A Montecitorio voto bipartisan, solo l’Udc si esprime contro. Favorevole l’Idv. Via libera alla Camera, il testo torna al Senato. Berlusconi: «Nuovo passo verso Stato più moderno»
Silvio Berlusconi si congratula con Umberto Bossi dopo il via libera della Camera al ddl delega sul federalismo (Newpress) |
ROMA – La Camera dà il via libera al disegno di legge sul federalismo fiscale, che ora tornerà al Senato per la terza lettura e l’approvazione definitiva, attesa entro Pasqua. I voti a favore sono stati 319, 35 quelli contrari, 195 gli astenuti. I deputati del Pd, come aveva annunciato il segretario Dario Franceschini, hanno invece deciso di astenersi. Favorevole invece il voto dell’Italia dei Valori. Dopo la proclamazione del risultato della votazione si è levato un forte applauso dai banchi della Lega, dove è stata esposta per qualche secondo una bandiera, immediatamente ritirata. Il premier Silvio Berlusconi si è mostrato soddisfatto dell’esito del voto e ha parlato di «un nuovo passo sul cammino di modernizzazione dello Stato».
LEGHISTI ENTUSIASTI – E ancor più soddisfatto, come prevedibile, è il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, padre putativo del provvedimento: «Ormai è fatta», è stato il suo primo commento dopo l’annuncio del risultato. E, riguardo al voto dell’opposizione, e in particolare di Idv (che ha votato a favore) e Pd (che si è astenuto), ha sottolineato: «Si pentono tutti… Hanno perso i dubbi iniziali». Tutti, tranne l’Udc di Pier Ferdinando Casini che però, secondo il Senatur, «sta facendo la politica per i voti di quelli contrari al federalismo». Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, da sempre braccio destro di Bossi, ha voluto ulteriormente sottolineare l’entusiasmo dei leghisti: «Questa è luna delle giornate politiche più belle della mia vicenda politica. Sono anche un po’ commosso». «Quest’anno sono 30 anni dal mio primo incontro con Bossi – ha aggiunto -. C’è voluto un po’ di tempo per tradurre in legge l’intuizione di Bossi, ma adesso ce l’abbiamo fatta».
«RIBELLI» DEL PD – Nel corso della giornata undici deputati del centrosinistra hanno espresso il proprio dissenso contro l’astensione: Pierluigi Mantini, Renzo Lusetti, Giovanni Burtone, Giulio Santagata, Sandra Zampa, Donata Lenzi, Ivano Strizzolo, Cesare Marini, Furio Colombo. Tutti però si sono adeguati alla decisione del gruppo tranne Mantini e Colombo nonostante l’invito del segretario Dario Franceschini a non dissociarsi «perché non è un voto di coscienza» e quindi vale «la disciplina» di partito. «Il testo è stato migliorato e l’astensione è stata la nostra posizione anche al Senato perché il Pd non è contro il federalismo fiscale», ha spiegato il leader democratico dopo aver ascoltato gli interventi contrari di alcuni deputati pd nella riunione del gruppo parlamentare. La scelta dell’astensione da parte del Pd è stata criticata anche da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, secondo cui l’astensione dei democratici è «sbagliata» e il voto favorevole dell’Idv addirittura «vergognoso» perché «questo federalismo aumenta la guerra tra i poveri e non garantisce i diritti sociali», «rappresenta una vittoria della Lega nord, nella logica di spezzettare l’Italia, aumentando la guerra tra i poveri».
IL TESTO SUL FEDERALISMO – Il testo votato alla Camera prevede, tra l’altro, il passaggio per gli enti locali dal principio della spesa storica a quello dei costi standard, e dai trasferimenti statali alla compartecipazione ai tributi erariali. Gli enti territoriali avranno in prospettiva autonomia tributaria, ma non dovrà aumentare la pressione fiscale nel suo complesso. Un fondo perequativo garantirà anche agli enti locali delle aree più svantaggiate di poter contare le stesse risorse di cui dispongono oggi grazie ai trasferimenti statali. Prevista anche la perequazione infrastrutturale. Il ddl consente poi la creazione di nove città metropolitane, fra cui Reggio Calabria, e di Roma capitale. E proprio per Roma, poi, è passato l’ordinamento transitorio che ne sancisce i poteri. Varato il testo, si passerà alla stesura dei decreti attuativi su cui dovrà dare parere una Bicameralina composta da metà deputati e metà senatori. Il governo, a sorpresa, ha presentato un emendamento in cui chiede l’introduzione di una cedolare secca sugli affitti e una semplificazione delle procedure di sfratto. La richiesta, ritenuta estranea alla materia, è stata bocciata sia dall’Udc sia dal Pd. Il capogruppo del Pd, Antonello Soro, ha preannunciato in materia un emendamento del suo partito al decreto incentivi. Dopo le proteste per il blitz, Calderoli ha annunciato il ritiro dell’emendamento.