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La resa dei conti

 

Si cerca l’intesa o a giugno sarà divorzio. Moratti furente per l’eliminazione. Mourinho vuole rivoluzionare l’Inter

 

Moratti (Lapresse)

MILANO — Una sconfitta lacerante. Non è capitato come nella (finta) telefonata di Fiorello a Moratti, dopo Inter-Siena 2-2 per «Viva Radio2» (14 maggio 2008), ma chi è transitato dalle parti dello spogliatoio nerazzurro dentro Old Trafford ha avuto l’immagine di un presidente che non ha gradito per niente (eufemismo) l’eliminazione dalla Champions League, nonostante i due pali e le occasioni da gol create contro il Manchester United. In sintesi: sono abbastanza stufo di queste sconfitte in giro per l’Europa. Finita la gara (e prima di vedere con Mourinho i rigori di Roma-Arsenal), il presidente, che ha sempre creduto nell’impresa, deve aver messo nel conto tutto, anche il pareggio a Cipro e la sconfitta in casa contro il Panathinaikos o quella di Brema, episodi che hanno contribuito a spingere l’Inter verso l’abbraccio calcisticamente mortale con i Fergie’s boys.

Per un’Europa diversa, aveva sacrificato Roberto Mancini, puntando con decisione su Mourinho, ma i risultati sono identici ed è per questo che l’umore di Moratti, volato a Miami per la presentazione del film di Salvatores sugli «Inter Campus », è nero, anche se parlando a Roberto Scarpini, direttore di «Inter Channel» è apparso più morbido. Solo in apparenza, però. «La squadra ha risposto con molta dignità, ha giocato bene, ma abbiamo sbagliato cinque palle-gol e fuori casa non si possono sbagliare. Avremmo potuto pareggiare, ma tutto quello che poteva accadere contro di noi, è accaduto. Il calcio a volte è spietato ma il Manchester è molto forte. In questi ottavi, tutte le squadre inglesi hanno dimostrato di aver avuto un’evoluzione superiore a quella del calcio italiano, sia in termini tattici sia come qualità dei singoli giocatori. Non voglio trovare nessuna scusa, abbiamo incontrato una grande squadra che merita di essere campione del mondo. Noi abbiamo fatto una bella partita, solo che i loro tiri sono andati dentro, i nostri no e questa è stata la differenza».

Come dire che, vista l’importanza della gara, si poteva dare di più come attenzione, concentrazione, cattiveria agonistica davanti alla porta. E a chiudere: «Adesso tutte le squadre italiane eliminate dalla Champions League penseranno al campionato. Pensiamoci seriamente, perché è molto importante per noi, come per gli altri, e dobbiamo assolutamente riprenderci. Moralmente credo che l’Inter non possa darsi colpe perché la partita l’ha fatta. Adesso bisogna ricominciare daccapo sul piano internazionale, rimetterci in pista per la prossima stagione». La sconfitta di Old Trafford ha chiuso nei fatti il ciclo del-l’Inter manciniana. Mourinho è per un pesantissimo rinnovamento, ma il presidente vuole capire con chiarezza il senso, i costi e le conseguenze della rivoluzione auspicata dal portoghese.

La qualità del gioco espresso non ha mai emozionato Moratti, ma gli anni passano e per molti giocatori, la corsa in nerazzurro sta finendo: se il 31 maggio arriverà lo scudetto, sarà la festa d’addio. Partiranno Figo (37 anni), Crespo (34)e Cruz (35), in scadenza di contratti molto onerosi; Vieira (33), in cerca di un calcio fisicamente meno logorante; Burdisso, Rivas, Maxwell, Jimenez, Mancini, Obinna, Quaresma, dopo il prestito al Chelsea, e Suazo (rientra dal Benfica) per fare cassa. Restano da definire le posizioni di Adriano e Chivu. Mourinho si aspetta, oltre al ritorno di Acquafresca, l’innesto di almeno cinque giocatori di primo livello: un difensore (potrebbe arrivare Vidic, l’uomo del primo gol dello United, che là guadagna poco), due centrocampisti (Inter e Genoa riparleranno di Thiago Motta più un regista vero), un esterno (esempio: Ribéry), un attaccante (Benzema, Milito) da affiancare a Ibrahimovic, tenendo Balotelli e Acquafresca come alternative importanti. Mourinho vuole una rosa non sterminata, ma equilibrata (quella di quest’anno non lo è), un ritorno alla formazione- tipo dell’Almanacco Panini anni Sessanta e Settanta, con possibilità di cambi logici e credibili.

In questo senso, diventa fondamentale l’incontro che ci sarà fra presidente e tecnico, nel quale Mourinho spiegherà di avere allenato la squadra di Mancini, cioè una formazione che non ha mai sentito sua (ma nessuna polemica con il predecessore) e che deve molto cambiare per acquisire una dimensione europea, attraverso un gioco più intenso. Dal grado di adesione di Moratti al progetto-Mourinho, dipenderà il futuro del tecnico portoghese. In mancanza di un’intesa che si annuncia difficile, le parti potrebbero decidere una separazione consensuale. Così la sconfitta di Old Trafford diventa (calcisticamente) drammatica e rischia di avere conseguenze traumatiche, che vanno al di là dell’eliminazione.

Fabio Monti

La resa dei contiultima modifica: 2009-03-13T16:50:29+01:00da
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