La nuova sfida tra le aziende. La facilità di utilizzo dei prodotti tecnologici è la strategia per cercare di uscire dalla crisi
(Ap) |
Nell’hi-tech, la semplicità può essere la chiave del successo: tanto più se abbinata a un prezzo modico, e tanto più se proposta nel clima della recessione. L’ultimo esempio arriva dal Giappone ma riguarda, al momento, solo il mercato americano: ed è la scelta della Sony di puntare su una camcorder semplicissima ed economica (costa meno di 200 dollari), piuttosto che sugli “effetti speciali”.
La Webbie serve infatti a registrare videoclip da mettere su Internet ed è la risposta Sony al successo delle mini-videocamere a basso costo come Flip, la più venduta negli Stati Uniti. Per Sony, la cui cultura aziendale è legata al binomio qualità-prestazioni – commenta il Wall Street Journal – si tratta di una svolta. Ma il mercato della tecnologia offre molti esempi di semplicità come fattore di successo. La prima azienda a incorporare la parola semplicità nel proprio marchio è stata Philips, con il pay-off “sense and simplicity”. Non sempre la promessa è stata mantenuta: i manuali di istruzione per esempio restano ancora complicati. Ma sicuramente la multinazionale olandese ha fatto passi da gigante, anche grazie al lavoro di manager e designer italiani al suo vertice. E proprio nel design dei televisori, Philips ha lanciato una sfida decisiva che ha condizionato gli avversari, da Sharp a Samsung a Lg, alzando la qualità generale dei prodotti.
Una breve ricognizione tra i best-seller mostra che la facilità d’uso è la principale chiave di successo dei prodotti di svolta. Se Philips è stata la prima a parlare di semplicità, Apple è stata la prima a praticarla. Sicuramente non da oggi, ma certo iPod e iPhone sono gli esempi recenti più appropriati. La valanga di imitatori-competitori che ha cercato di addentare la mela di Steve Jobs testimonia il successo di un approccio all’inizio elitario, diventato poi di massa. Il mondo Blackberry e Palm è un altro esempio di semplicità di successo.
Prodotti facili da usare, anche da parte di un pubblico non giovane, oggetti che rispondono a bisogni comunicativi essenziali. I telefonini Nokia sono un altro esempio: qui in particolare c’è uno stile finnico che risale alla cultura di Alvar Aalto, una decifrabilità delle funzioni capace di fidelizzare il pubblico. Nel progettare prodotti belli e facili da usare, il design ha un ruolo essenziale. Design in senso lato e profondo, perché i prodotti di maggior successo sono figli di team multidisciplinari in cui lavorano fianco a fianco designer veri e propri, psicologi, sociologi, antropologi.
Ottenere la semplicità è una faccenda terribilmente complicata. Come dimostra il caso di Kindle 2, il libro elettronico di Amazon su cui già oggi in America si può leggere il corriere.it. Negli anni scorsi fior di esperti ci ha spiegato che l’e-book non sarebbe mai nato o sarebbe morto giovane. Si sbagliavano. Kindle 2 è un successo che tappa molte autorevoli bocche. Ha un prezzo interessante (359 dollari), è un bell’oggetto, ben retroilluminato e conta già su una library di 200 mila titoli. Purtroppo non è ancora disponibile in Italia, ma lo sarà l’anno prossimo. Conclusione: forse suonerà cinico, ma la crisi economica può servire da stimolo alle aziende a orientarsi verso prodotti più utili, facili ed economici. Capaci di conquistare anche il pubblico dei tecnologicamente illetterati. Dei meno giovani. Su questa strada l’ostacolo più grosso resta quello della distribuzione, perché troppo spesso prodotti anche eccellenti sono venduti male, malissimo. Da una rete che sa parlare soltanto con chi già sa. Le catene più efficienti lo hanno capito: il problema, oggi, è conquistare anche gli altri.
Edoardo Segantini