Piccole comunità si dividono le bollette e le scrivanie, fanno la spesa a turno, sperimentano l’indipendenza
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Anche i “bamboccioni” alla fine crescono. Vanno a vivere da soli (o con qualche amico), si impegnano in un mutuo trentennale, abbandonano un tempo determinato per aprire un’attività propria. Complici, bisogna dirlo, le “spintarelle” che stanno ricevendo ultimamente dalle amministrazioni locali. Che hanno deciso di investire risorse (e tempo) per farli camminare con le loro gambe, questi giovani tra i 20 e i 30 anni che fanno fatica a lasciare il guscio familiare. Le due ministre alle Politiche giovanili, Giovanna Melandri durante il governo Prodi e Giorgia Meloni adesso, hanno fatto il resto, guardando soprattutto a cosa si fa in Europa. La parola d’ordine, nei prossimi anni, sarà soprattutto cohousing: “coabitazione”.
Nel 2007 l’allora Dipartimento per le Politiche giovanili fece un avviso pubblico per la selezione di progetti che favorivano l’autonomia abitativa dei giovani e a metà marzo l’attuale ministero della Gioventù ha distribuito i finanziamenti: 15 milioni di euro per 14 città metropolitane (Bari, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Torino, Venezia, Palermo, Catania, Messina, Trieste, Cagliari). Ogni amministrazione si è ingegnata per dare ai giovani un’alternativa concreta al nido di mamma e papà. E nei prossimi anni in tutta Italia sorgeranno come funghi case ristrutturate ad hoc o costruite ex novo per ospitare piccole comunità di giovani che vivono insieme, si dividono le bollette, fanno la spesa a turno e si aiutano nel passaggio alla vita indipendente.
MILANO – La città, patria della prima community italiana di co-houser, ha individuato due zone, il quartiere popolare di Sant’Ambrogio, alla Barona, e la nuova area residenziale di via Cenni, dove creare quelli che ha chiamato foyer, ispirandosi alle strutture nate in Francia e in Gran Bretagna nel secondo dopoguerra. Il Comune ci mette gli spazi, li ristruttura nel caso di Sant’Ambrogio, dove sono state riqualificati gli spazi liberi delle ex portinerie, e consente l’accesso a giovani in cerca di occupazione e a studenti-lavoratori tra i 18 e i 30 anni dietro pagamento di un affitto contenuto e a patto che si prendano cura anche degli spazi comuni: la sala tv, l’internet point, la lavanderia e l’utensileria, il deposito biciclette e la cantina. A seguirli un’équipe di operatori che, non appena i ragazzi saranno autonomi, li aiuterà a trovare un’altra casa.
TORINO – Nella città che proprio per le sue politiche giovanili “cesellate” nell’arco di trent’anni è stata scelta come capitale europea dei giovani per il 2010, l’amministrazione ha pensato che il modo più facile per aiutare i “bamboccioni” fosse quello del prestito. Soprattutto nella fase iniziale, quando anche i soldi per il divano e la lavatrice sono troppi per un precario. «Ai ragazzi – spiega l’assessore alle Politiche giovanili Marta Levi – anticipiamo tra i 2 mila e i 3 mila euro per versare la caparra di tre mesi e arredare l’appartamento: un prestito a tasso agevolato da restituire in tre anni». E se dei 1.400 giovani tra i 18 e i 35 anni che a novembre dell’anno scorso si erano presentati al teatro Alfieri per la maxi estrazione di mutui agevolati, solo 100 si erano aggiudicati il “premio” messo in palio da Comune e Intesa San Paolo, adesso l’amministrazione ha deciso di “consolare” gli altri 1.300 stringendo un accordo con i notai della città, perché facciano sconti sulle tariffe al momento dell’acquisto dell’abitazione. E a chi va a convivere con amici o colleghi, pur decidendo di restare in affitto, il Comune ha messo a disposizione alcuni appartamenti di edilizia popolare: il resto lo fa un’associazione, Ylda, che si preoccupa di coprire le eventuali morosità.
BOLOGNA – Il Comune ristrutturerà una palazzina nel quartiere Savena per poi affittarla a giovani co-houser. E per chi oltre all’abitazione vuole condividere anche l’ufficio, la soluzione è il co-working: La Pillola 400 è un open space che mette a disposizione postazioni di lavoro attrezzate: wi-fi, scanner, stampante, sala riunioni si prenotano con una telefonata. Ma a Bologna si è deciso di fare un passo in più. Perché c’è il problema della casa, certo, ma poi bisogna anche mantenersi. E allora la giunta Cofferati ha approvato una delibera che sta facendo discutere gli over 65: si è deciso di assegnare una parte dei tremila orti comunali, da sempre concessi solo agli anziani, anche ai trentenni e alle giovani coppie che fanno fatica ad arrivare alla quarta settimana. Per risparmiare almeno sulla spesa di frutta e verdura.
GENOVA – Nella città della Lanterna hanno pensato invece di affrontare il problema lavoro, cercando di offrire ai trentenni qualche possibilità professionale in più: il Comune, che per comunicare meglio con i giovani ha deciso di creare un profilo su MySpace, ha dato vita nel centro storico a un incubatore di imprese. Piuttosto singolare: l’amministrazione si fa veicolo dei fondi regionali ed europei, ci mette quasi l’80 per cento dell’investimento iniziale che verrà poi restituito a tassi agevolati e così aiuta i cittadini tra i 20 e i 35 anni ad aprire nuove attività commerciali. Ma in determinate zone della città, individuate all’interno di aree degradate. Insomma, il Comune viene incontro ai giovani e loro, in cambio, danno una mano a raggiungere un obiettivo sociale. Risultato: «La zona della Maddalena è stata risanata» spiega l’assessore Andrea Ranieri. «I neoimprenditori stanno ricostruendo in modo originale la tradizione del piccolo commercio di vicinato».
DA VERONA A PALERMO – Molti Comuni, una volta ricevuti i finanziamenti del ministero, hanno dato il via al processo di riconversione di alcuni edifici, soprattutto nei centri storici. Una rivoluzione urbanistica che, da Nord a Sud, guarderà soprattutto alle esigenze di trentenni precari e giovani coppie. A Verona, per esempio, si è puntato sulle ex aree militari: il consiglio comunale ha da poco ceduto alla Fondazione Cariverona l’ex caserma austriaca Principe Eugenio, che sarà restaurata per ricavare 40 alloggi, mentre la caserma Passalacqua diventerà una cittadella con 60 appartamenti in housing sociale per giovani coppie a reddito medio-basso, servizi per il quartiere, un campus per l’università e un parco di 180 mila metri quadrati. A Firenze, dove presto arriverà anche un’agenzia di co-housing giovanile per far incontrare domanda e offerta, nell’area delle Piagge verrà costruito un edificio per l’alloggio temporaneo a prezzo agevolato. A Cagliari, con il progetto “Vita Nova” il Comune ospiterà venti giovani in un immobile storico di sua proprietà. Palermo, infine, ha deciso di recuperare una palazzina in centro: verranno ricavati 11 appartamenti per cittadini under 30.
Daniela Corneo
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