Aumentano le domande di ammissione ai suoi college: nel 2008 salite del 21%. Sempre di più gli italiani che studiano e lavorano all’università di Cambridge, la prima in Europa
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Il ponte sul Cam River, sullo sfondo il King’s College con la sua cappella (foto di A. Craighero) |
CAMBRIDGE (Gran Bretagna) – Straniero che arriva, italiano che va. Da un lato l’Ocse spiega come in Italia tra il 2004 e il 2006 ci sia stato un incremento di iscritti provenienti dalle università straniere, una tendenza inversa rispetto a quanto accaduto in passato. Dall‘altro, però, la fuga di cervelli dal nostro Paese sembra tutt’altro che esaurita. Sono altre cifre a dirlo, ad esempio quelli dell’Ucas, il servizio di ammissione ai college e alle università britanniche, che certificano come il numero di italiani desiderosi di completare la propria formazione all’estero o di avviare altrove la propria carriera accademica sia in continua crescita. Queste due facce di una stessa medaglia stanno a significare che il flusso dei talenti scientifici è una risorsa ambivalente, che rafforza l’interscambio culturale fra le nazioni, in un’unica corrente di evoluzione del pensiero. Ma qual è la realtà che affrontano e con cui si confrontano gli italiani che decidono di vivere questa esperienza in un altro Paese? Quali sono le motivazioni che li spingono e le speranze che ripongono da una scelta che è al tempo stesso fuga da un sistema ingessato e ricerca di maggiore prestigio? Per scoprirlo siamo stati a Cambridge, che con Oxford rappresenta l’università per antonomasia. E dove vive, studia e lavora un pezzo importante di Italia.
ARRIVI E PARTENZE – Le università italiane sono spesso al centro di polemiche e del malcontento per tagli che si sono perpetrati negli anni a discapito della ricerca. E nel balletto di chi va e viene, si scopre che agli studenti stranieri stuzzica l’idea di iniziare un percorso nel Belpaese, mentre a quelli italiani piace la prospettiva di avvalersi del prestigio scientifico britannico famoso in tutto il mondo. Sono i dati dell’Ucas (University and colleges admissions service ) e del Cnaa (Council for national academic awards) a confermare «l’altra migrazione», quella degli italiani, verso i più prestigiosi atenei del Regno Unito. Dal novembre del 2008, nell’olimpo gotico europeo, da Cambridge alla “rivale” Oxford, passando per Brighton, Leicester e i principali atenei di Londra, si è registrato il 21% di richieste in più tra i cosiddetti «undergraduate degrees», i ricercatori e i dottorandi. Ma a guardare bene, le domande pervenute dall’Italia già nel 2007 erano state 1.163, con un incremento dell’11,8% rispetto all’anno precedente e le richieste accettate erano state 646, pari al 55% delle domande presentate.
IL TOP IN EUROPA – Cambridge resta in testa alle preferenze degli italiani, per prestigio e storia. Non potrebbe essere diversamente, considerando che si tratta della prima università d’Europa e della quarta nel mondo dopo Harvard, Stanford, Berkeley, secondo il World University Ranking 2008. La qualità dell’istruzione universitaria è abbinata all’ossessione per la ricerca e alla solidità del fascino della tradizione: un cocktail che la città e l’università vivono in simbiosi. E’ un’istituzione, questo connubio tra mondo accademico e centro abitato, che quest’anno compie 800 anni, tanti ne sono passati dalla sua prestigiosa fondazione.
I NOBEL IN BICICLETTA – Da queste parti si respira l’atmosfera della storia, di un luogo da cui sono transitate le migliori menti del Regno e dell’Europa. Non a caso hanno lasciato il segno ben 83 premi Nobel, tra cui: Isaac Newton, Francis Bacon, J. J. Thomson (padre dell’elettrone), James Clerk Maxwell (il genio dell’elettromagnetismo), Charles Darwin nonché gli scopritori del Dna, Francis Crick e James D. Watson. Un record assoluto, condiviso solo con la Chicago University. Tuttavia, non ci sono solo i fasti del passato e anche oggi uno dei passatempi preferiti degli studenti che studiano nei vari college è quello, durante le pause nei prati o sulle panchine lungo i vialetti, di osservare la gente che passa in bicicletta, perché non è raro riconoscere, tra loro, anche alcuni dei premi nobel degli ultimi tempi. E questa normalità, questo contatto diretto tra le eccellenze della scienza e gli studenti che sperano di diventarlo a loro volta, viene riassunta da John David Barrow, professore di scienze matematiche a Cambridge, specialista di astrofisica e cosmologia, autore di varie decine di libri tradotti in ventotto lingue : «Se non riesci a spiegare quello che fai alla gente che incontri al bar, significa che tu stesso non comprendi quello che fai».
Ambra Craighero