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Luna di miele nel letto di Saddam

 

Il Governatorato di Babil lancia l’idea: 140 euro la stanza doppia con vista sulle rovine. Il suo ex palazzo a Babilonia diventa hotel. E gli archeologi protestano

 

Il palazzo che fu di Saddam Hussein a Babilonia, sulle rive del Tigri (Ansa)

Sognare nel letto di Saddam? Letto kingsize, naturalmente. Prezzo: 140 euro la doppia, colazione esclusa. E camera con vista su quel che resta di Babilonia. Chi può essere interessato? Storici? Nostalgici del partito Baath? Seguaci del turismo macabro (Saddam è morto impiccato nel 2006)? L’offerta dell’Ufficio del Turismo di Babil punta «alle coppie in luna di miele». Il fiume Eufrate anziché il Mar Rosso, prime notti di nozze nelle stanze private di uno tra i più sanguinari dittatori del ‘900. Quanti sposini proveranno l’ebbrezza (o l’orrore)? Per ora nessuno. Forse nella città di Al-Hillah, 100 chilometri a sud di Bagdad, hanno voglia di scherzare. O forse anche questo è un segno che l’Iraq sta lentamente uscendo dall’emergenza. E’ la prima volta che un luogo simbolo del passato regime apre al turismo. Ne dà notizia il quotidiano Asharq Al-Awsat. Il direttore del «Presidential Palace Resort» di Al-Hillah (dove la settimana scorsa una bomba ha fatto 10 morti) informa che si accettano prenotazioni: «Sono disponibili 32 suites». La più economica: 50 euro. Prezzi a prova di crisi. Anche se andarci non è consigliabile: la strada da Bagdad attraversa quello che è stato ribattezzato «Triangolo della Morte».

Passa di lì il turismo religioso dei pellegrini diretti a Sud, nella città santa sciita di Najaf. Ma nessuno pensa a Babilonia come meta di vacanza. E nel recente clima da guerra civile per le coppie irachene un «tour saddamita» (vuoi nostalgico vuoi di vendetta «noi siamo vivi tu no») sembrava improponibile. Fino a ieri. Il palazzo-resort sta sulla «Saddam Hill», collina artificiale tra le verdi campagne in riva all’Eufrate. Uno dei 40 palazzi appartenuti al Raìs: costruito negli anni ’80 da lavoratori sudanesi (gli iracheni erano al fronte iraniano), doveva essere la versione moderna della reggia di Nabucodonosor, il re che distrusse Gerusalemme. Ne uscì un tempio (mediocre) all’ego del capo: ogni mattone ha inciso il nome di Saddam. L’edificio fu vandalizzato nella rivolta sciita del ’91 (il governatore fu punito per non aver difeso la collina con la vita). Saddam ci mise piede soltanto due o tre volte. Ma ogni giorno, come in tutte le residenze, tutto era preparato per un suo eventuale arrivo: dalla colazione alla cena, con gli assaggiatori pronti a immolarsi per il sovrano. Pazienza se il sovrano preferiva stare al sicuro nel «palazzo repubblicano» di Bagdad, a curarsi il mal di schiena nella grande piscina con l’acqua a temperatura controllata. La reggia di Al-Hillah venne più spesso utilizzata da dignitari governativi e ospiti internazionali in visita alle rovine dell’Antica Babilonia, «ricostruite » in malo modo per volere dello stesso presidente.











Uno scempio archeologico a cui «i liberatori» hanno aggiunto del loro. Quando il Corriere visitò l’area nel 2003, Babilonia era la base di una forza multinazionale che non aveva tra le sue priorità la salvaguardia di un «patrimonio dell’umanità». Nel palazzo di Saddam non c’erano dorati letti a baldacchino ma le brande e i computer dei soldati americani. E adesso che i militari stranieri se ne sono andati? Al telefono dalla sua casa di Diwaniya il dottor Habbas, il maggiore archeologo iracheno che oggi lavora all’università, dice che il sito è chiuso, in attesa che una commissione dell’Unesco valuti i danni (i soldati avrebbero costruito pure un eliporto in una zona di resti millenari). E la casa del dittatore? «Un gran problema, questa storia dell’hotel. Nel 2006, quando ero a capo del Dipartimento di Archeologia, avevo dato parere negativo. Non ha senso, e non è moralmente corretto, trasformarlo in albergo come vuole il governatorato di Al-Hillah. Meglio sarebbe farne un museo con i reperti di Babilonia». Se lo dice lui. Il dottor Habbas è un grande (suo fratello è morto torturato nelle carceri di Saddam, per riavere il corpo andò lui stesso a pagare la tangente ai torturatori). Coppiette in luna di miele, boicottate «Saddam Hill».

Michele Farina

Luna di miele nel letto di Saddamultima modifica: 2009-03-15T12:24:08+01:00da
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