Soddisfatti anche sarkozy e la merkel. I leader: «Il più grande stimolo fiscale e monetario dei tempi recenti». Obama: «È una svolta»
Foto di gruppo per i partecipanti al G20 di Londra (Ap) |
LONDRA – Mille miliardi per l’Fmi e le altre istituzioni finanziarie internazionali, oltre allo stimolo fiscale da 5.000 miliardi di dollari entro la fine del 2010 a sostegno della ripresa dell’economia mondiale. Una lista nera dei paradisi fiscali. Un nuovo consiglio per la stabilità finanziaria globale. E l’impegno di ritrovarsi per un nuovo summit, a fine anno, in modo da valutare gli eventuali progressi. Sono alcune delle misure decise durante il G20 di Londra per combattere la peggiore crisi economica mondiale dagli anni ’30.
ESPANSIONE FISCALE – «Nel complesso, le azioni che abbiamo intrapreso costituiranno il più grande stimolo fiscale e monetario e il programma di supporto del sistema finanziario di più vasta portata dei tempi recenti – si legge nel comunicato finale del vertice. – Abbiamo fissato un ulteriore aumento di mille miliardi di dollari per le risorse all’economia mondiale, attraverso le nostre istituzioni finanziarie e il commercio internazionale. Stiamo sostenendo una espansione fiscale concertata e senza precedenti che salverà o creerà milioni di posti di lavoro che sarebbero altrimenti stati distrutti, e che ammonterà, entro la fine dell’anno prossimo, a 5 mila miliardi di dollari; aumenterà la produzione del 4 per cento e accelererà la transizione a un’economia verde».
OBAMA – Secondo Barack Obama, il vertice è stato «molto produttivo». Per il presidente americano, il G20 di Londra costituisce «una svolta per la ripresa». «Sono state decise misure coordinate senza precedenti – ha proseguito il leader americano – ed è stata respinta ogni ipotesi di ritorno a forme protezionistiche che avrebbero solo l’effetto di aggravare la crisi». I governi, ha aggiunto, «non vogliono decidere i livelli salariali dei manager» e il documento approvato a Londra «non significa che gli Stati faranno microgestione a livello di società». «Si può avere successo basando le proprie azioni non su una performance di breve periodo, di qualche mese, basata su prodotti venduti velocemente come i derivati – ha detto Obama -, ma piuttosto su una crescita solida e duratura». Negli Stati Uniti «nessuno obietta al fatto che chi è ricco lo voglia restare, ma ci devono essere dei meccanismi di rendiconto da parte dei manager». «Vedrete – ha concluso – che ci saranno molti paesi che faranno propri questi principi». A proposito dei cambiamenti della politica estera sotto la sua amministrazione, Obama ha detto che gli Stati Uniti «esercitano meglio la loro leadership quando sanno ascoltare». Washington esercita meglio la sua leadership, ha continuato, quando «guida attraverso l’esempio, mostra umanità, quando si rende conto di non avere sempre la risposta migliore».
UN TRILIONE DI DOLLARI – Il primo a parlare dopo la fine dei lavori, in quanto «padrone di casa», era stato Gordon Brown. «I problemi globali richiedono soluzioni globali – aveva dichiarato il premier britannico, elencando i punti sui quali si è trovato l’accordo. – Abbiamo raggiunto il consenso per fare tutto ciò che è necessario per ristabilire la crescita economica e l’occupazione e prevenire un’altra crisi come quella attuale». Brown ha confermato lo stimolo fiscale fino a 5.000 miliardi di dollari entro la fine del 2010 a sostegno della ripresa dell’economia mondiale. I leader del G20 hanno trovato anche l’intesa per mettere a disposizione del Fondo Monetario Internazionale altri 500 miliardi di dollari. L’Fmi, che così vede triplicarsi i suoi fondi, potrà contare inoltre su altri 250 miliardi in Diritti Speciali di Prelievo. Non solo: saranno utilizzati altri 250 miliardi di dollari per sostenere il commercio internazionale. I paesi poveri riceveranno 50 miliardi di dollari di aiuti. Brown ha quindi preannunciato un sistema di «nuove regole» sui bonus e salari a livello globale: i numeri uno delle istituzioni finanziarie, ha spiegato Brown, saranno nominati sulla base del «merito». «Ripuliremo le banche per rilanciare credito per le famiglie e le imprese – ha proseguito il premier – Ci siamo accordati per un approccio unico e globale per gli asset tossici».
MERKEL-SARKOZY – Secondo il cancelliere tedesco Angela Merkel, si tratta di «un compromesso storico in risposta a una crisi eccezionale». Anche il presidente francese Nicolas Sarkozy, nonostante le forti perplessità della vigilia, appare soddisfatto: «I risultati ottenuti vanno aldilà di quello che potevamo immaginare. I Paesi del G20 hanno deciso di riformare in profondità l’organizzazione finanziaria internazionale, cosa che non era stata mai fatta a questo livello dagli accordi di Bretton Woods nel 1945 – ha detto il capo dell’Eliseo. – C’è un impegno dei capi di Stato e di governo per un rafforzamento delle regole della supervisione delle attività finanziarie: era una priorità per Francia e Germanie, e questa priorità è diventata uno degli obiettivi di tutti i capi di Stato e di governo». Lo stesso Sarkozy ha spiegato che la Svizzera non figurerà sulla ‘lista nera’ dei paradisi fiscali, ma su quella ‘grigia’ che comprende i paesi che intendono rispettare gli standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ma che non li hanno ancora messi in atto (Sulla black list figurano Costa Rica, Malaysia, Filippine e Uruguay, nella “lista grigia” – che comprende 38 Paesi – ci sono anche il Belgio, il Lussemburgo, l’Austria e il Liechtenstein).
LE TENSIONI – Dopo una vigilia contrassegnata dagli scontri nella City tra manifestanti anti-capitalismo e polizia – che portano un bilancio di un morto (per cause naturali) e di alcune decine di arrestati tra i dimostranti – i capi di Stato e di governo hanno dunque trovato una linea comune per affrontare le nuove sfide dell’economia, in particolare in tempi di crisi. Un’operazione dal successo non scontato, viste le divergenze di opinione sulle ricette da adottare