiti ha ancora un fondo rotativo di 4 miliardi non richiesti: era un fondo per la ricerca scientifica, inventato da noi nel 2004, ma è rimasto quasi intoccato fino ad ora. Ci sono poi da 7 a 12 grandi opere con capitali privati bloccati per burocrazia o falsa democrazia». «La nostra linea – ha inoltre precisato il ministro è di non fare una politica di deficit, pensiamo non sia un bene per il nostro paese, è complicato gestirne gli effetti».
LA BCE E I CONTROLLI – Ma è stato il tira-e-molla con il governatore Draghi, che in una lettera a tutte le filiali della Banca centrale aveva detto no all’azione diretta dei prefetti sugli istituti di credito («una richiesta diretta di dati disaggregati alle banche non appare giustificata») a tenere banco. «Io darei tutto alla Bce – ha osservato il ministro -. Non so se bisognerebbe cambiare i Trattati. Ma la mia visione culturale e politica è che siamo una comunità e sarebbe corretto avere una vigilanza sistemica». Per il ministro «se ci sono operatori europei, ci vuole una vigilanza europea».
IL RUOLO DEI PREFETTI – Tremonti ha annunciato che ci sarà «un grandissimo impegno dei Prefetti» negli osservatori sulla stretta al credito per famiglie e imprese da parte delle banche. Il ministro non ha voluto rispondere direttamente alla circolare della Banca d’Italia, ma si è limitato ad osservare che «per me è stata ragione di grande orgoglio prendere la parola davanti a tutti i Prefetti della Repubblica italiana».
BOSSI: «SI TROVI UN ACCORDO» – Sulla questione è intervenuto da Roma anche il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, spiegando che il controllo sul credito «va fatto in prefettura, ma non tutti i prefetti capiscono di economia». Secondo il Senatùr, è dunque giusto attivare controlli sul credito erogato delle banche presso le prefetture, «ma non con i prefetti»: meglio ci siano anche le associazioni imprenditoriali perché «gli imprenditori si fidano delle associazioni di categoria». Per questo, ha detto Bossi, «serve un accordo» fra il ministro dell’Economia e il governatore Mario Draghi. In ogni caso, ha concluso, «penso che si troverà il sistema» per arrivare a soluzione al problema.
PASSERA – Secondo l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, il ruolo assegnato ai prefetti per la vigilanza sul credito «sembra una picconata alla Banca d’Italia un po’ eccessiva». «Però – ha aggiunto – noi siamo totalmente pronti a dare la massima collaborazione a chiunque verrà incaricato da governo e Parlamento a svolgere questo ruolo». In ogni caso, per Passera, «la proposta ha bisogno di un ulteriore approfondimento».